giovedì, 18 Aprile, 2024
Salute

Quando andare dal Medico Nutrizionista

È opinione ancora diffusa che andare dal Medico Nutrizionista sia esigenza soltanto delle persone con obesità di I, II o III grado, cioè con BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea IMC, che esprime la relazione tra il peso ed il quadrato dell’altezza di un individuo) da 30 a 35, da 35 a 40 o superiore a 40, e che un sovrappeso (cioè un BMI tra 25 e 30) si possa addirittura affidare ad un improvvisato “fai-da-te” supportato, al massimo, dai consigli di tecnici non Clinici. In realtà, già un BMI che abbia corrispondenza con un peso superiore al proprio peso ottimale (che non è un generico peso “ideale” bensì il “proprio” giusto peso), anche se inferiore a 25 (nella razza caucasica è ritenuto nella norma tra 19 e 25), potrebbe già essere indicativo di sovrappeso se la “struttura” del Paziente in esame richiede un BMI contenuto.

 

In condizioni fisiologiche

L’intervento terapeutico prevede la programmazione di un piano dietetico sia quantitativo (grammatura degli alimenti) che qualitativo (P=Proteine, L=Lipidi, Cho=Carboidrati e F=Fibre). P, L e Cho sono i Macronutrienti. Le F sono determinanti in quanto condizionano la velocità di assorbimento del glucosio dalla parete intestinale, quindi modulano la stimolazione del rilascio di insulina. L’organismo umano, in ciascuna fase della vita, in condizioni fisiologiche, cioè normali e non patologiche, necessita di una valutazione messa in atto dal Medico Nutrizionista, anche una tantum, per avere una stima qualificata delle necessità alimentari relative al proprio stato. Infatti: l’età della crescita, la pubertà, la gravidanza e l’allattamento, l’età giovanile, l’età adulta, la menopausa, l’età avanzata e la vecchiaia necessitano di proporzioni, di quantitativi e di qualità di Macro e Micronutrienti (cioè Vitamine e Sali Minerali) opportuni per ciascuna fase della vita.

 

Nello sport

Inoltre, a qualsiasi età, salvo patologie che ne suggeriscano la controindicazione, è possibile praticare sport, ovvero fare attività motoria, da leggera ad agonistica, adeguata alle proprie possibilità fisiche, per cui la valutazione nutrizionale deve essere personalizzata per l’età ma anche per lo stato dei meccanismi metabolici del Paziente e per gli orari in cui l’attività motoria viene svolta.

 

In condizioni patologiche

Ancora di più, è necessario avvalersi della guida del Medico Nutrizionista in condizioni fisio-patologiche o francamente patologiche, per esempio: allergie, intolleranze, osteoporosi, malassorbimento, celiachia, fino alla sindrome metabolica, al diabete, all’ipertensione arteriosa, alle dislipemie, all’artrite reumatoide, alle colite diverticoliti, alla steatosi epatica, ecc.

 

In generale

Ciascuna dieta non può essere confezionata applicando indistintamente a tutti i Pazienti le stesse formule matematiche, che porterebbero ad esprimere uno schema alimentare dettato da criteri identici per tutti, ma deve essere concepita tenendo conto anche della genetica, valutando l’anamnesi familiare oltre che personale, la storia del peso di quel dato Paziente, la sua abituale maggiore o minore compliance (cioè aderenza) alla terapia alimentare, l’orario possibile dei pasti, il tipo di lavoro quotidiano, ecc., cioè la dieta è efficace soltanto se è personalizzata.

Infatti, il Medico Nutrizionista è in grado di: 1) valutare lo stato di salute del Paziente, per cui soltanto di conseguenza può 2) scegliere e 3) prescrivere gli esami ematochimici e strumentali opportuni (ecografia, Rx, doppler, RMN, esame baropodometrico, ecc.); 4) esaminare i referti da cui 5) trarre le conclusioni cliniche di cui tenere conto nella 6) formulazione della terapia appropriata non solo alimentare ma anche nella 7) indicazione delle opportune terapie correlate (cardiologica, ortopedica, psicologica, endocrinologica, ecc.). Fondamentale è un accurato esame, con conseguenti valutazione e provvedimenti, delle cause, anche psicologiche, che hanno determinato lo squilibrio alimentare, al fine di scardinarne la persistenza, che potrebbe compromettere il risultato del calo ponderale.

Tutto questo insieme determina la buona riuscita della terapia ed il mantenimento dei suoi benefici nel tempo.

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