mercoledì, 1 Maggio, 2024
Società

Mattarella: “I territori vanno tutelati, non minati da opportunismi indegni”

Cento anni fa avvenne il disastro della diga del Gleno, nelle Alpi Orobie. Per la ricorrenza, in memoria delle oltre 350 vittime, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al Sindaco del Comune di Azzone, Mirella Cotti Cometti, componente del Comitato ‘Disastro del Gleno 1923/2023’, un messaggio di vivo cordoglio, per esprimere dolore e frustrazione per un evento catastrofico preannunciato.

Il ricordo

“Sono trascorsi cento anni dal giorno del disastro della diga del Gleno, dopo nefasti e purtroppo trascurati annunci. Milioni di metri cubi di acqua precipitarono sui paesi sottostanti, cancellando case, scuole, fabbriche, strade”. Oltre 350 persone vennero travolte e uccise: molte di queste erano fanciulli. Ha aggiunto il Capo dello Stato: “La morte, il dolore, la sofferenza impressero un segno indelebile sulle comunità e sulle valli. L’Italia intera non dimentica, come non possono dimenticare le genti che hanno ricostruito dopo la catastrofe”.

“Apprezzamento e vicinanza”

Il crollo della parte centrale della diga del Gleno, ha sottolineato Mattarella, fu la conseguenza “di gravi responsabilità nella progettazione e nella costruzione, di sconcertanti omissioni nelle autorizzazioni e nei controlli. Esprimo apprezzamento e vicinanza ai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore di Scalve, promotori di iniziative che nella ricorrenza coinvolgono le loro comunità”.

Tutela delle persone

“Drammatiche lezioni di questa natura devono produrre maggiore lungimiranza e prudenza”, ha commentato Mattarella. Occorre poi, “che si affermi una visione di lungo periodo nella tutela delle persone nei territori, non condizionata da interessi contingenti o indegni opportunismi”.

Italia unita

Il Presidente ha poi aggiunto: “La memoria del disastro del Gleno contiene anche la solidarietà espressa alle comunità colpite e che sempre il nostro Paese ha manifestato con generosità e larga partecipazione di fronte alle difficoltà e ai bisogni in situazioni d’emergenza”, e conclude ricordando come sia da considerare “un tratto della nostra storia e della nostra cultura che interpreta il valore prezioso dell’unità”.

La tragedia

Il disastro avvenuto 100 anni fa fu un evento catastrofico provocato dal cedimento strutturale dell’appena ultimata diga del Gleno, in val di Scalve, nelle Alpi Orobie. Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino si riempì per la prima volta. Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d’acqua dalla diga, fino al 1º dicembre 1923 quando si verificò il crollo. Sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d’Iseo. L’enorme massa d’acqua, preceduta da un terrificante spostamento d’aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona.

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