Una multa da 3,5 milioni di euro. Questa la pena che è stata commisurata dall’Antitrust ai danni di Meta, la società che controlla, tra l’altro, Facebook, Instagram e WhatsApp. Nocciolo della questione, due pratiche commerciali ritenute scorrette e ingannevoli, che riguardano la possibilità di creare e gestire degli account sui social network.
La prima pratica, finita sotto le lenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha accertato che la società Meta non ha prontamente informato gli utenti di Instagram della gestione e utilizzo dei loro dati personali, immessi durante la fase di registrazione e creazione del proprio profilo, utilizzati per finalità commerciali, violando gli articoli 20, 21 e 22 del ‘Codice del consumo’.
Gestione non puntuale
La violazione dell’articolo 20 ha, inoltre, riguardato la gestione non puntuale degli account degli utenti su Facebook e Instagram. Nel caso specifico, la piattaforma non ha gestito correttamente la sospensione dei profili, non specificando come volesse effettuare la sospensione, e se la verifica fosse effettuata da un controllo umano o tramite l’intelligenza artificiale. Non ha, inoltre, dato agli utenti delle stesse piattaforme virtuali, informazioni in merito alla possibilità di contestare la decisione presa circa alla sospensione del proprio account, quando c’è la possibilità di decidere se optare per il ricorso a un organo di risoluzione stragiudiziale delle controversie, come ad esempio un mediatore o un arbitro, oppure presentare la questione direttamente davanti a un giudice.
“Modifiche già apportate”
Altra pratica giudicata non corretta, sempre secondo l’Antitrust, è quella che ha riguardato il termine per la contestazione in caso di sospensione del proprio profilo sui social gestiti da Meta, di soli 30 giorni, che è stato giudicato breve.
La società fondata da Mark Zuckerberg, con sede a Menlo Park, in California, nel corso del giudizio aveva già deciso di sospendere le due pratiche poi risultate scorrette, senza, però, evitare un giudizio che ha portato alla multa milionaria. “Siamo in disaccordo con la decisone presa dall’Antitrust perché già dallo scorso agosto abbiamo apportato delle modifiche per gli utenti italiani che indirizzano i temi sollevati dall’Autorità garante. Abbiamo reso ancora più chiaro il modo in cui utilizziamo i dati per mostrare annunci personalizzati su Instagram e fornito agli utenti informazioni e opzioni aggiuntive per fare ricorso in caso di sospensione dell’account”, la replica di un portavoce di Meta.