sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Migrantes. Sei milioni di italiani all’estero. Il doppio rispetto al 2006

Il ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ della Fondazione Migrantes, presentato ieri, parla chiaro: c’è una vera e propria fuga di connazionali verso l’estero: “Al 1° gennaio 2023 i connazionali iscritti all’Aire (l’Anagrafe italiani residenti all’estero) sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua inesorabilmente a perdere residenti (in un anno -132.405 persone, lo -0,2%), l’Italia fuori dell’Italia continua a crescere anche se in maniera meno sostenuta rispetto agli anni precedenti”, si legge nella documentazione presentata dall’organismo pastorale della Cei. Ma fatti bene i conti, dal 2006 la presenza all’estero è cresciuta del 91%. Nello specifico, le italiane all’estero sono praticamente raddoppiate (99,3%), i minori sono aumentati del +78,3% e gli over 65 anni del +109,8%. I nati all’estero sono cresciuti, sempre dal 2006, del +175%, le acquisizioni di cittadinanza del +144%, le partenze per espatrio del +44,9%, i trasferimenti da altra Aire del +70%.

Origine meridionale

Il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro. La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila). Seguono – restando al di sopra delle 500 mila unità – la Lombardia (quasi 611 mila), la Campania (+548 mila), il Veneto (+526 mila) e il Lazio (quasi 502 mila). Al contrario di quanto capita per gli italiani in Italia, l’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. Crescono le classi di età centrali costituite da giovani, giovani adulti e adulti maturi: il 23,2% (oltre 1,3 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% (più di 1,2 milioni) ha tra i 18 e i 34 anni. Guardando alle classi di età più mature il 19,5% (oltre 1,1 milioni) ha tra i 50 e i 64 anni mentre gli anziani over 65 anni sono il 21,1%. Tra questi, la fascia più rappresentata è quella dei 65-74 anni (9,6%, 570 mila circa). I minori sono più di 855 mila (14,4%).

L’attuale presenza italiana all’estero è europea. Il vecchio continente accoglie oltre 3,2 milioni di connazionali (il 54,7% del totale) mentre il continente americano segue con oltre 2,3 milioni (40,1%). Oggi le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

Scelta libera, non obbligo di fatto

Tramite un messaggio, alla presentazione del Rapporto (giunto alla sua 18esima edizione) è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha tenuto a precisare che gli italiani sono ovunque benvenuti e apprezzati, per la loro cultura, tenacia e creatività. “Lavorare all’estero per i nostri giovani è una grande opportunità di crescita umana e professionale e deve essere una scelta libera, non un obbligo di fatto”. Importante, dunque, avere la possibilità di tornare all’interno del BelPaese per evitare una fuga di cervelli: “Se, dopo un percorso formativo in Italia, si è costretti a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione o di soddisfacenti prospettive e, soprattutto, una volta acquisite preziose conoscenze ed esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia alla quale bisogna porre rimedio. Quando non si riesce a riportare nel nostro Paese professionalità, esperienze, risorse umane, è l’intera comunità che viene impoverita”.

Un segnale d’ottimismo

Presente anche il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni, che nel corso del suo intervento c’è un dato che è motivo di ottimismo: “È il calo degli espatri negli ultimi due anni, nettamente inferiori rispetto a quanto si osservava fino al 2019. E l’aumento dei rimpatri dall’estero dei nostri connazionali. Meno italiani che lasciano l’Italia. Più italiani che decidono di rientrare. E forse non è casuale che questo sia coinciso con un periodo in cui l’economia italiana ha conosciuto una forte ripresa in seguito alla pandemia”.

Informazione di ritorno

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha poi spiegato che il governo è al lavoro per il rientro degli italiani in patria: “Ha puntato anche sul ruolo dei media, tanto nazionali (Rai Italia, in particolare), quanto nei paesi d’accoglienza per informare meglio chi sta fuori e realizzare un’informazione di ritorno, in grado cioè di far finalmente conoscere in modo esauriente in tutti i loro aspetti gli italiani fuori a chi sta in patria. Nel settore informativo, soprattutto in questo momento, inoltre, è importante fornire ai potenziali migranti notizie corrette sulla situazione dei loro Paesi di destinazione, sulle opportunità e sui pericoli che devono affrontare”.

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