giovedì, 28 Marzo, 2024
Economia

La crisi non aspetta: serve impegno e determinazione! Serpillo-STATI GENERALI: le nostre proposte per rilanciare il Sistema Paese

Il Presidente Nazionale dell’UCI (Unione Coltivatori Italiani) e membro della Presidenza di AEPI (Associazioni Europee di Professionisti e Imprese), Mario Serpillo: “AEPI ha sollecitato al Premier Conte e ai Ministri la necessità di adottare politiche espansive, contemplative di un elevato livello di debito pubblico. Le nuove sfide richiedono sicuramente un rilancio degli investimenti ed una riforma del sistema fiscale. Maggiore sarà la lotta alla macchina burocratica, tanto più credibile ed  efficace ne risulterà la strategia di rilancio del Sistema Italia”.

Presidente ci racconti il suo punto di vista sulla drammatica esperienza COVID-19: gli italiani sono stati registi o spettatori inermi, nello scenario internazionale?
“L’inaspettata pandemia che ha colpito, tra i primi, anche il nostro Paese, ci ha portati ad essere i protagonisti di uno scenario sociale ed economico che, seppur imprevedibile, non ci ha visti inerti. Proprio l’Italia, infatti, sin da subito reattiva, ha strutturato un modello di gestione delle procedure emergenziali, risultato un valido esempio nel panorama internazionale. Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti  il fatto che le risposte date per fronteggiare non più solo l’emergenza, ma anche e soprattutto le conseguenze economiche e sociali che ne sono derivate, abbisognino di un’attuazione effettiva che riesca a dar concreta realizzazione a tutti gli sforzi profusi”.  Serpillo non ha dubbi: per uscire dall’attuale situazione di empasse, l’economia Italiana deve subire una decisiva svolta da parte del  Governo e dello Stato, con il supporto  delle Parti Sociali.

Come AEPI, quali idee e progetti avete dunque portato al tavolo governativo?
“La Confederazione AEPI, per la sua natura inclusiva di professionisti e imprese, tocca ogni giorno con mano bisogni e al contempo opportunità di un microcosmo, variegato e dinamico, presente al suo interno e al quale si rivolge. In questi mesi, ha messo in campo attività mirate ad avvicinare e a semplificare domande e offerte tra varie categorie professionali e imprenditoriali. Un’esperienza diretta, che mettiamo a completa disposizione del Governo”.

Può dirci di più? Cosa rappresenta oggi la Confederazione AEPI e cosa può fare per le imprese in questo momento così difficile per il Paese?
“Quello delle imprese è un mondo che la Confederazione AEPI conosce bene e che, oggi più che in ogni tempo, versa in uno stato di sofferenza che ne mortifica gli attori e ne minaccia la sopravvivenza sul mercato.
Dinamiche che possono essere frenate solo attraverso degli interventi mirati… gli esempi sono tanti: per sintetizzare, bisogna prendere le mosse da un rilancio degli investimenti pubblici e privati e da una riforma del sistema fiscale finalizzata alla semplificazione ed all’equità. Occorre che le iniziative prese siano animate dalla necessità di snellire quell’impianto burocratico che finirebbe, altrimenti, con l’imbrigliare la strategia di rilancio del sistema Italia”.

 La confederazione AEPI si occupa di Imprese, ma anche di Professionisti: per questi ultimi quali indicazioni avete sollecitato al Premier e ai Ministri?
“Che mettano su uno stesso piano la tutela del mondo delle Imprese e quello delle Professioni, senza lasciare il secondo privo di scudo, perché anche i professionisti hanno patito e patiscono, al pari degli imprenditori, il disallineamento fra la domanda e l’offerta che è conseguenza diretta dell’alterazione, imprevista ed imprevedibile, dei consumi durante e post lockdown”.

