martedì, 11 Febbraio, 2025
Attualità

Basovizza e la storia maestra di vita

Un monito contro violenze e guerre

Si dice che la storia sia maestra di vita nel senso che sappia insegnare i giusti comportamenti, Si dice anche che ciò che è accaduto, magari in forme diverse, inevitabilmente si ripeterà. C’è del vero e del falso in entrambe le proposizioni. Duemilacinquecento anni di storia occidentale ci hanno insegnato a condannare la schiavitù, ad amare la democrazia e la giustizia, a considerare che gli uomini sono uguali e che non ci dovrebbe essere differenza tra i sessi. Ci ha inoltre insegnato ad aborrire le discriminazioni di razza, di religione e di credo politico e a rispettare la vita e la dignità dell’essere umano. Tutto giusto dunque?

Non proprio; la politica di potenza è ancora una condizione vigente. Talvolta la guerra coinvolge stati democratici contro dittature come accadde nella Seconda Guerra Mondiale e nella Guerra del Peloponneso, magistralmente raccontata da Tucidide, che vide la oligarchica Sparta sconfiggere la democratica Atene nella battaglia finale di Egospotami del 404 A. C. Ma spesso si tratta di conflitti mossi solo dal desiderio di potenza come nella Prima Guerra Mondiale. Qualcosa queste due tragedie ci hanno insegnato; un conflitto tra nazioni europee è impensabile. Ma il concetto di potenza non è tramontato.

Proprio in questi giorni assistiamo ad una fase di riarmo di tutte le nazioni. La locuzione latina “si vis pacem para bellum” dopo duemila anni è ancora attuale. Non è però neanche vero che quanto di male è accaduto debba necessariamente ripetersi.

Ma per combattere questo rischio non c’è nulla di peggio che l’oblio. Il monumento di Basovizza è un monito. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale migliaia di italiani furono uccisi e gettati nelle foibe, cavità carsiche naturali profondissime. Alcuni dopo indicibili torture ed altri ancora vivi. Tra loro c’erano dei fascisti che si erano macchiati di crimini ma avrebbero avuto diritto a un regolare processo; molti altri solo perché erano italiani. Una operazione di pulizia etnica. Perché per fatti avvenuti nel 1945 una congiura del silenzio è durata sino al 2004 quando con una legge fu istituita la giornata del ricordo? Quando ormai si delineava la vittoria degli alleati e Togliatti aveva deciso di rientrare in Italia, fu convocato da Stalin (esistono i verbali della riunione) che gli impose di mettere da parte velleità di rivoluzione e di collaborare con il governo regio.

Volendo mano libera nell’Europa dell’est non voleva creare malumori con gli Anglo Americani. La cosa non valeva però per l’Istria e per Trieste dove i partigiani comunisti italiani collaborarono con le forze titine alla conquista dell’Istria e alla dura occupazione di Trieste. Si può pertanto capire l’imbarazzo del partito Comunista Italiano a ricordare quegli episodi. Meno chiare le ragioni del comportamento della Democrazia Cristiana e dei partiti alleati. Probabilmente, essendosi Tito staccato dal controllo dell’Unione Sovietica e dovendosi definire un trattato di pace, poi concluso con gli accordi di Osimo, non si volevano creare tensioni con la contro parte. Un classico caso dove la ragion di stato prevale sulla ragione etica. Ma oggi c’è solo la ragione etica che ci motiva a ricordare e a condannare con fermezza le frasi ingiuriose apparse nei pressi del Monumento di Basovizza, che deridono i martiri e rivendicano l’appartenenza di Triste alla Slovenia.

Non dovrebbe esserci spazio per chi vuole riportare indietro le lancette dell’orologio, e questo non è un fatto che riguarda solo il governo; riguarda tutta la nazione e sorprende che alla decisa denuncia della Presidente del Consiglio si siano unite dall’opposizione solo flebili voci. L’associazione nazionale partigiani ha criticato l’episodio con un ma: ha criticatole speculazioni le politiche e le rivendicazioni nazionalistiche (di chi?). Meglio avrebbero fatto, tanto per dimostrarsi contro ogni violenza , a ricordare e criticare la strage di Porzus dove il 7 febbraio 1945 17 partigiani cattolici della brigata Osoppo furono massacrati dai partigiani comunisti della brigata Garibaldi Natisone per la sola colpa di voler difendere l’italianità di quelle terre.

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