domenica, 5 Maggio, 2024
Politica

Premierato, al Senato via libera della Commissione

Il testo approvato con i voti favorevoli di FdI, FI, Lega e Autonomie. Le opposizioni non ci stanno

“Presto gli italiani potranno scegliere direttamente il loro Presidente del Consiglio mettendo la parola fine a inciuci, giochi di palazzo e governi tecnici”. Tramite i propri social la Ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati ha espresso tutta la propria soddisfazione per il via libera in Senato alla riforma costituzionale sul Premierato da lei fortemente voluta. Difatti ieri la Commissione Affari costituzionali ha dato l’ok al Ddl grazie ai voti favorevoli dei gruppi di maggioranza (FdI, FI, Lega e del gruppo Autonomie) mentre hanno votato contro Pd, M5S e Avs (si è astenuta invece Italia viva). Ora sarà la Conferenza dei capigruppo a dover calendarizzare nei prossimi giorni il provvedimento in Aula. Prima o dopo le elezioni europee? Per il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato e relatore del Premierato Alberto Balboni il Parlamento ha bisogno del tempo necessario per approfondire i temi della riforma: “Dobbiamo lavorare senza ritardo, ma anche senza fretta. Noi siamo sufficientemente soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto e che è durato 5 mesi con 59 audizioni, 1800 emendamenti, 4 emendamenti del governo che hanno tenuto conto delle necessità di miglioramento emerse dalle audizioni”.

Le prossime fasi

Di certo da Fratelli d’Italia arriveranno le maggiori pressioni perché la discussione parta al più presto, mentre le opposizioni potrebbero cercare di rimandarla. Le prossime fasi? Il percorso legislativo prevede altri diversi passaggi, dall’approvazione in Senato al passaggio attraverso la commissione Affari costituzionali della Camera fino all’approvazione finale in entrambe le Camere. Ma, trattandosi di una riforma costituzionale, si aggiunge una pausa di almeno tre mesi dopo l’approvazione della Camera, seguita da un ulteriore iter sempre attraverso Senato e Camera.

Le modifiche introdotte dalla Commissione hanno dato adito a un acceso dibattito nell’agone politico. Uno degli emendamenti più significativi riguarda la riscrittura della norma ‘anti-ribaltone’. Secondo il nuovo testo, in caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, il Capo dello Stato scioglie le Camere, mentre in caso di dimissioni del Primo Ministro, quest’ultimo può proporre lo scioglimento delle Camere entro sette giorni dalla sua uscita dall’incarico. Se ciò non avviene, o in caso di morte, impedimento permanente o decadenza, il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico di formare il governo a un nuovo parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio dimissionario. Un’altra importante novità riguarda l’introduzione di un limite dei mandati per il Premier eletto.

Botta e risposta

Sicuramente l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, battaglia che il Centrodestra porta avanti da tempo, è da sempre al centro di diatribe tra la maggioranza e le opposizioni. Per il Presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha parlato di una riforma seria, efficace ed equilibrata, con il via libera della Commissione Affari costituzionali alla riforma del Premierato conta la volontà degli elettori “perché devono essere gli italiani a scegliere chi deve guidare il governo, non gli accordicchi di palazzo fatti alle loro spalle”.

Di parere opposto il Pd che ha accusato la maggioranza di non aver mai voluto avviare un confronto politico sul Premierato. “L’unica cosa che la Destra ha voluto fare”, le parole del senatore Andrea Giorgis, Capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali a palazzo Madama, “è stata l’accelerazione dei lavori con la moltiplicazione delle sedute, e l’indisponibilità a mettere in discussione un testo contraddittorio che man mano che lo si analizzava appariva sempre più problematico e incompatibile con i fondamentali principi della democrazia pluralista, e della separazione e della limitazione del potere, sanciti nella nostra Costituzione. Perché con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, e la contestuale elezione di una ‘sua’ maggioranza parlamentare eletta per ‘trascinamento’ si passerà dalla primazia del Parlamento e del pluralismo che in esso trova rappresentanza e composizione, alla primazia del Governo e in particolare dell’Uno/a”. Si determinerà, insomma, la concentrazione del potere in una sola figura, il Premier “che disporrà di una maggioranza in grado di eleggere anche il Presidente della Repubblica”.

“Scambio politico”

Giorgis ha criticato il silenzio della maggioranza alle critiche e considerazioni delle opposizioni, per una risposta “che sta probabilmente nello scambio tra autonomia differenziata e Premierato che la maggioranza ha siglato: un patto che impedisce alle forze che sostengono il governo di discutere liberamente e nel merito di ciascuno dei due provvedimenti”. Stesso concetto espresso dal Capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro che ha parlato di uno “scambio politico tra Premierato (al Senato) e Autonomia (alla Camera)”.

Alessandra Maiorino, del Movimento 5 Stelle, ha detto che il ddl“per quanto breve è una carica di tritolo sotto la nostra architettura costituzionale, senza però dire quale è l’alternativa a tale architettura, che è solo abbozzata”. “Politicamente è un tentativo di riscrittura della storia a posteriori. Le madri e i padri costituenti hanno voluta una Costituzione plurale per ragioni evidenti. Voi cancellate gli ultimi decenni dal 1948 ad oggi e tornate indietro” ha aggiunto Maiorino riferendosi alla maggioranza.

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