sabato, 23 Novembre, 2024
Politica

Onorevole, stia zitto

Il grande statista, senatore a vita, Giulio Andreotti, deceduto nel 2013, vi ha scritto un libro attorno agli audaci e chiassosi interventi in aula nel secolo scorso. I tempi cambiano, i costumi si tramandano ed il linguaggio dei parlamentari di oggi non è dissimile da quello di ieri.

I Presidenti di Camera e Senato ed i loro vice, hanno dovuto, spesso, fare sforzi immane per far rispettare in aula l’ordine, i toni e, soprattutto, il linguaggio da parte di alcuni parlamentari. Ciò nonostante non sono mancate improvvisazioni di ogni tipo, anche folcloristiche con scritte su cartelli, oppure esibendo oggetti ed anche prodotti commestibili a cui hanno avuto seguito  episodi incresciosi, con sceneggiate ed esibizioni muscolari che hanno determinato la conseguente sospensione delle sedute.

I richiami all’ordine, le sollecitazioni a non disturbare  e qualche provvedimento di sospensione di partecipare ai lavori parlamentari, ovvero di allontanamento dall’aula, anche di peso, non mancano neanche in questa legislatura a corredo degli atti parlamentari recenti.

Esuberanza, arroganza, prepotenza, volgarità e spesso qualche offesa od ingiuria sono le esternazioni tipiche per contrastare, demolire, denigrare, disprezzare le tesi non condivisibili degli avversari politici, forti  dell’articolo 68 della Costituzione che  fungerebbe da parafulmine. 

In esso si afferma che: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.”

Il Parlamentare è sempre ed ovunque considerato nell’esercizio delle proprie funzioni, tranne che non dichiari espressamente di parlare a titolo puramente personale, cosa che fa raramente e così  “ l’insindacabilità Parlamentare ed il “nesso funzionale”, come spesso si evince dalle delibere delle rispettive Camere, è lasciato alle decisioni della Corte costituzionale.

Di recente si sono verificati episodi e comportamenti che hanno fatto emergere ancor di più la degenerazione dell’uso del linguaggio, delle prerogative che lo favoriscono, delle circostanze e delle spinte emotive che lo stimolano, fino al punto di invocare pesanti decisioni e censure a carico dei responsabili, se appartenenti ad aree avverse.

Codice deontologico, galateo, etica, buonsenso e motivi di opportunità sono elevati a rango di note censorie, da trasformare il ruolo dell’attore  in quello di convenuto.

Uso ed abuso “delle opinioni espresse e dei i voti dati” sono stati sempre ricorrenti nel linguaggio dei politici della nostra Repubblica democratica, quasi per meglio descrivere ed avvalorare certe situazioni, episodi od eventi. Non a caso, il profondo conoscitore della vita Parlamentare italiana, il senatore a vita, Giulio Andreotti, vi ha dedicato un libro dal titolo “ONOREVOLE, STIA ZITTO Montecitorio: interruzioni, battute, battibecchi sentiti da vicino”.

In questa legislatura gli episodi degni di rilievo sembra siano più frequenti, più coloriti, più ricchi di particolari ed anche più tempestivi, grazie alla tecnologia e agli strumenti informatici.

Sono pure diventati un accanito strumento di lotta politica, di perenne campagna elettorale, persino di fronte a provvedimenti giudiziari di una certa gravità che riguardano politici anche di primo piano. Se ne contestano i tempi ed i modi, persino sulla competenza territoriale; se ne disattendono le convocazioni, anche quando provengono dalla Commissione Parlamentare antimafia, mancando di rispetto a tutti i propri colleghi. Non è affatto un buon esempio per l’elettorato e per tutta la società civile.

In tutto questo contesto c’è anche qualcosa che merita attenzione particolare perché blocca o comprime la ricerca della verità di quanto in Parlamento sia doveroso far emergere. 

Termini simili a Onorevole Stia zitto, non può parlare di chi non può parlare, di chi non è presente, di chi non può dire la sua, di chi non può controbattere, oggigiorno emergono facilmente e possono assumere significati ed interpretazioni diverse, quanto meno opinabili. Sembra quasi, in alcuni momenti, di trovarsi in un’aula di giustizia; mentre in quelle parlamentari, oggi, queste vicende ed i relativi termini sono sintomatici di una politica in crisi ed in conflitto con se stessa. 

Le decisioni dei presidenti di Camera e Senato sono insindacabili ed occorre che esista, il più possibile, il contraddittorio in aula, insieme a tutta la trasparenza necessaria, con tono da farsi ascoltare, con quel linguaggio giuridico formale e sostanziale, visto e considerato il luogo da dove promanano quelle regole, comprensibili per essere applicate da tutti, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, fonte legale di comunicazione ed informazione, che così conclude, al termine di ogni testo legislativo: “È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.”

Il rapporto tra le aule parlamentari ed il pubblico è quasi inesistente, perché solamente pochi possono presenziare – anche per le ovvie carenze di spazio -, per cui l’unico strumento di collegamento con l’esterno, con la società civile è la stampa accreditata e tutte le altre fonti qualificate. 

Il bavaglio al Parlamentare dissidente, con accerchiamenti, pressioni e ricatti di vario genere nuoce fortemente alla buona politica, produce un clima di sfide pericolose e di frizioni tra i simpatizzanti delle varie forze politiche.

Occorre che nelle aule parlamentari si possano dire tutte le verità, fatte salve quelle di rilevanza penale coperte ancora da segreto istruttorio. Alcuna ombra deve regnare, pertanto, nelle aule parlamentari e la verità deve correre alla velocità della luce. Anche il paracadute di cui all’articolo 68 della Costituzione non è uno scudo a seconda della convenienza politica o partitica, ovvero del tempo futuro ed incerto. Ne riceverebbe un grave danno la democrazia e si rischierebbe un indiretto pericoloso bavaglio alla libera informazione, tutelata dall’articolo 21 della nostra Costituzione.

Insomma un bel pasticcio all’italiana imbrigliare oltre il dovuto il Parlamentare nella sua esposizione di fatti e circostanze corroborati  dalle “opinione espresse ed i  voti dati” per i quali il Costituente ha voluto fornirgli, non a caso, specifica immunità penale e la tutela riguarda la funzione esercitata e non la sua persona.

L’opinione pubblica in generale ne esce disorientata, tutto l’elettorato ne rimane frastornato e si nutre di inesattezze, mentre la politica va servita con “disciplina ed onore” (art. 54 Cost.) da tutti i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di cui quella  parlamentare  è la fondamentale.

Ai defunti il massimo rispetto e reverenza, ma ai vivi – con immediatezza –  tutta la verità e ai posteri  l’ardua sentenza.

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