sabato, 27 Aprile, 2024
Sanità

Schillaci: “Oltre il 40% degli accessi nei Pronto Soccorso è evitabile”

"Scudo penale per i medici"

Un’audizione, quella tenuta ieri dal Ministro della Salute Orazio Schillaci presso la Commissione Affari sociali della Camera in merito all’indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell’emergenza urgenza e dei Pronto Soccorso in Italia, che ha fatto venire parecchi spunti interessanti: dalla necessità di evitare ‘ingolfamenti’ all’interno delle strutture di primo soccorso all’esigenza di rendere strutturale lo scudo penale dei medici, dalla ricerca di specializzandi alla atavica mancanza di dottori e infermieri cui bisogna fare fronte.

Uno dei temi principalmente battuti da Schillaci è stato quello relativo agli accessi al Pronto Soccorso. Ebbene, i numeri da lui riportati hanno evidenziato una significativa pressione sui servizi di emergenza, con oltre 17 milioni di entrate negli ospedali registrate nel 2022, l’anno preso in esame: il 12% degli ingressi è stato classificato come codice bianco, con un tempo massimo di attesa previsto di 240 minuti, mentre il 50% è stato classificato come codice verde, con un tempo massimo di attesa di 120 minuti. Il 19% è stato classificato come codice azzurro, con un tempo massimo di attesa di 60 minuti, il 17% come codice arancione, con un tempo massimo di attesa di 15 minuti, e solo il 2% come codice rosso, con un tempo di attesa immediato. Uno dei dati più preoccupanti sottolineati dal Ministro riguarda la percentuale di accessi evitabili, rappresentati dai codici bianco e verde con dimissione a domicilio, che supera il 40% del totale delle entrate. Un dato che solleva interrogativi sulle modalità di ingresso ai Pronto Soccorso e che sottolinea la necessità di una migliore gestione delle emergenze e una maggiore efficacia nella diramazione dei pazienti.

Riforma del sistema sanitario

L’attenzione di Schillaci si è poi spostata sul bisogno di una riforma strutturale del sistema sanitario, spiegando dell’importanza dello scudo penale, un provvedimento a tutela non solo dei medici, ma anche dei cittadini stessi perché “mira a garantire maggiore tranquillità agli operatori sanitari, consentendo loro di operare senza la costante preoccupazione delle denunce, specialmente considerando che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce non portano a conseguenze legali”.

Il titolale del dicastero di via Ribotta ne ha poi approfittato per sollevare una questione cruciale riguardante le scelte delle specializzazioni mediche da parte dei giovani dottori, evidenziando una tendenza preoccupante verso le discipline che consentono una libera professione autonoma: “Da professore universitario in aspettativa”, ha detto, “pensoche sia necessario che l’università faccia una riflessione all’interno dei corsi di laurea perché credo che chi sceglie di fare il medico non può pensare di avere solo un fine economico, bensì pensare al bene della salute pubblica e al benessere della comunità”.

Schillaci ha quindi rilevato una carenza di attrattiva in alcune aree fondamentali della medicina ospedaliera, come l’anatomia patologica e la radioterapia, che sono essenziali per il funzionamento efficace degli ospedali. Una situazione, ha notato il Ministro, che è evidente anche dalle statistiche recenti che mostrano una bassa scelta dei posti totali messi a concorso in diverse scuole di specializzazione: “Bisogna pensare a un sistema globale di ristrutturazione, a rendere più attrattive alcune specializzazioni e ci stiamo lavorando insieme al Mur”.

Carenza di personale

Durante la relazione Schillaci ha delineato una situazione allarmante riguardante la carenza di personale sanitario in Italia: nel Paese mancano circa 4.500 medici e ben 10.000 infermieri, un’assenza che ha portato al ricorso a medici e infermieri ‘gettonisti’ e cooperative: un fenomeno che ha portato a enormi spese sostenute dalle Regioni per il reperimento di questo personale.

E su questo argomento Schillaci ha rimarcato l’impegno del governo nel trovare modalità migliori per favorire la partecipazione degli specializzandi all’attività all’interno del Servizio sanitario, contribuendo così a ridurre la carenza di personale e migliorare l’efficienza del sistema. Il Ministro ha precisato che, secondo i dati dell’Ocse, l’Italia non si trova agli ultimi posti per numero di medici in rapporto alla popolazione, ma la situazione cambia quando si considera il numero di infermieri. La buona notizia è che nel Paese ci sono attualmente circa 40mila medici in formazione, rappresentati dagli specializzandi che devono essere operativi, contribuendo all’attività sanitaria già durante il periodo di specializzazione.

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