sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Fisco: perché un concordato

Dimenticando che Il concordato fiscale, in Italia, rappresenta da decenni un tema di grande rilievo – sia per le imprese che per l’amministrazione finanziaria – ”La Repubblica” di venerdì u.s. non ha saputo far di meglio che dar notizia dell’estensione generalizzata di questo strumento a tutti le partite IVA, intitolando il proprio articolo di fondo ad una “evasione concordata” che ne potrebbe scaturire.

In realtà, la proposta di un accordo preventivo biennale per definire in anticipo gli importi da pagare e ridurre – per contrappeso – i controlli fiscali, si colloca in un contesto più ampio di semplificazione e ottimizzazione del sistema fiscale italiano che non può esser letto come ulteriore episodio di quei condoni che tanto hanno scandalizzato il giornale di Casa Agnelli.

In realtà il concordato – lungi dall’essere una ulteriore forma di condono – è semplicemente la conseguenza di un calcolo realistico da parte del Governo: calcolo derivante dal confronto fra la misura dell’evasione attuale e i mezzi a disposizione per combatterla efficacemente, non soltanto attraverso i comunicati diffusi dalla grande stampa più o meno compiacente verso l’Amministrazione finanziaria.

I più attenti osservatori sanno infatti che l’Italia ha una lunga storia di conseguenze negative ascrivibili alla complessità fiscale, caratterizzata da un sistema tributario intricato e da un carico talmente elevato da non riuscire neanche ad ottenere- nei confronti degli evasori – quella generale riprovazione che è caratteristica di tutti gli altri Paesi europei.

Negli ultimi anni poi, vi è stata una crescente pressione sia dall’interno del nostro Paese che  dall’Unione Europea per semplificare questo sistema: Il concetto di accordo preventivo si inserisce dunque all’interno di tale tendenza, offrendo alle imprese una maggiore prevedibilità dei comportamenti che il fisco potrebbe assumere nei loro confronti.

L’idea di un accordo preventivo biennale per la determinazione delle imposte si basa d’altronde su alcuni principi fondamentali che vale la pena richiamare qui di seguito:

  1. Offrire alle imprese la possibilità di conoscere in anticipo l’ammontare delle tasse da pagare, riducendo l’incertezza.
  2. Evitare controlli fiscali per il periodo coperto dall’accordo preventivo, a meno di violazioni o irregolarità evidenti.
  3. Avviare infine un rapporto di collaborazione e trasparenza tra le Partite IVA e l’Amministrazione finanziaria.

La prima conseguenza di questo nuovo modo di interfacciarsi fra Fisco e imprese consiste nel fatto che queste ultime potranno meglio pianificare i loro investimenti e le conseguenti strategie di crescita, favorendo un clima di fiducia reciproca con l’Amministrazione; per contro  le grandi imprese potrebbero avere maggiori risorse per negoziare accordi vantaggiosi, a discapito  di quelle piccole e medie: sarebbero perciò anche necessarie modifiche legislative che definissero chiaramente i criteri, le procedure e le condizioni per l’accesso a tali accordi, al fine di garantire equità, trasparenza e accessibilità a tutte le imprese, indipendentemente dalle loro dimensioni.

Il concordato fiscale preventivo biennale rappresenta in ogni caso un’innovazione potenzialmente significativa nel panorama fiscale italiano, offrendo vantaggi in termini di semplificazione e prevedibilità dei comportamenti che verranno assunti dai contribuenti a maggior rischio di evasione.

Tuttavia, la sua implementazione nel sistema richiede un’attenta considerazione delle sfide e delle potenziali conseguenze, oltre a un impegno congiunto tra imprese e autorità fiscali che garantisca un’applicazione equa e trasparente di ogni concordato.

Occorrerà dunque attendere alla prova dei fatti l’effettiva bontà di questo strumento, senza però respingerlo pregiudizialmente, come le Opposizioni stanno facendo, con il malcelato intento di evitare che il Governo ottenga – con i concordati biennali – un significativo incremento degli introiti che i contribuenti andranno nel prosieguo a versare.

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