venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Governo. Prima i fatti poi le parole, poche

Se il buon giorno si vede dal mattino, Draghi è partito col piede giusto, quando ha raccomandato ai suoi ministri di comunicare con sobrietà e a cose fatte.

La qualità di un Governo si vede anche dal modo in cui comunica. Draghi ha dato un chiaro segnale. Il capo di Gabinetto di Palazzo Chigi, Antonio Funiciello è, tra l’altro, un eccellente comunicatore. E tale sarà anche il portavoce del Presidente del Consiglio.

Era ora che si invertisse la rotta. Anche se non sarà facile tenere a bada la tentazione, soprattutto dei ministri politici, di cedere al fascino dei microfoni, delle telecamere e dei tweet continuare col vecchio andazzo ciarliero.

Stando alla legge che regola il funzionamento del Governo, il Presidente del Consiglio “concorda con i ministri interessati le pubbliche dichiarazioni che essi intendano rendere ogni qualvolta eccedendo la normale responsabilità ministeriale, possano impegnare la politica generale del Governo“.

Una regola che, da quando esiste la legge 400, il 1988, raramente è stata messa in pratica.

Non vorremmo più vedere ministri che pontificano sulle sorti del governo e su questioni che attengono la politica generale dell’Esecutivo. Ma siamo stufi anche di assistere alla solita passerella di ministri che passano il loro tempo ad annunciare progetti e norme che poi finiscono nel dimenticatoio.

La ricerca della notorietà a tutti i costi e il virus del presenzialismo sono una malattia della politica italiana. Con la complicità di un giornalismo che invece di mettere politici e ministri alle strette sui problemi concreti si diletta ad accendere fuochi fatui di polemiche che distraggono dalla realtà.

Non ha senso che un ministro annunci che intende proporre questo o quell’altra   iniziativa al Consiglio dei Ministri, spesso all’insaputa degli altri colleghi interessati e dello stesso Presidente del Consiglio.

La regola che alcune comunicazioni vadano fatte prima nelle sedi istituzionali e poi verso l’opinione pubblica dovrebbe essere stringente. E non solo per i ministri, ma anche per i loro collaboratori interni o esterni che siano alla Pubblica Amministrazione. Per esempio non è ammissibile   che il Prof. Ricciardi annunci che proporrà al Ministro Speranza il lockdown totale. Prima lo comunichi al Ministro e poi concordi con il responsabile della Salute la modalità di comunicazione.

L’effetto annuncio è spesso devastante: crea aspettative, induce a comportamenti incontrollabili (l’esodo in massa dal Nord la scorsa primavera prima del lockdown), diventa un diversivo o per distrarre da ciò che si dovrebbe realmente fare.

la sobrietà indicata da draghi significa anche la fine di allegre balconate a Palazzo Chigi o di flash mob populistici.

Ritrovare un sano equilibrio nella comunicazione delle istituzioni sarà anche un segnale di generale rinsavimento del nostro Paese.

Non ci auguriamo un governo silente che si tiene tutto per sé. Per carità. Ci aspettiamo un governo che parli solo quando ha qualcosa da dire, che comunichi solo cose certe, non racconti fiabe e ipotesi, ma spieghi cosa sta facendo in concreto. Il tutto senza il solito logorroico politichese

Per parafrasare il filosofo Ludwig Wittgenstein, “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Quindi, silenzio, il governo parla con i fatti.

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