venerdì, 31 Maggio, 2024
Geopolitica

La contesa tra Iran e Arabia Saudita nello scacchiere mediorientale

Il generale Vincenzo Camporini ha percorso tutti i gradi della carriera militare fino a ricoprire la massima carica di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica (2006-08)  e di Capo di Stato Maggiore della Difesa

Generale Camporini si sta profilando una nuova e forse inedita guerra tra Israele Hamas. Con quali possibili sviluppi?

Hamas ha  conseguito l’obiettivo che  voleva conseguire, cioè dimostrare la vulnerabilità di  Israele che si è fatto cogliere  completamente di sorpresa. Ora c’è  la reazione israeliana con il blocco delle forniture di acqua, di cibo e  di elettricità nella Striscia di Gaza.

Si parla  di un’ operazione di terra che non sarebbe esente da rischi perché il combattimento urbano è l’incubo di qualsiasi militare. Ogni angolo, ogni portone può diventare il luogo di un’imboscata. La ricerca dei miliziani di Hamas sicuramente non è facile in un ambiente densamente popolato come quello urbano.

Se Israele dovesse subire contemporaneamente anche gli attacchi di Hezbollah dal Libano sarebbe in grado di reagire  su vari fronti o avrebbe bisogno di un forte sostegno militare diretto degli Stati Uniti?

Io credo che da questo punto di vista non ci siano problemi sostanziali. Il fronte settentrionale è presidiato, sicuramente è importante anche il fronte meridionale. È chiaro che poi dovrà essere implementata una vigilanza che in questa circostanza si è dimostrata inesistente.

L’Iran sembra il regista occulto  e neanche tanto silente. Alcune dichiarazioni cinque giorni prima dell’assalto di Hamas erano molto esplicite e anticipavano quello che poi è successo. Secondo lei Israele può immaginare una qualche forma di ritorsione mirata contro il regime degli ayatollah?

Secondo me sarebbe assolutamente inappropriato. Israele non ne trarrebbe nessun vantaggio se non quello della vendetta. Credo che gli uomini politici possono andare oltre queste concetti un po’ infantili.

Come vede invece complessivamente l’equilibrio strategico che si sta delineando nel Medio Oriente. Secondo lei l’Arabia Saudita si fermerà o continuerà sulla strada degli Accordi di Abramo con Israele?

Credo che questa operazione di Hamas, al di là degli effetti terribili sul popolo israeliano, sia stata mirata anche a minare questo processo di progressivo avvicinamento tra Tel Aviv e Ryiad che certamente avrebbe messo in discussione gli equilibri o meglio gli squilibri in quell’area.

Non dimentichiamo che tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita c’è un’antica ruggine e c’è sicuramente una forte competizione per il predominio in quella regione. È chiaro che un avvicinamento dell’Arabia Saudita ad  Israele avrebbe fornito a Ryiad gli strumenti politici per poter rivendicare questa supremazia.

Gli altri Paesi del Golfo staranno a guardare o qualcuno sarà tentato di sostenere Hamas non solo a parole?

C’è il Qatar che ha una forte presenza della Fratellanza musulmana che potrebbe in qualche  modo schierarsi direttamente, anche se non con delle forze sul campo, ma certamente con un sostegno economico mirato, che tra l’altro non è mai mancato. Se si facessero i conti di quanti aiuti economici  sono arrivati nella  Striscia di Gaza, ci si domanderebbe come mai ci sia ancora tanta povertà in quella zona.

Secondo lei il sostegno militare americano promesso a Israele potrà indebolire il fronte ucraino?

Non è che ci sia una competizione tra aiuti a Kyiv e possibili aiuti a Tel Aviv. Ma nell’attuale situazione politica del Congresso americano, in particolare della Camera dei Rappresentanti dopo l’estromissione dello speaker e con tutta una serie di incertezze sull’atteggiamento dei congressmen repubblicani, è chiaro che un’ulteriore richiesta di spese per il sostegno a Israele potrebbe comportare un conflitto con i sostegni finanziari e militari all’ Ucraina.

E’ un’ipotesi considerata improbabile  in ambienti di Washington. Ma come ipotesi c’è.

Oltre a far saltare gli Accordi di Abramo  con l’Arabia Saudita  l’aggressione di Hamas potrebbe anche  avere l’obiettivo  di indebolire il sostegno all’ Ucraina impegnando  militarmente gli americani su due fronti contemporaneamente.

E’ realistico pensare che l’Iran che, a detta di Hamas, ha aiutato la realizzazione di questa operazione terroristica possa averne parlato con l’alleato Putin?
E tutti questi tasselli non dovrebbero svegliare sia le cancellerie occidentali sia le opinioni pubbliche che sono un po’ freddine verso l’Ucraina?

A livello speculativo  possiamo ipotizzare  tutti gli scenari possibili e immaginabili. Io credo però che non dobbiamo cadere nel complottismo.

Sicuramente Mosca ne trae giovamento. Ma che questo derivi da un accordo precedente all’azione di Hamas mi sembra abbastanza azzardato.

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