martedì, 16 Aprile, 2024
Politica

Tutti alla corte di Berlusconi. I voti mancanti e le strategie nel centrodestra

Tutti alla corte di “re Silvio”. Aumenta da parte della maggioranza il pressing nei confronti di Forza Italia perché collabori all’approvazione della manovra di bilancio. E Berlusconi ha detto sì, riassumendo così grazie ai suoi avversari una sorta di leadership dell’opposizione. Dove Salvini sembra sempre di più in stato confusionale e privo di una strategia, schiacciato a metà fra l’ala istituzionale incarnata da Giancarlo Giorgetti che chiede di abbassare i toni barricaderi e accettare il dialogo con il governo, e la piazza anti-premier con la quale il leader del Carroccio intende mantenere una sintonia.

Dal Pd ormai il corteggiamento nei confronti di Berlusconi è palese, condotto alla luce del sole dal segretario Nicola Zingaretti e da quello che è considerato il suo braccio destro, Goffredo Bettini, il quale si è spinto anche oltre il confine, fino ad affermare che non va escluso nemmeno l’eventuale inserimento di esponenti azzurri nella squadra di governo. 

Il Giornale di Alessandro Sallusti rivela: “In realtà, i giallorossi sono tutti appesi al Cavaliere: la maggioranza, alla vigilia di un nuovo scostamento di bilancio e del varo della manovra, deve fare i conti con una realtà molto semplice: in Senato non ha i numeri. E, senza l’aiuto di Forza Italia, il rischio di uno schianto parlamentare si fa assai realistico Il Pd lo chiede esplicitamente: Berlusconi ci dia una mano. E con Goffredo Bettini spalanca le porte alla collaborazione politica con l’ex arcinemico, invitando Conte a raccogliere con generosità i contributi delle forze politiche consapevoli e democratiche, che sinceramente intendono dare una mano. Ma persino in casa Cinque Stelle, dove la linea ufficiale è ‘giammai con Berlusconi’, la linea ufficiosa è ‘Berlusconi ci salvi’”.

Gli azzurri però hanno fatto capire esplicitamente che saranno disponibili a dare una mano se avranno la possibilità di partecipare alla stesura della manovra. E se i dem non hanno posto problemi, i 5 Stelle invece ritengono che la manovra debba scriverla la maggioranza, e semmai in un secondo tempo recepire eventuali istanze dall’opposizione. Ma senza coinvolgimenti esterni. Ma è evidente che le preoccupazioni di Di Maio, Crimi e soci sono rivolte maggiormente in casa, in direzione dei ribelli di Alessandro Di Battista che già stanno faticando molto a digerire l’alleanza con il Pd, figurarsi un possibile allargamento della maggioranza a Berlusconi. E se la scissione per il momento sembrerebbe scongiurata, non si può certo affermare che gli Stati generali abbiano riportato armonia fra i grillini.

Berlusconi dal canto suo esclude ingressi in maggioranza e riconferma l’alleanza di centrodestra,ma è chiaro il suo tentativo di ritornare centrale sulla scena politica, marcamndo le differenze da Salvini sempre più in evidente difficoltà e in calo nei sondaggi. E c’è chi legge, dietro le manovre degli azzurri, un avvertimento nei confronti degli alleati in vista delle amministrative della prossima primavera.Berlusconi vuole Guido Bertolaso candidato a Roma dopo che cinque anni fa l’ex capo della Protezione Civile trovò il niet di Lega e Fratelli d’Italia. Stavolta pare che in casa forzista non siano disponibili ad accettare veti, fino a minacciare una convergenza al centro, magari intorno alla stessa candidatura di Carlo Calenda, 

Quanto sono lontani i tempi in cui Pd e 5 Stelle votavano insieme per buttare fuori Berlusconi dal Parlamento dopo la condanna per frode fiscale. Sembra passato un secolo, invece quelli che definivano Berlusconi “delinquente” sono gli stessi che oggi sono pronti a stendergli tappeti rossi: in base al motto che i voti come i soldi non puzzano, indipendentemente da dove arrivino, specie quando possono risultare determinanti per salvare il governo.

(Lo_Speciale)

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