giovedì, 28 Marzo, 2024
Manica Larga

I giovani hanno trovato un leader e si chiama Mario Draghi

C’è un punto fermo nell’equazione per il futuro presentata dall’ex presidente della BCE Mario Draghi al Meeting di Comunione e Liberazione: le nuove generazioni. In un Paese che vuole guardare avanti, questo è il più solido e imprescindibile dei punti di partenza.

Il messaggio è chiaro: finito il tempo degli egoismi collettivi che “ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico”, è giunto quello di costruire insieme, “un concetto che stresserò diverse volte” ha sottolineato l’economista, investendo in primis sul capitale umano nella consapevolezza, tuttavia, che non esistono scorciatoie, ricette miracolose, abolizioni una tantum della povertà, ma percorsi complessi, da costruire nel tempo in modo graduale e prevedibile tenendo conto di equilibri delicati.

La soluzione per domare l’incertezza dei giorni nostri esiste, sostiene Draghi, ed è ritrovare il presente a partire dalla progettazione di un futuro sostenibile e inclusivo. Non si tratta di un gioco di parole, ma della saggia constatazione che, in un contesto senza precedenti storici e che quindi in assenza di termini di paragone, significa predisporsi da subito a ciò che il futuro potrà offrirci semplicemente perché lo stiamo pensando insieme, lo stiamo costruendo insieme, ce ne prendiamo cura insieme. Questo sforzo non può e non deve escludere i giovani perché sarebbe la più acuta forma di ingiustizia sociale, ha rimarcato Draghi, tra gli applausi della platea: “Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

D’altronde le statistiche fugano ogni dubbio sulla gravità del momento. Per esempio, tanto per citarne una, due giovani su tre nel mondo, siano questi Millennials ovvero di età compresa tra i 26 e i 40 anni, o appartenenti alla Generazione Z ovvero di età compresa tra gli 11 e i 25 anni, hanno perso o visto il proprio reddito ridursi drasticamente. Questo inoltre ha avuto e avrà conseguenze sullo stato di salute mentale di giovani padri e madri e professionisti di ogni genere negli anni a venire.

Cosa fare dunque? Il primo pilastro di questa nuova casa comune è la formazione ovvero assicurare ai giovani gli strumenti necessari per orientarsi al futuro affinché la società non si sfilacci e collassi su se stessa. Il secondo pilastro è costituito dal “debito buono” cioè quello usato in modo produttivo quindi formazione, ricerca e innovazione. Il terzo pilastro, infine, è l’Europa, “per disegnare un futuro comune, come abbiamo fatto tante volte in passato”.

Diversamente, il rischio è quello di continuare a essere dominati dall’incertezza. “La strada si ritrova certamente e non siamo soli nella sua ricerca. Dobbiamo, lo dico ancora un’ultima volta, essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione”, tiene il punto l’ex Governatore della Banca d’Italia. “Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro.” Date le premesse, i giovani hanno trovato un leader. Si chiama Mario Draghi.

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