Stop Guerra ovunque. La Pace è a costo zero. Facciamo tacere le armi. Siamo ormai solo alle ripicche personali dei potenti. E se poi i Popoli avessero Voce. In queste ore sono in Iraq per una Missione medica. Il bilancio epidemiologico sanitario post guerra del Golfo di questa Nazione si commenta da solo leggendo i dati disponibili e forniti da ampie prove a sostegno dell’ipotesi secondo cui le munizioni all’uranio impoverito (DU) conducono alle seguenti conseguenze, osservabili soprattutto nell’infanzia: malattie infettive provocate da gravi immunodeficienze, herpes ed herpes zoster, malattie simil AIDS, malattie renali ed epatiche, leucemia, anemia aplastica e tumori maligni, malformazioni cardiache congenite provocate da anomalie genetiche riscontrate sia nell’uomo, sia negli animali. Un campione di pazienti esaminati prima e dopo la guerra ha mostrato un notevole aumento nelle anomalie del liquido seminale. Uno studio genetico ha evidenziato un aumento delle malformazioni congenite nell’Iraq meridionale fin dalla guerra del Golfo nel 1991 quali la focomelia. Tra le altre patologie congenite riscontrate, si segnalano anche la malformazione o l’assenza degli occhi, delle orecchie, della lingua e degli organi genitali. Nel 1998, Robert Fisk, autorevole giornalista britannico esperto di questioni mediorientali, ha parlato di un'”epidemia di tumori maligni”, riferendosi in particolare alla leucemia e al cancro dello stomaco che hanno ucciso migliaia di civili iracheni nelle regioni meridionali dell’Iraq, tra cui bambini piccolissimi. Le morti per cancro sono aumentate di almeno 9 volte entro la fine degli anni “90 verosimilmente da contaminazione da uranio impoverito, nonché da fumi provenienti dal rogo delle raffinerie petrolifere. Le statistiche ospedaliere hanno indicato che i casi di tumori pediatrici sono aumentati di quattro volte, dai 32.000 registrati nel 1990 ai 130.000 del 1997. Inoltre, i campioni di aria, terra e acqua raccolti nelle province meridionali presentavano livelli di radioattività al di sopra della norma.
Sono i numeri prodotti dai conflitti e dall’uso delle armi
E proprio oggi viene pubblicato il nuovo rapporto SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) sulla spesa militare di cui riporto i dati pubblicati. Nel 2024 la spesa militare globale ha toccato la cifra record di 2.718 miliardi di dollari, + 9,4% rispetto all’anno precedente. Realtà inquietante. È il decimo anno consecutivo di crescita. Oltre 100 Paesi hanno aumentato i propri bilanci per la difesa. Il peso di questa spesa sul PIL mondiale ha raggiunto il 2,5%, I governi danno sempre più priorità alla sicurezza militare a scapito di altre aree di bilancio.
Queste scelte economiche e sociali potrebbero avere effetti significativi sulle società negli anni a venire”, ha commentato Xiao Liang, ricercatore del SIPRI. I cinque principali Paesi per spesa militare nel 2024 sono: Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India. Insieme rappresentano il 60% della spesa globale, con 1.635 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti, da soli, restano saldamente in testa, mentre la Germania diventa il primo investitore in difesa in Europa occidentale. (Parere personale: preoccupante anche per noi europei questo riarmo della Germania). E l’Italia? Con 38 miliardi di dollari, si piazza al 12° posto nel mondo, con un aumento dell’1,4% rispetto al 2023. Una crescita apparentemente contenuta, ma che va letta nel contesto di un riarmo più ampio, condiviso da tutti i membri della NATO. I Paesi NATO hanno speso 1.506 miliardi di dollari, oltre metà del totale mondiale. Un numero record di Stati membri ha superato la soglia simbolica del 2% del PIL per la difesa, trasformando l’obiettivo dell’Alleanza Atlantica in un criterio politico ormai vincolante. Ma a che prezzo? Le conseguenze non si limitano ai bilanci militari.
Molti governi, soprattutto europei, stanno tagliando fondi a sanità, istruzione e welfare
Altri ricorrono a nuove tasse o a un maggiore indebitamento, aggravando le disuguaglianze sociali e sacrificando il benessere collettivo. In un mondo segnato da crisi climatiche, povertà crescenti e sfide sanitarie globali, questa escalation armata solleva interrogativi profondi e preoccupanti.
Davvero la nostra sicurezza dipende da armi più potenti, da carri armati e da caccia militari sempre più costosi?
“È urgente urgentissimo abbandonare la logica della guerra”, ripetono voci autorevoli della società civile e del mondo religioso, “e destinare maggiori risorse alla lotta contro le disuguaglianze e alla promozione della pace. Questi dati non sono semplici numeri: sono il segnale di una deriva che dobbiamo contrastare.
Ogni miliardo speso in armi è un miliardo sottratto all’educazione, alla salute, alla giustizia sociale
La crescita senza precedenti della spesa militare nel 2024 è un monito per tutte le società civili: non possiamo restare spettatori per non ripetere altri Iraq, Ucraina, Russia e tanto altro.