sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

Esce l’autobiografia di Papa Francesco. Una vita intrecciata con l’umanità

Uno dei capitoli dedicato all’Europa. Se sarà tecnocratica il progetto finirà

Esce oggi, 19 marzo, il libro autobiografico di Papa Francesco, “Life” edito da HarperCollins distribuito contemporaneamente in 21 paesi del mondo. Il Pontefice ripercorre, assieme al giornalista Fabio Marchese Ragona, le tappe importanti e significative della sua vita che si intreccia con la Storia del mondo dal secondo dopoguerra a oggi. I ricordi degli anni in Argentina, lo sbarco sulla Luna, la caduta del Muro di Berlino e l’attacco alle Torri Gemelle trovano il futuro Papa sempre partecipe al destino dell’umanità come uomo e come prete fino al 2013 quando José Maria Bergoglio viene chiamato al sommo scranno pontificio.

La regina Elisabetta aveva ragione

Dalle pagine riguardanti l’Unione europea abbiamo tratto dei passi significativi che possono aiutare a leggere quanto sta avvenendo ai confini con la Russia e per l’avvicinarsi delle elezioni di giugno; forse una delle più importanti per il destino del Continente. Il Pontefice ricorda che nel maggio del 1992 l’anglicana Elisabetta II, regina d’Inghilterra, tenne un discorso al Parlamento Europeo in cui disse che l’Ue si sarebbe indebolita se avesse soppresso la ricchezza insita nelle differenze tra i vari Paesi. “La regina Elisabetta in quel discorso aveva ragione – racconta il Papa – uno dei compiti dell’Europa che si stava delineando in quegli anni era proprio quello di preservare e coltivare la diversità dei vari Paesi. Il progetto era ambizioso e si stava camminando sulla scia indicata dai padri fondatori dell’Unione europea, con il loro sogno di armonizzare le differenze.”

Equilibrio tra popoli, non populismo

Poi guardando a Est, l’area europea più travagliata, il Papa scrive: “Durante il mio viaggio a Budapest nell’aprile del 2023 ho incontrato le autorità, esponenti della società civile e del corpo diplomatico: in quell’occasione, richiamando il discorso che ho tenuto al Parlamento europeo di Strasburgo nel 2014, ho parlato proprio della necessità che l’Europa non sia ostaggio delle parti, vittima di populismi autoreferenziali, e che non si trasformi nemmeno in una realtà fluida che dimentica la vita dei popoli. Ho parlato del bisogno di armonia, in cui ciascuna parte si senta integrata nell’insieme e conservi, allo stesso tempo, la propria identità; ogni popolo porta le sue ricchezze, la sua cultura, la sua filosofia e deve poter mantenere questa ricchezza, questa cultura e questa filosofia, armonizzandosi nelle differenze. Il problema è che oggi questo non avviene più, il sogno dei fondatori sembra essere ormai lontano.”

Memorabile discorso di Wojtyla

E poi il passato e il futuro di un’Europa fatta da tanti popoli e sensibilità e l’attuale Pontefice si appoggia al predecessore, Papa Wojtyla che, nel 1988, “tenne un memorabile discorso al Parlamento europeo: chiarì molto bene il concetto, aggiungendo che gli europei avrebbero dovuto accettarsi gli uni gli altri pur appartenendo a diverse tradizioni culturali o correnti di pensiero, e accogliere anche le persone straniere e rifugiate, aprendosi dunque alle ricchezze spirituali dei popoli degli altri continenti. Una visione cristiana, questa, che ci permette di trovare nella storia dell’Europa un incontro continuo tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha sempre contraddistinto il popolo europeo. La terra rappresenta invece la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi”

Il futuro dell’Europea

E quindi Papa Francesco guarda lontano: “il futuro dell’Europa – la vecchia Europa, stanca e sterile – dipende dalla scoperta del nesso vitale tra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che ama e difende. È necessario che l’Unione oggi si svegli dal torpore, che torni a dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: integrare, dialogare e generare. Dopotutto il Vecchio Continente, se necessario, è in grado di ricominciare da capo: lo ha dimostrato dopo la Seconda guerra mondiale quando tutto era da ricostruire. E ci riuscì perché la speranza non venne mai meno nei cuori di chi stava fondando questo nuovo soggetto politico, mettendo al centro di tutto gli esseri umani. È fondamentale, a tal proposito, che si pensi alla formazione di persone che leggano i segni dei tempi e sappiano interpretare il progetto europeo nella storia di oggi. Altrimenti prevarrà soltanto il paradigma tecnocratico che non attira le nuove generazioni e sancirà la fine di questo progetto.” I paragrafi riportati tra virgolette sono tratti dalle pagine 193-195 del capitolo “La nascita dell’Unione Europea”.

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