Nella giornata di ieri lo scenario della guerra in Ucraina si è arricchito di nuovi elementi che mettono in evidenza il carattere globale e sempre più complesso del conflitto. L’esercito ucraino ha reso noto di aver catturato nei giorni scorsi un cittadino cinese arruolato tra le fila russe. Secondo quanto riferito da Ukrainska Pravda, l’uomo avrebbe raccontato di essersi unito alle forze armate russe tramite un intermediario in Cina, versando la somma di 300.000 rubli (poco più di 3.000 euro). In cambio, gli sarebbe stata promessa la cittadinanza russa. Il suo addestramento si sarebbe svolto nella regione occupata del Luhansk, in un gruppo composto esclusivamente da cittadini cinesi, senza interpreti. La barriera linguistica, tuttavia, avrebbe influito pesantemente sulla comprensione della situazione sul campo, fino al momento in cui, dopo pesanti perdite, il gruppo si è arreso nei pressi di Bilohorivka. Le autorità ucraine hanno dichiarato che il prigioniero sta collaborando con gli inquirenti e hanno assicurato che il suo trattamento è conforme alla Convenzione di Ginevra. A queste notizie, la reazione di Pechino non si è fatta attendere. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha definito “assolutamente infondate” le affermazioni ucraine secondo cui vi sarebbe un coinvolgimento significativo di cittadini cinesi al fianco dei russi. Lin ha ribadito la neutralità della Cina e il suo ruolo costruttivo nel cercare una soluzione pacifica alla crisi, invitando Kiev a riconoscere questi sforzi.
Frizioni diplomatiche
Nel frattempo, da Mosca arriva una nuova e dura presa di posizione: “Qualsiasi presenza di truppe Nato in Ucraina – indipendentemente da bandiere, insegne o mandato – sarà considerata una minaccia alla sicurezza della Russia e potrà comportare uno scontro diretto con l’Alleanza Atlantica”. Lo ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, accusando Zelensky di voler trascinare l’Europa direttamente nel conflitto. Sempre secondo la portavoce Zakharova, Francia e Regno Unito starebbero pianificando un intervento nei porti del Mar Nero, in particolare a Odessa. L’accusa si basa su una riunione avvenuta il 3 e 4 aprile a Kiev tra i capi di Stato maggiore ucraino, britannico e francese. Sebbene nessuna decisione ufficiale sia stata comunicata, Mosca ritiene che l’irritazione espressa da Zelensky sia legata all’assenza di sviluppi concreti in quella direzione.
Funzionaria russa fermata in Francia
La tensione diplomatica tra Russia e Occidente è ulteriormente aumentata dopo il fermo di una funzionaria del ministero degli Esteri russo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, avvenuto il 6 aprile. Zakharova ha denunciato che la donna, membro di una delegazione ufficiale, è stata trattenuta senza spiegazioni, le sono stati sequestrati telefono e computer, ed è rimasta per ore nella zona di frontiera prima di ottenere il permesso di entrare in Francia. L’ambasciata russa a Parigi ha inviato una nota di protesta, mentre l’ambasciatore francese è stato convocato a Mosca. “Non lasceremo passare l’accaduto senza conseguenze”, ha avvertito Zakharova.
Ue: no al rilancio del Nord Stream
Sul fronte energetico, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione che respinge qualsiasi tentativo di rilancio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. La motivazione è chiara: aumenterebbero la dipendenza dell’Europa dal gas russo, minando la sicurezza energetica e contraddicendo gli obiettivi di diversificazione delle fonti. La risoluzione invoca anche l’urgenza di istituire un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina e una Commissione per i risarcimenti. Secondo il testo, l’aggressione russa non è solo un attacco all’Ucraina, ma a tutta la comunità internazionale. “L’impunità aprirebbe la strada alla reiterazione di simili crimini, minando la pace e la sicurezza globali”, affermano i deputati.
Attacchi russi: almeno 20 feriti
Sul campo continua a mietere vittime civili. Nella notte tra martedì e mercoledì, un’ondata di droni russi ha colpito diverse città ucraine. A Dnipro, sono rimaste ferite almeno 14 persone, una in modo grave. Cinque edifici residenziali sono stati colpiti e oltre 200 finestre distrutte. A Kramatorsk, altri tre feriti, tra cui un bambino di 11 anni, sono stati registrati in seguito a un attacco massiccio. Da parte sua la Russia ha accusato Kiev di aver tentato un attacco con otto droni contro la stazione di compressione Korenovskaya, cruciale per il funzionamento del gasdotto Turkish Stream. Mosca afferma che tutti i droni siano stati abbattuti e che non si siano verificati danni. L’accusa, non verificabile in modo indipendente, rientra nella serie di reciproche denunce circa il mancato rispetto delle intese sulla protezione delle infrastrutture energetiche.