domenica, 19 Gennaio, 2025
Economia

Piano Impresa 4.0. Solo il 26% delle aziende lo conosce

Secondo Sangalli la digitalizzazione vale fino a 7 punti di Pil, il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una occasione unica, ma occorre coinvolgere  milioni di Pmi, di artigiani e di lavoratori autonomi

Le micro e piccole imprese italiane, comprese quelle a conduzione familiare, faticano a introdurre le innovazioni della transizione digitale ma secondo i dati di Unioncamere e del Centro studi Guglielmo Tagliacarne, solo chi ha avviato la svolta digital ritiene di poter raggiungere i livelli di produttività pre-Covid già nel 2022 contro il 61% di quelle che ancora non hanno messo in campo investimenti nelle nuove tecnologie. “La digitalizzazione vale fino a 7 punti di Pil – ha fatto sapere il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli oggi all’Assemblea annuale dei presidenti delle Camere di Commercio –Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una occasione unica, però occorre coinvolgere attivamente milioni di Pmi, di artigiani e di lavoratori autonomi”.

Il Trentino Alto Adige svetta in cima alla classifica nazionale per livelli di digitalizzazione delle Pmi, con un livello di digitalizzazione di 2,31 su un punteggio massimo di 4, contro una media nazionale di 2,03. Seguono la Lombardia con un punteggio di 2,16 e l’Emilia-Romagna con 2,14. Le regioni del Sud, in particolare Sicilia (con un livello di digitalizzazione di 1,84) e Calabria (con un livello di digitalizzazione di 1,92), sono fanalini di coda per maturità digitale. Ritardi che contribuisco ad accrescere il gap tra piccole e medio-grandi aziende, perché solo l’utilizzo delle nuove tecnologie può sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare e agevolare il recupero delle aziende dei servizi più tartassate dal Covid.

Il problema risiede nel fatto che solo il 26% delle imprese italiane è a conoscenza del Piano Impresa 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico e, tra queste, il 9%, pur conoscendolo, comunque non investe. Il Piano Impresa 4.0 è una grande occasione per tutte le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale, perché prevede un insieme di misure organiche e complementari in grado di favorire gli investimenti per l’innovazione e per la competitività. Quello che il Governo offre, impegnando risorse importanti nei prossimi anni, è un supporto negli investimenti, nella digitalizzazione dei processi produttivi, nella valorizzazione della produttività dei lavoratori, nella formazione di competenze adeguate e nello sviluppo di nuovi prodotti e processi.

Per meglio affrontare i mercati internazionali, programmare gli investimenti, migliorare le relazioni con la Pubblica amministrazione, attraverso migliaia di corsi di formazione, di assessment e di supporti operativi, le Camere di commercio hanno realizzato la rete dei PIDi Punti Impresa Digitali.  Una best practice riconosciuta da OCSE e Commissione europea.

Le Camere di commercio ritengono fondamentale – spiega Sangalli – che vengano forniti assistenza e supporto alle Pmi nei prossimi cruciali anni adottando il modello della statunitense SBA (Small Business Administration). Non serve creare uno strumento ex novo, solo affidare loro questo incarico, perché sono il referente più vicino alle micro, piccole e medie imprese sui temi cruciali per lo sviluppo del nostro Paese“.

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