lunedì, 16 Dicembre, 2024
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Cristoforo Pomara, l’eccellenza della scienza è eccellenza della coscienza

Quando penso al connubio necessario tra freddezza della scienza e calore etico, la mia mente si ferma sempre su un nome: Cristoforo Pomara. Perché? Perché è l’eccellenza del suo campo e riesce ad essere in anticipo sul contesto, migliorandolo sempre. Lui effettuò la perizia su Stefano Cucchi, rendendo voce e giustizia a quel corpo e quell’anima messe in silenzio. Cristoforo ci educa, perché ha capito che un corpo abbracciato alla morte è stato una persona e che quello che non si rivela resta inscritto nella sua carne. E’ il medico capace dell’ultima cura, la somma di tutte le altre: quella della verità. In tempo di pandemia, ha cercato risposte laddove tutti hanno timore di mettere le mani: nei corpi di chi non è riuscito a farcela, tra le piaghe poste dal virus.

Professor Pomara, ci racconti il suo percorso professionale.
Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia a Palermo nel 1998, con una tesi in medicina legale. Decisi poi di seguire il Prof. Fineschi, il mio Maestro, all’Università degli Studi di Foggia, per acquisire le sue tecniche autoptiche apprese negli Stati Uniti. Sono rimasto lontano da casa per 17 anni, lavorando come ricercatore, sopportando grandi sacrifici anche economici. E il sacrificio è stato ripagato: il matrimonio, la nascita dei figli e i primi successi accademici. Nel 2010 in inglese il mio manuale di  tecniche autoptiche è stato pubblicato dalla più grossa casa editrice al mondo. Ho insegnato, e insegno, a Malta e sono stato visiting scientist alla Columbia University a New York. Dal 2018 a Catania ho la titolarità di una Cattedra (il più giovane in Italia. n.d.r.) e la direzione della UOC di Medicina Legale. Mi ha aiutato l’amore per lo studio e il lavoro onesto. Il tutto supportato da valori come l’amicizia, l’onestà e un costante ottimismo.

Quali sono state invece le difficoltà?
Le difficoltà economiche e un Sistema, quello statale, che non agevola affatto i giovani ricercatori, lesinando fondi. La mobilità non viene incentivata, ma io sono diventato quello che sono solo perché ho avuto il coraggio di spostarmi. 

Chi è Cristoforo Pomara, l’uomo?
Sono un inguaribile sognatore visionario. Mi spaventano l’ignoranza e il cinismo di massa. Mi rendono felice il sorriso di mia moglie la mattina, l’abbraccio dei miei figli, la chat con le nostre famiglie, i nipotini e da sei mesi lo scodinzolare di Hope, il mio Akita… e cucinare!

In che cosa crede?
Credo in Dio, anche se sono poco ligio alle liturgie, e prego. Quando tutto sembra crollare, mi sostengono fede, famiglia e amici.

Che importanza riveste per lei l’umanizzazione della medicina e la comunicazione?
Umanizzazione delle cure e comunicazione sono alla base della vita e della medicina. Non ci può essere cura senza comunicazione ed empatia con il paziente. La terapia la si discute e condivide e bisogna farsi comprendere con tutti gli strumenti più adeguati al proprio interlocutore. Essere medici è, innanzitutto, una missione, un atto di fede e donazione al prossimo.

La pandemia ha costretto all’isolamento terapeutico del malato. Reputa che il progetto “cartella clinica umanizzata”, che fornisce al paziente uno strumento per raccontarsi possa essere una risposta utile?
Lo reputo fondamentale. Deve essere il frutto di un rapporto umano, prima, e professionale poi. Da medico legale le dico che così non esisterebbe gran parte del contenzioso sanitario.

Perché sono fondamentali le autopsie circa il covid?
L’autopsia è il gold standard nell’accertamento delle cause e delle modalità di morte. Grazie alle autopsie Covid ne stiamo sempre più comprendendo i meccanismi letali e letiferi e, con essi, migliorando le terapie. Questi studi ci metteranno in condizione di saper affrontare anche future insidie e di prevenire e contrastare meglio le sequele nei sopravvissuti. Grazie alle autopsie sappiamo che il Covid non provoca solo una polmonite ma qualcosa di più serio, di sistemico, perché scatena una risposta infiammatoria con conseguenze mai viste sugli organi.

Come uomo cosa l’ha toccata della pandemia?
Il nostro cinismo, il chiudere gli occhi, le menti e i cuori davanti a 500 morti al giorno, alle 120.000 vittime, per la frenesia di riprendere la normalità.

Come si forma un futuro medico?
Puntando sull’etica, sulla comunicazione e sulla psicologia. Bisogna, nell’era della robotica, reintrodurre la storia della medicina, la filosofia e la deontologia. Diversamente, tanto vale affidarsi alle macchine.

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