giovedì, 14 Novembre, 2024
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Cyberbullismo, parla Bruzzone: “La situazione oggi, i segnali e come intervenire in tempo”

Indagine sul cyberbullismo, quanto è diffuso il fenomeno e quanto oggi è possibile contrastarlo? Il cyberbullismo è la manifestazione in rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo che coinvolge soggetti minorenni. Il bullismo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o da un gruppo di bulli, su una vittima che si viene così a trovare in un grave e perdurante stato di ansia o di paura. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo proprio perché commesso in rete. Negli ultimi anni il cyberbullismo è diventata una fattispecie di reato grazie alla legge 29 maggio 2017, n. 71, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” che ha portato a punire questo tipo di condotte, ma puntando in modo particolare sulla prevenzione del fenomeno. Ma cosa è davvero il cyberbullismo e quali conseguenze comporta? Lo abbiamo chiesto alla criminologa Roberta Bruzzone, esperta del settore, per altro impegnata sul campo anche con incontri nelle scuole rivolte a prevenire i rischi.

Com’è attualmente la situazione dopo l’entrata in vigore della legge? Il cyberbullismo è ancora pericoloso e in che termini?
“La legge contro il cyberbullismo ha avuto sicuramente il merito di cristallizzare maggiormente tutta una serie di condotte, facendole rientrare con più forza nel codice penale. Alcune di queste condotte costituivano già un reato ed erano sanzionate penalmente, tipo la diffamazione aggravata o gli atti persecutori. La differenza sostanziale sta nel fatto che oggi possediamo strumenti più efficaci per ottenere la rapida rimozione dei contenuti ritenuti diffamatori o vessatori in rete a danno di minori. Tuttavia, pur non potendo adesso fare una stima sul numero di denunce pervenute, posso dire che l’introduzione della nuova legge non ha tuttavia contribuito a ridurre le condotte legate a questa fattispecie”.

Come ci si accorge se un minore è vittima di cyberbullismo? Quali sono i campanelli d’allarme più frequenti?
“I segnali possono essere tanti sinceramente. Il segnale più evidente è costituito dalla perdita di umore e da un cambio brusco di comportamento in senso negativo. Ad esempio si tende a rifiutare il contatto con i coetanei, si ha paura di uscire di casa e di incontrare i compagni, emerge evidente anche una certa riluttanza ad andare a scuola. Altro segnale da considerare l’abbassamento del rendimento scolastico determinato dal fatto che la paura degli atti vessatori cui si è sottoposti, influisce negativamente sia sulla sfera relazione che su quella psicologica. E infine emergono anche problematiche legate allo stato di salute che il minore tende ad evidenziare con maggiore preoccupazione. Questi sono i segnali più comuni”.

E come intervenire quando si capisce che il minore è vittima di cyberbullismo?
“La prima cosa da fare in questi casi è rivolgersi a degli esperti, un medico psicologo da una parte e ad un criminologo o un avvocato dall’altra, per raccogliere tutti gli elementi di prova necessari per chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria. E questo è un lavoro da fare il prima possibile. Ci si può anche rivolgere subito alla Polizia postale ma è importante presentarsi con il necessario materiale probatorio. Quindi vanno raccolti i contenuti incriminati, prove video, conversazioni in chat, messaggi intimidatori online, post diffamatori, tutto ciò che può dimostrare come siano state messe in atto nei confronti della vittima condotte vessatorie e persecutorie. Quindi è utile farsi assistere e consigliare nella raccolta del materiale da consegnare alle forze dell’ordine per velocizzare l’azione giudiziaria”.

Chi sono i primi a capire il malessere psicologico della vittima? I genitori? La scuola?
“È evidente che i primi ad accorgersi del cambiamento del minore sono i genitori. Gli insegnanti sono meno attenti  a scoprire e valutare certi cambi di umore e comportamentali dei ragazzi, non perché non ne siano capaci, ma perché dovendo confrontarsi con più alunni, non hanno l’oggettiva possibilità di approfondire la personalità del singolo soggetto. Mentre invece è molto semplice per un genitore notare il cambiamento radicale del proprio figlio risalendo così alle cause del disagio. I genitori sanno comprendere perfettamente quando il figlio sta soffrendo, è preoccupato o si comporta in modo strano”.

Lei va spesso nelle scuole e incontra gli alunni. Come spiegare in modo semplice ad un bambino che cos’è veramente il cyberbullismo? Quali parole si possono utilizzare?
“Direi loro che si tratta di una serie di azioni e di comportamenti cattivi a danno di un bambino da parte di un altro bambino o di gruppi di bambini che vogliono che lui stia male. Comportamenti contro i quali ci si può però difendere e nei confronti dei quali non bisogna assolutamente rimanere in silenzio”.

La legge tuttavia ritiene che vada migliorata?
“Sicuramente ha avuto il merito di dare la giusta attenzione a questo tipo di reati, favorendo una maggiore consapevolezza dei rischi che si possono correre praticando certe condotte, sia da parte dei ragazzi che dei genitori. Ha anche messo a disposizione degli strumenti ulteriori per rimuovere velocemente i contenuti diffamatori e vessatori da parte del provider, e queste sono tutte misure utili ed efficaci. Ciò premesso va però detto che le pene sono troppo basse per parlare di misure realmente in grado di combattere il cyberbullismo. Dal punto di vista penale è poco più di un disincentivo a commettere reati”.

(Lo_Speciale)

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