Santa Trada e Torre Faro, punte estreme di Calabria e Sicilia, famose per i due piloni “monumenti storici tutelati”, torneranno nella notorietà mondiale per il Ponte sullo Stretto?
Dopo 70 anni, negli stessi luoghi dovrebbero sorgere le fondamenta delle due torri di 399 metri, con le relative basi di ancoraggio, destinate a reggere i quattro cavi d’acciaio e gli impalcati per il ponte sospeso più lungo del mondo.
Dal 1955 e per circa 30 anni, i due piloni o tralicci, detti goliardicamente “I Guardiani dello Stretto” in Santa Trada e Torre Faro, hanno supportato i tre cavi d’acciaio che – fungendo proprio da ponte tra le due Regioni dello Stretto e per una lunghezza di 3.646 metri – costituivano l’elettrodotto indispensabile a integrare il triplicato il fabbisogno dei consumi elettrici della Sicilia, a far data dal secondo dopoguerra.
Anche in questa circostanza il periodo di gestazione dell’opera è stato lungo e travagliato.
Il progetto dell’opera inizia nel 1948 a cura della SGES (Società Generale Elettrica della Sicilia), recuperando un precedente studio del 1921. I cantieri si aprono, con la posa della prima pietra nei pressi di Torre Faro, nel 1953 e si chiudono nel dicembre 1955, con la messa in funzione dell’elettrodotto. Si tratta di 3.646 metri di collegamento aereo, un record per l’elettrodotto più lungo del mondo che, nel 1958 riceve anche il premio ANIAI 1957 (Associazione Nazionale Ingegneri ed Architetti Italiani), quale migliore realizzazione di ingegneria elettrotecnica italiana degli anni 1951/1956, alla cui opera vi è la partecipazione dell’Ente siciliano dì elettricità e delle Ferrovie dello Stato.
I due tralicci sorgono in tempi diversi e anche con caratteristiche differenti. Il pilone di Torre Faro è alto 224 metri, con una base di calcestruzzo di 11 metri per eguagliare i 235 metri del traliccio calabrese, situato sulla sommità della collina di Santa Trada e, coi suoi 165 metri sottostanti di promontorio, svetta a ben 400 metri sullo specchio d’acqua dello stretto.
Ovviamente anche le fondazioni, sulle due sponde, sono diverse a causa della natura del terreno. Quelle di Torre Faro arrivano fino a 20 metri sotto il livello del mare mentre quelle di Santa Trada poggiano sulla roccia.
Si racconta che la tesatura dei tre cavi conduttori fu un’operazione complessa, ulteriormente complicata per un improvviso attraversamento di una petroliera che aveva disatteso i segnali di divieto che da giorni bloccavano lo stretto.
Non mancano, comunque, note liete quali quella rinvenuta nell’archivio ufficiale web.archive.org., col seguente testo: “”L’energia che ci unisce – la storia del “Ponte dell’Energia” tra Sicilia e Calabria””.
Altre frasi geniali e molto significative, quasi poetiche, sono quelle di Ernesto Oliva, ReportageSicilia: “Quando la luce solcò lo Stretto”; di Nino Principato, su mutualpass.it: “l’ottava meraviglia del mondo: l’elettrodotto dello Stretto”. Su Stretto Web del 27 agosto 2017 si legge: “I guardiani dello Stretto”: storia e curiosità dei due Piloni tra Sicilia e Calabria; Francesco Pagano su ganzirri.it del 20 agosto 2007 parla de “Il Pilone di Torre Faro. Su saelecco-club.it si legge: “Le Torri sullo Stretto di Messina – Da un resoconto dell’epoca…
Si narra, altresì, che quando nel 1992, vi fu la dismissione della connessione aerea in in favore di quella sottomarina, eliminando i tre cavi sospesi tra le due sponde, la gente dei rispettivi territori non riuscì a trattenere le lacrime.