mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Salute

La temuta chetosi che male non fa

La chetosi è la aumentata presenza di chetoni, anche detti corpi chetonici o acetoni, nel sangue circolante. Si verifica in presenza di bassissimo livello di carboidrati, per cui l’energia necessaria all’organismo non può più provenire dal glucosio ma deve essere prodotta dai mitocondri in maniera diversa. Da qui la necessità di trasformare acidi grassi in chetoni, utilizzabili come fonte di energia.

COME SI INDUCE

La via metabolica che porta alla chetosi è attivata da livelli molto bassi di Carboidrati (Cho) circolanti, per esempio durante una dieta molto povera di amidi e zuccheri (VLCD), ed inizia con la mobilizzazione degli acidi grassi dai tessuti di deposito. Questi acidi vengono ossidati a livello epatico per cui si ha produzione di notevole quantità di Acetil-CoA, che entra nella sintesi dei chetoni. Il valore ematico normale di chetoni, cioè di acetone, acetoacetato e 3beta-idrossibutirrato, è inferiorie a 0,5 millimoli per litro. Nella chetosi la quantità di chetoni sale tra 0,5 e 2,0 mmol/l. Valori più alti sono da considerarsi rischiosi.

QUALI EFFETTI HA?

In alcune diete (LCD e VLCD) la chetosi viene indotta per mobilizzare, trasformare ed eliminare il grasso dai tessuti, così l’effetto immediato è una rapida perdita di peso. Questo metodo, tuttavia, trova, tra i tecnici, sostenitori ed oppositori.

EFFETTI POSITIVI

Autorevole letteratura scientifica internazionale dimostra che la chetosi, mantenuta esclusivamente in via sperimentale anche per alcuni mesi, ha effetti positivi sulla prevenzione del cancro, sulla protezione dalla morte dei neuroni, sulla steatosi epatica, sull’incremento dell’indice di sensibilità dell’insulina WBISI e insieme sul decremento dell’indice HOMA. Ma anche sulla reattività delle piccole arterie, migliorando la disfunzione endoteliale nei pazienti severamente obesi (SOP), come dimostrato dal decremento dei markers metabolici ed infiammatori, sulla sensibilità all’ingestione di glucosio dei neuroni ipotalamici, che si normalizza in pazienti con diabete di tipo 2, sulla clearance (che aumenta) dell’insulina e sul livello di testosterone (che diminuisce) in giovani donne obese.

EFFETTI INDIFFERENTI

Inoltre, la chetosi non influirebbe sulle funzioni cognitive, la cui performance sarebbe simile a quella dei soggetti che assumono elevate quantità di Cho. Ciò accade perchè il cervello si serve di una via metabolica che gli consente di utilizzare i chetoni invece del glucosio.

EFFETTI NEGATIVI

Gli effetti negativi che si possono avere, durante una protratta dieta chetogenica, non sono legati alla chetosi ma allo squilibrio dei nutrienti apportati da una dieta sbilanciata protratta.

CONCLUSIONI

Possiamo dire che uno stato transitorio di chetosi non procura danni metabolici grazie all’intervento di meccanismi fisiologici di compenso, anzi, apre interessanti nuove prospettive terapeutiche.

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