venerdì, 29 Marzo, 2024
Esteri

Donna russa condannata dopo aver lasciato un biglietto sulla tomba dei genitori di Putin accusandoli di aver “allevato un mostro e un assassino”

Un tribunale russo ha condannato a due anni, con sospensione della pena, una donna di San Pietroburgo che ha lasciato un biglietto sulla tomba dei genitori del presidente Vladimir Putin in cui li accusava di aver “allevato un mostro e un assassino”. Il tribunale ha dichiarato Irina Tsybaneva, sessant’anni anni, colpevole di aver profanato luoghi di sepoltura motivati da odio politico. Il suo avvocato ha detto che non si è dichiarata colpevole perché non aveva profanato fisicamente la tomba o cercato pubblicità per la sua azione. Il biglietto che Tsybaneva ha deposto sulla sorvegliata tomba, alla vigilia del compleanno di Putin, in ottobre, diceva: “Genitori di un maniaco, portatelo a casa vostra. Causa così tanto dolore e problemi. Tutto il mondo prega per la sua morte. Morte a Putin. Avete allevato un mostro e un assassino”. Da quando, nel febbraio 2022, si è intensificato il conflitto russo-ucraino, il governo di Mosca è accusato, dal mondo occidentale, di aver intrapreso una repressione del dissenso, pari a quella nell’era sovietica, con conseguenze che riportano alla memoria il maccartismo americano, con blacklist nella quale l’agenzia governativa russa inserisce persone sospettate di essere terroristi ed estremisti. I più recenti sono stati l’attore, molto noto in patria, Artur Smolyaninov e un ex consulente dell’ufficio di presidenza ucraino. In un’intervista di gennaio con l’edizione europea del quotidiano russo indipendente Novaya Gazeta, Smolyaninov aveva affermato che ipoteticamente sarebbe sceso in guerra solo per stare dalla parte dell’Ucraina, tradendo, di fatto, il proprio popolo e la propria nazione. Il consulente presidenziale ucraino, Oleksiy Arestovich, si era dimesso dopo aver affermato online che un missile russo aveva causato la morte di quarantacinque persone nella città di Dnipro, colpendo un edificio residenziale. Un tribunale militare russo ha condannato Nikita Tushkanov, un insegnante di storia di Komi, a cinque anni e mezzo di carcere per i suoi commenti sull’esplosione dello scorso anno del ponte di Kerch che collega la penisola ucraina di Crimea alla Russia continentale. Tushkanov è stato riconosciuto colpevole di aver giustificato il terrorismo e “screditato” l’esercito russo. L’insegnante ha pubblicato post sui social media in ottobre definendo l’esplosione del ponte “un regalo di compleanno” per Putin. Il leader dell’opposizione incarcerato Alexei Navalny ha riferito su Twitter di essere stato riportato in una cella di isolamento solo un giorno dopo il suo rilascio. Non ha ipotizzato il perché. Navalny, 46 anni, che ha denunciato la corruzione ufficiale e organizzato massicce proteste contro il Cremlino, è stato arrestato a Mosca nel gennaio 2021 dopo essersi ripreso in Germania dall’avvelenamento da agenti nervini che ha attribuito al Cremlino. Inizialmente ha ricevuto una condanna a 2 anni e mezzo di reclusione per violazione della libertà condizionale. L’anno scorso è stato condannato a nove anni per frode e oltraggio alla corte. Sta scontando una pena in un carcere di massima sicurezza a 250 chilometri (150 miglia) a est di Mosca.

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