mercoledì, 1 Maggio, 2024
Esteri

Turchia, amministrative. Erdogan sconfitto, l’opposizione trionfa nella grandi città

Il sindaco di Istanbul ora può cominciare a correre per la presidenza

“E’ un momento cruciale non solo per Istanbul ma per la democrazia stessa. Mentre celebriamo la nostra vittoria, mandiamo al mondo un messaggio: è finito il declino della democrazia”. L’affermazione è del nuovo sindaco di Istanbul, Ekrem Imamouglu del Chp, eletto con oltre il 51% dei consensi e che nella capitale ha battuto il candidato del Presidente Erdogan. “Si sono aperte le porte del futuro” ha detto il neo sindaco pensando, probabilmente, al suo futuro di candidato alla presidenza. Il partito dell’opposizione ha vinto anche nella capitale Ankara e in tutte le maggiori città del Paese. Hanno votato in 61 milioni e anche il Presidente Erdogan è costretto ad ammettere pubblicamente la sconfitta: “hanno vinto 85 milioni di turchi, il risultato deve essere un punto di svolta per il nostro partito”, ha osservato e quindi ha aggiunto: “non abbiamo ottenuto il risultato che ci aspettavamo, è il momento di fare analisi e agire con coraggio. Negli ultimi 22 anni ci sono state 18 elezioni e abbiamo quasi sempre vinto – questa volta non è andata così, ma in futuro tutto può succedere”. Imamouglu ha definito il risultato di Istanbul come “un faro di speranza e una testimonianza della resilienza dei valori democratici contro il crescente autoritarismo”, “c’è l’eco dello spirito della fondazione della nostra Repubblica da parte di Mustafa Kemal Ataturk”.

Sconfitta pesante

Il partito di Erdogan ha perso, ma ha perso male con distacchi tra i candidati anche di trenta punti nonostante si fosse speso in prima persona durante la campagna elettorale per queste amministrative per cercare di riprendere il primato politico nelle città, ma senza successo. Istanbul conta quasi un quinto di tutta la popolazione della Turchia, vi risiedono circa 15,5 milioni di persone e il neo sindacato ha vinto con 11 punti di distacco. Le opposizioni confermato di avere uno zoccolo duro in grado di competere per il governo nazionale. Le affermazioni, soprattutto, di Ekrem Imamoglu a Istanbul e di Mansur Yavas a Ankara (30 punti di distacco), sono anche la conferma che nonostante le inchieste giudiziarie, definite pretestuose, tutte fondate su reati di opinione, che il Presidente Erdogan ha perso smalto. Tanto che oltre alle grandi città è arrivata la sconfitta anche per l’amministrazione locale di Bursa, centro industriale considerato una vera e propria roccaforte dell’Akp. Al Presidente restano in mano i centri principali della costa del Mar Nero e buona parte dell’Anatolia centrale. Ma anche qui si segnalano province che cambiano di segno, l’avanzata di partiti ultranazionalisti e religiosi.

La Turchia più profonda

Nel Sudest a maggioranza curda vince quasi dappertutto il partito Dem, sigla che raccoglie l’eredità del partito a base etnica Hdp – i cui dirigenti sono stati in gran parte da tempo arrestati con accuse non sempre convincenti di contiguità con il movimento separatista armato del Pkk. “Un risultato storico”, commenta il leader del ChpÖzgür Özel: “gli elettori hanno deciso di cambiare il volto della Turchia e aprire le porte a un nuovo clima politico”. A livello nazionale le proiezioni politiche parlano anche di un sorpasso: il Chp supera il 37%, mentre il partito di Erdogan, l’Akp si ferma al 36%.

Opposizione compatta

Per molti osservatori tra le cause del crollo dell’Akp la rottura con gli islamici conservatori di Refah, che in un anno sono riusciti a raddoppiare le preferenze e conquistare due province. Refah e cresciuto accusando Erdogan di ipocrisia sulla Palestina e di aver mantenuto i rapporti con Israele. Tuttavia va sottolineato come, a differenza dello scorso anno, stavolta l’opposizione abbia mostrato segni di compattezza. Ha fatto bene al Chp anche il cambio di segretario; l’elezione di Ozgur Ozel, ha svecchiato un partito in cui il predecessore Kemal Kilicdaroglu ha collezionato sconfitte e perso male anche le elezioni di 10 mesi fa.

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