giovedì, 2 Maggio, 2024
Economia

Prezzi e inflazione, spirale pericolosa. Tassare gli extraprofitti e arginare i rincari

Il Governo faccia pressing sulla grande distribuzione per aiutare le famiglie e punisca le speculazioni

Il richiamo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai ministri sulla necessità di “fare di più e bene”, per fronteggiare e dare soluzioni ai problemi economici e sociali che si profilano all’orizzonte di un autunno difficile, ci fanno ben sperare che ci sia quella “responsabilità” più volte evocata dal ministro dell’economia Giorgetti e ripresa dal premier. I nodi da sciogliere sono diversi, alcuni, come ad esempio il costo dell’energia e delle materie prime, così come l’impennata dell’inflazione, hanno radici lontane, la spirale di tensioni geo politiche e la guerra in Ucraina, ne sono un esempio. Altri problemi, invece, nascono da un sistema nazionale di filiere e controlli che spesso non riescono ad arginare e, talvolta, bloccare speculazioni e azioni che meriterebbero un severo intervento dello Stato.

Pil in calo, attenti all’inflazione

Il tema che in questi giorni è stato sollevato da più parti, in particolare dalle Associazioni di categoria delle piccole imprese, è sui nuovi dati dell’economia che segnano un capovolgimento di fronte. Da un relativo ottimismo si è passati ad una sensazione di pessimismo e attesa. Il Pil del secondo trimestre è peggiore delle previsioni, con la prospettiva che il Documento di economia e finanza, il Def, restringa i suoi obiettivi, con una contrazione degli interventi su più settori. Da registrare l’invito fatto dal premier ai suoi ministri, di “una gestione migliore delle risorse”. A ruota, infatti, arrivano le testimonianze preoccupate sulla crescita dei prezzi e dell’inflazione che pesa sulle famiglie. La Coldiretti osserva come la frutta abbia registrato al consumo un aumento del 9,4%, mentre, la verdura sale al 20,2%, “con i prezzi che triplicano”. Un brutto segnale per le fasce sociali più deboli che devono far fronte a spese obbligate, tra queste le “incomprimibili” come il costo del carburante e l’impennata dei mutui. Ognuno può accampare le proprie ragioni, dai benzinai alle banche, ma di fronte alle azioni a danno dei cittadini, le correzioni di rotta vanno fatte.

Extraprofitti, aiutare le famiglie

Possiamo dire che la situazione è complicata ma non al punto di essere drammatica. La posizione del Governo sugli extraprofitti chiesti alle banche, – iniziativa che tiene conto della valutazione politica prudente assunta da FI – mostra la capacità dell’Esecutivo nell’essere autorevole. Seguiamo e condividiamo il ragionamento del premier Giorgia Meloni che è cristallino: il profitto è il motore di un’economia di mercato. “Ma”, puntualizza il presidente del Consiglio, “questo vale quando il profitto deriva dall’intraprendenza imprenditoriale. Cosa diversa è quando registriamo profitti frutto di rendite di posizione”. Gli extraprofitti delle banche sono come viene sottolineato, il frutto della decisione della Bce di alzare il tasso di interesse. Il premier chiede alle Banche (tra queste ad esempio Intesa San Paolo ha espresso il suo sostegno) di rimettere in circolo una parte dei miliardi ottenuti, in aiuto di famiglie e imprese. Spiega il premier: “Io non tasserò mai il legittimo profitto imprenditoriale e agirò sempre per aiutare a creare ricchezza. Però non intendo difendere le rendite di posizione”.
È una scelta giusta, ma bisogna fare un passo in più.

Bloccare chi specula

Non solo le banche devono partecipare allo sforzo di crescita del Paese, ma un analogo messaggio dovrebbe essere dato alla Grande distribuzione, che è l’anello forte di congiunzione tra produttori e acquirenti. Le preoccupazioni verso l’autunno riguardano sempre più anche il cosiddetto “mercato domestico”. L’Istat segnala che nei primi cinque mesi dell’anno il valore delle vendite al dettaglio è cresciuto del 4,7%. Al contrario la quantità di beni comprata, è scesa del 3,7%, con un calo vicino al 5% per gli alimentari. Accade quindi che si spenda di più, ma, per acquistare meno. Il costo degli alimentari spinge l’inflazione in alto generando un corto circuito. Nel frattempo questi costi, non sempre sono plausibili, ma frutto anche di speculazioni che gravano pesantemente sulle famiglie a basso reddito. Si spera che dopo il recente incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si attui con  i gruppi della Grande distribuzione e dell’industria alimentare al protocollo d’intesa quel “Trimestre antinflazione”. L’obiettivo è abbassare il costo di una serie di prodotti a uso quotidiano attraverso iniziative promozionali. Basterà? Forse bisogna anche controllare la filiera e vedere chi ha ragione e chi ha torto, chi specula sui magri bilanci delle famiglie, e chi fa utili sulla loro pelle e su quella delle imprese serie e produttive.

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