venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

1° Maggio. L’ombra dei licenziamenti, la speranza della ripresa

Festa del lavoro in attesa di una decisione equlibrata del Gocerno. Per un milione di lavoratori in ansia per una proroga del blocco.Ammortizzatore sociale universale ma non eguale per tutte le categorie.

Sarà un primo maggio segnato ancora dall’incertezza sul futuro di un milione di lavoratori. Le posizioni tra Sindacati e Confindustria su un nuovo blocco dei licenziamenti sono diametralmente opposte.

Il Governo dovrà decidere nei prossimi giorni una via d’uscita. Se affidare la sorte dei lavoratori prossimi al licenziamento ad una nuova proroga – che appare inevitabile – o ascoltare le imprese che sollecitano il via libera ai rapporti di fine impiego. I sindacati premono per un nuovo aggiornamento di data, proponendo il 31 ottobre quando la pandemia si spera sia sotto controllo.

Per il vice presidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, invece, è inutile spostare in avanti la data: “Ci fa perdere tempo e distoglie l’attenzione dal problema dei problemi, la riforma degli ammortizzatori sociali. Dai sindacati arrivano solo slogan”. Nessuna delle parti in campo può permettersi di rompere così

la replica delle Organizzazioni sindacali è meditata. “Pensiamo che sul blocco dei licenziamenti sia necessario avere una data unica e portare dal 30 giugno al 31 ottobre”. Proroga che per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, deve “valere per tutti”. Sul rinvio il segretario della Uil, Pier Paolo Bombardieri propone al Ministro Orlando di “valutare l’obbligatorietà per le aziende di utilizzare le 12 settimane di cassa integrazione a loro disposizione, prima di avviare qualsiasi procedura”.

 

DIFFERENZA DI VEDUTE

Il problema tra Sindacati e Confindustria non è solo una questione di date, ma c’è una radicale visione diversa del futuro, su ripresa, sviluppo e occupazione. I sindacati temono un crollo dell’occupazione e tensioni sociali insostenibili, mentre gli industriali non hanno “affatto questa percezione”.

Per la Confederazione degli industriali il problema rimane la profonda incertezza sul futuro prossimo dell’economia e non il lavoro. “Col blocco dei licenziamenti si pensa di mettere tutto il sistema sotto una bolla”, sostiene Maurizio Stirpe, “pensando che poi, finita la pandemia, tutto ritorni come prima. Ma non sarà così”.

Per i sindacati, invece, uno tsunami occupazionale, è alle porte, soprattutto dopo che l’Istat ha già certificato la perdita di 1 milione di posti di lavoro in un anno. A conti fatti quindi la perdita di certezze lavorative riguarderebbe una platea di oltre due milioni di lavoratori. Cifra che si abbatterebbe pesantemente sulla ripresa economica e sul già traballante sistema di garanzie economiche e sociali. La Confederazione delle piccole industrie, Confapi prova a mediare per arrivare al 31 agosto come data “non prorogabile”. Scelta che scontenta un po’ tutti.

Sindacati e Confindustria di fronte allo stallo chiedono l’intervento del Governo per cercare una soluzione che sarebbe all’interno del Piano nazionale di Rinascita e Resilienza. Il premier Draghi e i ministri Orlando e Giorgetti sono pronti, inoltre, ad accogliere nuove proposte. C’è quella lanciata dal

presidente di Confindustria Carlo Bonomi e ripresa in queste ore come possibile punto di dialogo con i sindacati. L’idea di una maggiore diffusione del contratto di espansione abbassando a 50 dipendenti la soglia delle aziende che possono beneficiarne. “Una decontribuzione a favore di giovani e donne e infine una riforma dei contratti a termine per ridurre le rigidità previste dal decreto dignità”, sostiene Bonomi. La svolta può arrivare dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Un punto fermo per il ministro del lavoro Orlando che prevede garanzie per tutti i lavoratori. Uno schema quello dell’ammortizzatore unico che però non piace a Confcommercio e agli artigiani, che andrebbe a incidere su pratiche di sostegno che dicono essere “consolidate” e utili alle piccole imprese. Superata la festa del Primo Maggio il lavoro tornerà il primo tema, il più controverso nell’agenda del Governo e del Paese.

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