Avete, quindi, proposto una riconsiderazione del ruolo dei professionisti in modo che abbiano un riconoscimento pari a quello degli imprenditori?
“Si tratta, in sostanza, di un intervento mirato a ristabilire i margini di un’equiparazione fra professionista ed imprenditore che a livello europeo si auspica già da tempo. Basti pensare al fatto che solo nel nostro ordinamento i connotati del professionista non coincidono con quelli dell’imprenditore e che a questa contrapposizione, di matrice esclusivamente italiana, non fa eco l’orientamento Comunitario. Il Legislatore ed i Giudici della Comunità Europea sono proiettati verso una realtà differente: la garanzia dell’assetto concorrenziale del mercato, il rischio, la flessibilità, un’economia interconnessa, sicuramente la ‘cultura della concorrenza’ ha consolidato in ambito comunitario il principio dell’equiparazione della professione intellettuale all’impresa. La Corte di Giustizia Europea e l’Autorità Garante della Concorrenza hanno già inequivocabilmente sancito che: ‘nel contesto del diritto della concorrenza, la qualifica di impresa si applica a qualsiasi realtà che esercita un’attività economica, a prescindere dal suo stato giuridico e dalle sue modalità di funzionamento’, così come desumile dalla lettura dello stesso Trattato istitutivo della Comunità europea. Posso dire che il divario fra le due figure, oggi più che mai, si presta con facilità ad essere oggetto di un’importante discussione, proprio perché la soglia di differenza, in un primo momento netta, si è affievolita, diventando via via più labile”

Presidente Serpillo, come leader dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI) e come membro di presidenza della Confederazione AEPI, cosa ne pensa del nuovo modello di export proposto dal Ministro degli Esteri Luigi di Maio?
“Il  Patto per l’Export, sottoscritto tra il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, gli altri membri della Cabina di Regia ed i rappresentanti del mondo imprenditoriale italiano, segna l’avvio di un nuovo metodo di lavoro, basato su 3 principi.
In primo luogo, citando il documento, è un ‘punto di riferimento istituzionale unitario, al servizio del Sistema Paese. Il Patto conferma l’esistenza e la validità di un canale di comunicazione permanente ed unitario tra più parti istituzionali. In secondo luogo, è previsto il ‘Coordinamento delle azioni ed esecuzione tempestiva: il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI)’. Infine, c’è il ‘Monitoraggio trasparente e adeguamento costante: il MAECI si impegna a condividere periodicamente l’evoluzione di politiche, strategie, azioni e programmi’. Insomma, si procede per riguadagnare terreno e promuovere nuovi indirizzi e progetti per l’Export nazionale”.

Volendo calarci nel concreto, quali sono le cifre in ballo?
“Cito il documento nella sua parte relativa all’insieme delle risorse al momento disponibili. Ci sono 316 milioni di euro per il Piano straordinario Made in Italy (comprensivo di residui ed economie consolidate ICE); 600 milioni di euro per il rifinanziamento del Fondo 394/81; 300 milioni di euro per il finanziamento della componente a fondo perduto del Fondo 394/81; 82 milioni di euro per le attività di promozione integrata ed il piano di comunicazione previsti dal D.L. “Cura Italia”; 30 milioni di euro per un nuovo bando in materia di temporary export manager e digital manager, a cura di MAECI ed Invitalia; fino a 200 miliardi di euro di garanzie su operazioni di export attivabili attraverso la Sace”.

Presidente Serpillo, questo Patto per l’Export secondo il suo parere funzionerà?
“I presupposti ci sono: ci è stato sottolineato che le ‘Parti, condividendo la strategia delineata, si attiveranno per contribuire sin d’ora alla migliore allocazione di tali risorse. E assicurano il massimo impegno a incrementare e rendere strutturale l’impatto delle azioni programmate in termini di produttività, reddito, occupazione, competitività per il Paese’. Noi, come UCI e Confederazione AEPI, siamo sul pezzo! Abbiamo dato le nostre idee e presentato proposte concrete. Adesso tocca al Governo e al presidente Conte attuarle,  per il bene dell’Italia. Noi ci siamo e possiamo dare una mano”.

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