sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Il Governo dei sexy shop

Sexy shop il “Governo del cambiamento”, viene in loro aiuto con sostegni e bonus fiscali per 48 milioni di euro. Per alcuni può apparire una scelta surreale, rispetto alle tante emergenze italiche, eppure spulciando le misure finanziarie previste nel “Decreto crescita”, – approvate a fine giugno ed ora diventate legge -, saltano fuori 28 milioni di euro per il 2020 e altri 20 milioni per il 2023, a sostegno dei negozi di sexy shop che vendono la vastissima gamma di articoli per giochi erotici.

Che un sostegno doveva essere assicurato ad un settore così sensibile alla crescita, sarà apparso ovvio ai parlamentari “gialloverdi”, così lo Stato metterà sul tavolo, per tutti i negozi incentivabili, una bella sommetta. I 48 milioni, infatti, serviranno a non far chiudere i sexy shop esistenti e dare una mano a quelli che hanno chiuso i battenti ma sperano di riaprirli. I negozi, infatti,  potranno usufruire dei contributi per favorire l’ampliamento o la riapertura se l’esercizio è chiuso almeno da sei mesi.

L’incentivo, fatto singolare, scatta per i Comuni sotto i 20mila abitanti, con la motivazione che si ridà fiato e speranze di crescita alle economie locali dei centri e paesi minori.

Tecnicamente le agevolazioni sono state previste grazie ad un emendamento al decreto crescita che “importa” le norme del Ddl semplificazioni fiscali, previsti in altri numerosi settori.

Ora accanto al “Salva Roma”, al “Salva Alitalia” al salva “Comune Campione d’Italia”, al salva “Banca popolare di Bari”, si è trovato lo spazio economico e politico per il salva “Sexy Shop”.

Il via libera ai fondi permetterà di tenere in vita gli esercizi che hanno un fatturato in calo. Ma anche a chi ha deciso di ampliare la struttura, arricchendo il già ampio campionario di proposte.
C’è chi ha storto il naso di fronte agli incentivi, ma ha fatto subito retromarcia ascoltando i dati sulla “flessione” di un mercato che si annunciava in crescita, addirittura, in modo costante, mentre nel 2015 la brutta sorpresa – secondo i dati forniti dagli esercenti e Camere di commercio – è arrivato un inatteso calo del 5.4% per tutto il settore. Così la crisi ha colpito inaspettatamente un commercio che si immaginava florido e privo di flop.

I relatori del provvedimento hanno snocciolato i dati di InfoCamere-Unioncamere di Movimprese (aggiornati a marzo 2019) tanto da rendere edotti i parlamentari tutti sul numero e la locazione dei sexy shop in Italia. Se ne contano oggi 315, cosa interessante per gli amanti della statistica, quasi la metà aperti nel Nord Italia e concentrati soprattutto in Lombardia che arriva a totalizzare 69 esercizi per la vendita di materiale e giochi erotici per adulti. Segue il Lazio con 34, appena uno in meno l’Emilia-Romagna con 33. Però, attenzione, segnalano gli esercenti, non è affatto un mercato così allegro, ma desta continui grattacapi, quindi addio spensieratezza per negozianti e commesse. In pochi anni c’è stato un repentino cambio dei gusti, spenti gli entusiasmi si è innescata  una spirale negativa quanto capricciosa.

In Commissione parlamentare si sono messi in evidenza i numeri, giocando sulla forza dei dati: nel 2015 i negozi erano 333 per poi scendere a 315, una percentuale di decrescita del 5.4%, un tonfo giudicato allarmante. Non solo, secondo quando poi è stato spiegato la crisi non è dovuta al calo delle fantasie erotiche degli acquirenti che sono vivissime, come segnalano i fatturati di aziende di sexy toys, ma dalla crisi economica generale che non guarda in faccia a nessuno. Riflessione che ha generato una apertura in Commissione e i conseguenti aiuti di Stato.

Stando così le cose, ossia negozi che hanno ancora un potenziale con un mercato che può riprendersi, avranno incentivi e bonus fiscali per fare meglio. In origine il percorso in commissione non era stato del tutto facile, ogni settore produttivo reclamava crisi e incertezze di mercato, così erano stati posti paletti selettivi, per incentivi a sale giochi e di scommesse, anche ai compro oro, e quindi ai sexy shop.
Paletti che poi si sono man mano allentati per l’erogazione di aiuti quadriennali – la misura è infatti 2020-2023-; per i sexy shop il primo diniego è diventato caloroso assenso.

Far passare gli incentivi non è stato semplice ma si sono levate molte voci a favore dei sexy shop, con i “basta con lo Stato padrone che decide su ogni cosa”, basta legiferare sulle “scelte e gusti sessuali degli italiani”, “basta con lo Stato oscurantista”, insomma interventi da sinistra a destra  a favore, che hanno convinto i relatori a riammettere i sexy shop tra gli incentivi di Stato previsti dal Dl crescita. Non hanno avuto la stessa sorte e fortuna gli incentivi alla editoria, ma forse un giorno saranno riammessi se magari si tratterà, di editoria erotica.

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