Mentre l’attenzione è concentrata sulle risorse europee del Pnrr, vi è ancora un’ingente somma finanziaria da spendere dei Fondi strutturali e d’investimento europei della programmazione 2014-2020. Secondo i dati del monitoraggio sulla spesa effettiva (dati al 31 dicembre 2021), le risorse finanziarie rendicontate alla Commissione Europea dal nostro Paese si attestano a 28,6 miliardi, il 46,3% del totale delle risorse assegnate per il periodo 2014-2020 (61,8 miliardi).
Questo significa che, da qui alla data di dicembre 2023, quando si chiuderà definitivamente questo ciclo di programmazione, restano da spendere ancora 33,2 miliardi tra fondi Fesr e Fse.
È quanto emerge da un’elaborazione della Uil Servizio Politiche del Lavoro, Coesione e Territorio. Dal report si evince che, sui 51 programmi operativi nazionali (Pon) e regionali (Por) di Fondo Sociale Europeo e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e programmi Plurifondo Fesr e Fse, che contraddistinguono la programmazione 2014-2020, 11 di essi sono al di sotto della media nazionale.
A livello regionale, soltanto le Marche (42,3%) e Sardegna (43,8%) hanno una spesa complessiva tra Fse e Fesr al di sotto della media nazionale; mentre sono 9 i programmi nazionali che presentano una rendicontazione al di sotto della media nazionale.
La Puglia ha rendicontato l’86,6% del totale assegnato delle risorse Fse e Fesr, il Friuli Venezia Giulia il 73,9%, la Toscana il 69,1%, l’Emilia Romagna il 64,8%, la Lombardia il 64%.
In valori assoluti, in Sicilia e Campania restano da spendere ancora 2,6 miliardi; in Calabria 1,1 miliardi; nel Lazio 838 milioni; in Sardegna 773 milioni. Sempre in valori assoluti, il programma nazionale Sistemi politiche attive per l’occupazione deve ancora spendere 5,6 miliardi; Imprese e competitività 2,5 miliardi; Per la Scuola 2,4 miliardi; Ricerca e innovazione 1,9 miliardi; Governance e Capacità Istituzionale 1,7 miliardi.
“Se è vero che tutti e 51 i programmi operativi non sono incorsi nel disimpegno automatico delle risorse – commenta Ivana Veronese, segretario confederale della Uil – è altrettanto vero, però, che siamo di fronte a un’attività di spesa che procede troppo lentamente”.
“Tralasciando per un attimo i numeri, il giudizio deve riguardare, anche e soprattutto, la qualità della spesa. La logica dello ‘spendere tanto per spendere’ non porta a miglioramenti strutturali. Ribadiamo, inoltre, la necessità di concentrare le risorse su pochi obiettivi e, soprattutto, sul lavoro di qualità per giovani e donne. È quindi, più che mai urgente – conclude Veronese – che il ministro per il Sud e la coesione territoriale prenda provvedimenti per accelerare la spesa auspicabilmente con un confronto vero con le parti sociali”.