venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Doccia fredda per i 5S, sondaggi in picchiata e mai tanto bassi

La doccia fredda è arrivata ieri nel corso del programma Mezz’Ora in più condotto da Lucia Annunziata su RaiTre.

Ospite Vito Crimi, ancora per poco reggente del Movimento 5 Stelle. La conduttrice è lapidaria e mostra l’ultimo sondaggio elaborato da YouTrend che vede il Movimento per la prima volta al di sotto del 15%, precisamente al 14,9. Un messaggio davvero poco rassicurante a due giorni dal voto in Parlamento sulla riforma del Meccanismo europeo di Stabilità che vede i grillini spaccati, con tanti malumori fra i parlamentari e la base. E con Beppe Grillo che è intervenuto nel dibattito “richiamando” il premier Conte, e rilanciando le sue dichiarazioni in cui diceva che all’Italia il Mes non serviva. 

A nulla sono sembrati valere i chiarimenti e i distinguo dello stesso Crimi che ha assicurato il voto favorevole al provvedimento, ma ribadendo che il Mes non sarà mai utilizzato perché il M5S non lo permetterà. Una sottile differenziazione di forma per salvare, da una parte la tenuta del governo e dall’altra la credibilità politica dei pentastellati.

Ma la matematica non è un’opinione e i sondaggi, per quanto non del tutto attendibili come dimostrato più volte negli ultimi tempi con clamorose smentite alle urne, sono comunque indicativi di un malessere che serpeggia ormai da molto tempo nell’elettorato grillino.

“Il problema è che non riusciamo a essere compatti e per questo alcuni non ci votano” ha risposto Crimi con estrema onestà intellettuale e ammettendo i contrasti all’interno del Movimento. Dove il Mes è soltanto l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di malcontento.

Negli ultimi giorni hanno dato l’addio al Movimento ben quattro europarlamentari, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi, che hanno chiesto l’adesione al gruppo dei Verdi europei dove i 5 Stelle sarebbero voluti entrare subito, ma dove hanno trovato le porte sbarrate perché considerati “politicamente inaffidabili” in virtù della precedente alleanza di governo con la Lega di Salvini.

I quattro hanno motivato la decisione di lasciare i 5 Stelle per dissidi sulle politiche ambientali, in particolare dopo che il gruppo pentastellato ha deciso di votare a favore della Pac, la nuova Politica agricola comune, che secondo i dissidenti sarebbe un favore alle industrie del comparto agricolo e agli allevamenti intensivi.

Ma il malessere è molto più ampio e riguarda la gestione stessa del Movimento, diviso fra chi vuole “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e quindi strutturare un’alleanza organica di centrosinistra con il Partito democratico (Di Maio), chi guarda a sinistra (Fico) e chi vuole tornare alle origini (Di Battista e Casaleggio).

Ora il voto sul Mes rischia di aumentare il divario fra governisti e ortodossi, e se crisi di governo non ci sarà, comunque l’immagine che ne esce è quella di un Movimento spaccato che ormai da mesi non riesce ad essere unito su niente.

E all’esterno sono sempre di più gli elettori delusi che voltano le spalle ad un Movimento che aveva promesso di rivoluzionare la politica e ha finito per farsi rivoluzionare. Al punto che l’ala destra accusa il gruppo dirigente di essersi appiattito sulle posizioni dei dem, quella più a sinistra di aver tradito le battaglie identitarie in tema di ambiente, politiche sociali e soprattutto in Europa dove i 5 Stelle hanno fatto spesso da ruota di scorta alla governance, prima votando Ursula Von Der Leyen presidente della Commissione, poi approvando provvedimenti discutibili come appunto la Pac.

Insomma, da qualsiasi parte la si guardi, sembra tutto un fallimento.

(Lo_Speciale)

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