sabato, 27 Aprile, 2024
Ambiente

Pichetto Fratin: via libera al Pnacc. Previsti 361 interventi

Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). “Un passo importante per la pianificazione e l’attuazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese”, ha dichiarato Pichetto Fratin. “I cambiamenti climatici”, osserva il ministero nel documento, “rappresentano e rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale ed anche nel territorio italiano. L’Italia si trova nel cosiddetto Hotspot mediterraneo, un’area identificata come particolarmente vulnerabile.” Basti un dato: nel solo 2023 eventi estremi come grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua e alte temperature, hanno provocato oltre 6 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana.

Iter lunghissimo

L’annuncio dell’approvazione è stato dato con il nuovo anno, ma del Piano si discute dal 2012 con l’avvio della ricerca di una “strategia nazionale di adattamento” ai cambiamenti del clima. Lunghe trattative. Annunci e smentite da vari governi precedenti e ora la definizione. Si tratta di 361 interventi di adattamento catalogati per urgenza, tempi, tipologia e istituzioni competenti. E’ un documento che fornisce agli enti locali le indicazioni per attuare la strategia di adattamento italiana. In pratica viene chiarito di cosa si debba tenere conto quanto si progetta qualcosa che abbia un impatto ambientale e inoltre crea “l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.

Interventi soft e hard

La finalità del Piano è contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentarne la resilienza. Dal database degli interventi emerge che, sulla totalità di misure individuate la maggior parte (274) è classificata come soft. Ossia si tratta di azioni di informazione, sviluppo di processi organizzativi e partecipativi, e governance. Gli interventi strutturali sono 87, di cui 46 quelli classificati come green. In ambito di dissesto idrogeologico – fenomeno che oggi tiene sotto scacco oltre il 93% dei comuni italiani – il Pnacc riserva 29 interventi tutti rientrati nella categoria soft. Mentre il Piano è più proattivo sul fronte delle risorse idriche. In questo ambito gli interventi strutturali individuati riguardano: l’incremento della connettività delle infrastrutture idriche; la manutenzione della rete idrica artificiale a funzione multipla (bonifica e irrigazione); l’incremento della capacità di accumulo nelle zone rurali e il risanamento del sistema fluviale ripristinando uno stato naturale.

Urgenze e scenari

Le urgenze e gli allarmi riguardano le precipitazioni che nel 2022 sono state inferiori alla media climatologica, soprattutto durante l’inverno e la primavera, con anomalie superiori a -40% rispetto al periodo 1991-2020 portando in molte zone, soprattutto del nord Italia, a periodi di siccità estrema. Ma riguardano anche leemissioni climalteranti, per le quali il Piano prospetta tre scenari: uno ad elevate emissioni che prevede, entro il 2100, concentrazioni atmosferiche di CO2 triplicate o quadruplicate (840-1120 ppm) rispetto ai livelli preindustriali (280 ppm). Uno scenario intermedio, che assume la messa in atto di alcune iniziative per controllare le emissioni e uno scenario di “mitigazione aggressiva”, dove le emissioni sarebbero dimezzate entro il 2050.

Risorse in competizione

I maggiori rischi sono dovuti al ritiro dei ghiacciai e al dissesto geologico, idrologico e idraulico (inondazioni, frane, erosioni e sprofondamenti). “Sebbene le peculiarità naturali del territorio italiano (caratteristiche geologiche, geomorfologiche meteorologiche e climatiche) giochino un ruolo fondamentale nell’origine di tali fenomeni – è scritto nel Piano – diversi fattori antropici contribuiscono in maniera determinante all’innesco o all’esacerbazione delle loro conseguenze”. Dunque sono previsti interventi “intersettoriali” e “multisettoriali” di azioni di adattamento che dovranno essere messe in campo da più livelli istituzionali. Per garantire la circolarità delle risorse, infine, la struttura di governance del Pnacc agirà in “sinergia” con l’Osservatorio sull’attuazione della strategia nazionale dell’economia circolare. Quanto alle risorse per l’attuazione del Piano, queste per la maggior parte non sono definite e nel Piano è precisato che “solo una parte delle risorse cui si fa riferimento sono nelle dirette disponibilità del sistema Italia. Lo schema europeo di finanziamento citato prevede infatti una allocazione dei fondi su base competitiva e dunque l’attribuzione è incerta e sottoposta alla condizione di uno sforzo particolare per la presentazione di candidature qualitativamente eccellenti.”

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