sabato, 27 Aprile, 2024
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Biden: “Accordo lunedì”. Netanyahu sorpreso. Al-Ansari: “Siamo vicini”

Non si capisce “su cosa si basi l’ottimismo” del Presidente Joe Biden su una possibile tregua a Gaza entro lunedì prossimo. E’ quanto trapela al Governo israeliano e viene passato ai media a Tel Aviv mentre Hamas si affida all’agenzia Reuters per dire che “ci sono ancora grandi lacune da colmare” nell’accordo prima di arrivare al cessate il fuoco e non c’è ancora “nessuna proposta formale.” Del resto è accaduto già molte altre volte che sia stata annunciata la stretta di mano finale senza un nulla di fatto. Il premier Netanyahu si sarebbe detto “sorpreso” dalle affermazioni di Biden su una possibile tregua con Hamas a Gaza per lunedì prossimo. Ma Biden ha anche dichiarato che “Israele ha avuto il sostegno schiacciante della stragrande maggioranza delle nazioni. Se continua così con questo governo incredibilmente conservatore che hanno, con Ben-Gvir e altri perderanno il sostegno di tutto il mondo, e questo non è nell’interesse di Israele.”

Biden: No a guerra durante Ramadan

Il Presidente degli Stati Uniti ha anche rivelato che Israele sarebbe disposto a fermare la sua guerra contro Hamas a Gaza durante il prossimo mese di digiuno musulmano del Ramadan se verrà raggiunto un accordo per liberare alcuni degli ostaggi tenuti dai militanti. “Il Ramadan – ha spiegato Biden – si avvicina e c’è stato un accordo da parte degli israeliani che non si sarebbero impegnati in attività anche durante il Ramadan, per darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi.” “Il mio consigliere alla sicurezza nazionale – ha aggiunto – mi dice che siamo vicini. Siamo vicini. Ma ancora non è fatta. La mia speranza è che entro lunedì avremo un cessate il fuoco”. Ad avvalorare le parole del Presidente Usa anche il ministro degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari: “siamo fiduciosi, anche se non necessariamente ottimisti, di poter annunciare qualcosa oggi o domani per raggiungere una sorta di accordo.”

Unifil: fermare ecalation

Una fonte di alto livello vicina ai colloqui avrebbe anche riferito che la bozza di proposta inviata a Hamas riguarda una tregua di 40 giorni e lo scambio di prigionieri e ostaggi in rapporto di 10 a uno. Hamas dovrebbe liberare circa 40 ostaggi, compresi donne, persone sotto i 19 anni o con più di 50 anni e malati, in cambio di circa 400 detenuti palestinesi. Secondo altre fonti Israele sarebbe disponibile a liberare 15 palestinesi di alto profilo condannati per gravi accuse di terrorismo, in cambio del rilascio di cinque donne soldato tenute in ostaggio da Hamas. Prevista poi la riapertura degli ospedali e dei panifici a Gaza e l’immediato ingresso delle relative attrezzature e carburante. Ai residenti di Gaza, tranne gli uomini in età da combattimento, sarebbe permesso di tornare a casa nelle aree evacuate. E mentre gli ottimismi provano a contagiare i più la Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), che conta circa 10 mila soldati di cui un migliaio italiani, ha affermato che la recente escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah può mettere a rischio la soluzione politica del conflitto. Ieri, tra l’altro, un ufficiale dell’esercito regolare siriano è stato assassinato e un altro è rimasto ferito in un attentato dinamitardo, attribuito a Israele, messo a segno sul lato controllato dal governo siriano delle Alture del Golan contese con lo Stato ebraico.

Attacchi Houthi, sanzioni all’Iran

Sul mar Rosso ora la guerra si sposta anche sotto acqua. Quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti sarebbero stati messi fuori uso dai ribelli Houthi causando danni alle comunicazioni globali Internet tra Europa e Asia, in particolare nei paesi del Golfo e in India. Ma i ribelli yemeniti hanno smentito che si tratti di una loro azione. Contemporaneamente il Governo yemenita, opposto ai ribelli, denuncia il disastro ambientale che si sta producendo dopo che gli Houthi hanno colpito una nave britannica dalla quale è fuoriuscita una chiazza di petrolio larga una trentina di chilometri. Intanto il Regno Unito e gli Usa hanno varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro alti ufficiali militari dei pasdaran iraniani, uomini d’affari ed entità basate a Teheran e accusati di fiancheggiare le milizie sciite Houthi che controllano parte dello Yemen.

Voto comunale in Israele

Israele è una democrazia e nonostante la guerra ieri si votava per le elezioni municipali che erano previste per lo scorso ottobre, ma furono rinviate a causa dell’attacco di Hamas. Votano sette milioni di israeliani per scegliere i capi dei consigli locali di 197 autorità municipali e 44 consigli locali. Le elezioni, invece, nelle aree che sono state evacuate vicino a Gaza e al confine con il Libano, si terranno tra nove mesi, il 19 novembre prossimo. Molti seggi sono presidiati dal Forum delle famiglie degli ostaggi che espongono cartelli con la scritta: “vota per gli ostaggi.”

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