L’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha avviato un’istruttoria nei confronti della società irlandese TikTok Technology Limited a seguito della presenza sul social di numerosi video di ragazzi che “reiterano, diffondono e illustrano concretamente comportamenti autolesionisti”, a cominciare dalla triste e pericolosa sfida della “cicatrice francese”. Una forma di autolesionismo per la quale ci si sfregia la faccia. Secondo la Fondazione Veronesi l’autolesionismo colpisce in Europa circa 1 adolescente su 5. Le misure restrittive durante la pandemia da Sars-Cov2 hanno impattato significativamente sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti portando a un aumento esponenziale delle richieste di aiuto. “Se prima della pandemia – spiega Maria Pontillo, psicoterapeuta al Pediatrico Bambin Gesù – l’autolesionismo in Italia riguardava il 20% dei ragazzi tra i 13 e i 18 anni; nel post Covid abbiamo raggiunto una percentuale ancora più impressionante, che supera addirittura il 50%; è quanto emerge da uno studio in via di pubblicazione”.
Spia di un fenomeno grave
La “cicatrice francese” si ottiene stringendo continuamente e con violenza la pelle delle guance affinché appaiano ematomi e macchie rosse in corrispondenza degli zigomi. La nuova tendenza diffusa con l’hashtag #cicatrice, arriva dalla Francia, da cui il nome di “cicatrice francese”. Ma come spesso accade con i contenuti virali, la pratica si è diffusa velocemente in tutto il mondo, Italia compresa, “dove ha ottenuto più di 3 milioni di visualizzazioni.” Per Pontillo è la spia di un “fenomeno grave” e punta dell’iceberg di tutto un universo, sfumato e complesso, di atti di autolesionismo tra gli adolescenti (13-18 anni) e anche tra i ragazzini di 10-11 anni.
Ragazze colpite di più
L’autolesionismo si può manifestare attraverso differenti modalità, sfumature e livelli di gravità. Si va dal procurarsi tagli al colpirsi con e contro oggetti rigidi, dal mordersi allo strapparsi i capelli, dal grattarsi la pelle fino a procurarsi sanguinanti e cheloidi a bruciarsi con la sigaretta. Può presentarsi come singola manifestazione o può essere associato ad disturbi psichiatrici, come i disturbi dell’umore, soprattutto depressione, disturbi del comportamento alimentare, disturbi della personalità e utilizzo di sostanze. “Ne soffrono sia i ragazzi, sia le ragazze – prosegue la psicoterapeuta – con una prevalenza doppia per le femmine, ma i maschi in compenso sono spesso molto più feroci nelle aggressioni fisiche verso se stessi. Dunque una situazione grave e inquietante allo stesso modo, in entrambi i casi”.
Limitare i social non basta
Ma insegnare ai ragazzi a usare meglio i social non basta. “Serve infatti – sottolinea Pontillo – un’educazione all’emozione, serve il dialogo con i genitori, serve una scuola in grado di osservare e comunicare con gli adolescenti e le loro famiglie. Serve allentare al massimo l’ansia da prestazione e non sottoporre bambini e ragazzi a ritmi spesso insostenibili. Ci sono bambini che non contemplano attimi di noia perché le loro agende sono iper organizzate tra sport e impegni vari. Non c’è tregua, non c’è spazio per il salvifico ozio creativo. Così i ragazzi diventano più insicuri, ansiosi e loro fragilità rende il social più pericoloso e ne amplifica il potere”.