mercoledì, 1 Maggio, 2024
Sanità

Farmaci e visite un salasso: 1.734 euro a famiglia

Crescono spesa e disuguaglianze per i costi delle cure e delle analisi specialistiche

Ogni famiglia italiana spende 1.734 euro all’anno per farmaci e visite mediche specialistiche. Per una buona percentuale è un salasso. La pandemia ha aggravato la situazione perché ha reso meno facile l’accesso al Sistema sanitario pubblico e ha ridotto i consumi. Sono aumentate le sperequazioni tra regioni, e tra famiglie, e sommando rinunce e impoverimento gli effetti si sentono soprattutto al Sud. Lo si legge in un Rapporto del Crea dove viene quantificato l’onere delle spese sanitarie che incidono sulle famiglie; si tratta del 5,7% dei consumi totali.
Problemi costituzionali di equità
Le questioni che pongono i dati del Rapporto sono soprattutto nell’ordine dell’equità dei trattamenti sanitari e dell’accesso al Sistema nazionale.

Ad esempio, nel primo anno di pandemia i consumi sanitari si sono ridotti dell’8,5%. Fenomeno, scrivono i ricercatori del Crea, “in larga misura attribuibile al timore di recarsi negli ospedali o strutture sanitarie percepite come aree a rischio contagio”, ma allo stesso tempo, le famiglie più abbienti (20%) hanno aumentato la spesa sanitaria, soprattutto per la specialistica e per il dentista. Il passaggio “al privato” ha anche comportato l’aver privilegiato, o dovuto privilegiare, le “terapie” tralasciando la prevenzione e la diagnostica. Cosa che fa stimare un aumento futuro del peggioramento della salute, in generale, con l’aumento delle liste d’attesa e la necessità di dover ricorrere, ancora, a strutture private. Un circolo vizioso che andrebbe interrrotto perché genererebbe “ulteriori peggioramenti equitativi.”

Le rinunce per indigenza L’impoverimento delle famiglie a causa delle spese sanitarie incide sull’1,5% dei nuclei (378.627) e si associa a un aumento dell’incidenza delle “rinunce”, che è di difficile quantificazione. Le stime non ufficiali ritengono che si tratti di più di mezzo milione di famiglie. I fenomeni colpiscono soprattutto il Mezzogiorno (3,2% dei residenti); Calabria, Basilicata e Sicilia sono le regioni dove l’impatto della spesa sanitaria sulle famiglie è molto più alto che non quelle del Centronord. “Sommando rinunce alla spesa sanitaria e casi di impoverimento, è possibile apprezzare come durante la pandemia ci sia stato un incremento dei casi di disagio economico legato ai consumi sanitari di 0,6 punti percentuali, portando al 5,2% l’incidenza sui nuclei familiari; ancora una volta, il dato è significativamente superiore nel Sud del Paese (8,1%), con il Centro al 4,0% ed il Nord al 3,7%.” Nell’ultimo quinquennio la quota di nuclei con disagio economico si è ridotta di 0,5% ma il gap Nord-Sud è aumentato di 0,2%.

Ssn e spesa delle famiglie

“La persistenza delle sperequazioni”, sostiene Crea, “offre un ulteriore spunto di riflessione sulla necessità di incrementare il finanziamento del Ssn, aggiungendo al tema dei livelli anche quello della necessità di una riallocazione di risorse. Sebbene il Pnrr abbia destinato al Meridione una quota di risorse più che proporzionale (pari al 40%) rispetto al suo peso in termini di popolazione, la scelta appare condivisibile ma non risolutiva; per il Sud si pone, infatti, prima di tutto un problema di carenza di risorse correnti.” In particolare, secondo la ricerca, bisognerebbe considerare nelle distribuzioni di risorse alle regioni gli effetti derivanti dalla diversa disponibilità delle famiglie: la spesa privata pro-capite varia da € 828,3 in Lombardia a € 442,9 in Sardegna e, per dare una idea di quanto questo incida sulle performance finanziarie dei Ssr, ricordiamo che senza la spesa sostenuta privatamente dalle famiglie per i farmaci di classe A, anche il tetto della farmaceutica convenzionata, dato per capiente da vari anni, sarebbe in realtà in deficit di circa un miliardo di euro.

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