“Dopo lo scoppio della guerra Ucraina-Russia, lo scenario in cui si muoveranno le imprese agroalimentari italiane si è fatto più complesso. L’impatto più evidente e immediato è sui prezzi degli input produttivi, in primis quelli energetici, a cui la filiera agroalimentare risulta particolarmente esposta, sia direttamente sia indirettamente, attraverso i costi della logistica e l’acquisto di materiali energivori”. Così Stefania Trenti, Head of Industry Research della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, al Global Summit sulla sostenibilità. “Tuttavia, per l’agroalimentare italiano la domanda potrà giovarsi dell’effetto positivo della fase di riapertura post pandemia”, inoltre “l’attenzione per la qualità continuerà a sostenere il food italiano sui mercati esteri: nei primi tre mesi del 2022, l’export di alimentare, bevande e tabacco ha ulteriormente accelerato con una crescita tendenziale del 21,5%, solo in parte spiegata dall’incremento dei prezzi”.
Quindi, secondo Trenti, “nonostante le criticità dello scenario, le imprese agroalimentari italiane potranno conoscere una ulteriore espansione delle vendite all’estero, che potrebbero portare al superamento di 65 miliardi di export nell’orizzonte del 2025”. Ma, per sostenere la crescita dell’agroalimentare italiano, “occorrerà puntare su un mix articolato di priorità: da una survey condotta da Intesa Sanpaolo presso la rete delle proprie filiali Agribusiness, la struttura della banca interamente dedicata alla filiera, spiccano ai primi posti tra gli interventi strategici per le imprese agroalimentari italiane l’intensificazione dei rapporti di filiera, il potenziamento delle esportazioni, gli investimenti in capitale umano, la necessità di un ricambio generazionale e gli investimenti in ottica green e digitale”. Infine “il legame con il territorio resta fondamentale e verrà ancora più valorizzato nei rapporti di filiera”.
un commento