venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

Papa Francesco, il 7 marzo in Iraq. A Qaraqosh, benedirà la restaurata Chiesa dell’Immacolata distrutta dall’Isis

Una viaggio che ha più significati, il primo è quello Mariano, poi darà voce a una chiesa in ansia per i timori di una guerra mail del tutto finita, i cui segni sono presenti insieme a quelli forti della speranza di pace.

Il prossimo imminente viaggio di Papa Francesco in Iraq toccherà la città di Qaraqosh, per incontrare la comunità cristiana riunita nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, chiesa ricostruita dopo la distruzione da parte dello Stato Islamico. La visita del Pontefice è prevista per il 7 marzo, in un luogo dove la comunità cristiana si è ristabilita al termine della lunga occupazione dello Stato Islamico. La città irachena Qaraqosh si sta preparando a questa visita, e padre Georges Jahola, parroco della Chiesa dell’Immacolata è tra gli organizzatori del viaggio, racconta in anteprima a “Vatican News” cosa rappresenta la presenza di Papa Francesco in quella terra.

“Ci stiamo preparando in modo molto semplice, come Papa Francesco è semplice nel suo rapporto con la gente, però con molta serietà”, osserva padre Georges Jahola che indica l’attesa dei giovani della comunità cristiana, “che si stanno esercitando per accogliere il Papa con i canti e si stanno preparando spiritualmente per riceverlo”. La Chiesa dell’Immacolata Concezione è ancora in ricostruzione. Il restauro è stato avviato qualche mese fa ed è nella fase finale dei lavori che riguardano anche l’interno. La visita di Papa Francesco avrà anche l’effetto di una “medicina” per i Cristiani. “Sicuramente la visita del Papa da noi è come fosse un rimedio per gli eventi che ci sono stati prima”, sottolinea padre Jahola, “dove c’era la violenza, oggi viene la pace, viene un’ autorità che parla sia all’ambiente politico sia a quello ecclesiale. E noi ne abbiamo bisogno. Quindi la venuta del Papa è per noi una specie di medicina: con lui qui riusciremo sicuramente a capire nel profondo il suo messaggio”.

Il messaggio in particolare sarà quello della tenacia della Chiesa ad essere presente, attiva, aperta al dialogo.

“È segno della tenacia che abbiamo, e della tenacia della Chiesa in tutto il mondo. Sostenere una comunità che è colpita duramente, anche restaurando un edificio, è un segno molto importante e significativo perché sicuramente questa Chiesa è stata bruciata volutamente per dare un messaggio a questo popolo: “Non dovete stare qui”. Tornare”, fa presente il parroco Georges Jahola, “con il Santo Padre qui significa molto e rafforza la nostra esistenza qui, significa tornare alle radici della nostra storia e della nostra fede, e ci dice che la Chiesa universale, rappresentata dal Santo Padre, è con noi”. La visita del Pontefice vedrà la presenza di numerose comunità di fedeli. A dare un quadro della partecipazione è padre Georges Jahola.

“Anche se la visita del Papa è per Qaraqosh, in cui la maggior parte dei fedeli sono siro- cattolici, invitiamo tutta la Piana di Ninive a partecipare a questo evento. Quindi i cristiani di tutti i villaggi, di tutte le chiese che esistono: ortodossi, cattolici, caldei… Tutti saranno qui invitati a partecipare e gioire con noi in questo momento”. Gli incontri saranno organizzati in modo da evitare contagi e con tutte le misure di precauzione e straordinarie anti Covid.

“La gente vuole rispettare le regole sanitarie”, conclude padre Jahola, “per diminuire il contagio e non lasciare che questa minaccia blocchi l’arrivo del Papa. Questo problema sicuramente noi lo teniamo molto presente”.

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