“Stare in disparte” questo significa il termine Hikikomori, utilizzato per giovani o giovanissimi che smettono di uscire di casa, frequentare scuola e amici, per chiudersi nelle proprie stanze e limitare al minimo i rapporti con l’esterno, mantenendo i contatti prevalentemente attraverso Internet. Un fenomeno partito dal Giappone già negli Anni ’90, ma che dopo la pandemia si sta diffondendo anche nel resto del mondo. Secondo un sondaggio nazionale giapponese del 2022 in Giappone sarebbero circa 1,5 milioni i giovani afflitti da hikikomori. L’Associazione nazionale “Hikikomori Italia” ha calcolato che nel nostro Paese il numero sta crescendo ogni anno che passa e sono già arrivati a centomila ragazzi colpiti da questa patologia, distribuiti su tutto il territorio nazionale, di cui l’87% di sesso maschile con un’età media intorno ai 20 anni. E il ritiro sociale può durare anche 3 anni.
A marzo 2023, anche il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’Istituto Superiore di Sanità hanno mappato tale fenomeno tra gli studenti italiani, rilevando circa cinquantamila hikikomori tra i 15 e i 19 anni e circa 65 mila tra gli 11 e i 17 anni. Quindi, l’auto-reclusione può partire già nel periodo della scuola media. “Anche noi siamo rimasti abbastanza colpiti dai risultati, non ci aspettavamo dei dati così eclatanti ma la società si è modificata molto rispetto a 20 anni quando si iniziava a parlare di Hikikomori – spiega la dottoressa Sabrina Molinaro, dirigente di ricerca del Cnr-Ifc – oggi anche nella nostra cultura c’è tutto un mondo di realtà e relazioni virtuali che nelle nuove generazioni sono diffusissime”.
La causa è la pressione sociale
Chi ne è affetto si isola nelle mura domestiche, non mantenendo relazioni nemmeno con i familiari. I soggetti preferiscono rimanere nelle loro camere uscendo solo nelle ore notturne, quando attorno non c’è nessuno e rifiutano qualsiasi relazione che non sia telematica. L’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio di Pisa ha evidenziato che la patologia è più diffusa tra i figli unici di famiglie di estrazione sociale medio-alta, nella quale solitamente è assente uno dei genitori, più comunemente il padre. In generale la percezione che un/a giovane hikikomori ha è quella di non riuscire a rispondere a tutte le richieste della famiglia e del mondo esterno, con l’impossibilità di gestire la pressione sociale e il confronto con il mondo esterno. Stare nella relazione con l’altro diventa troppo difficile, fino a sottrarsi allo stress della lotta e della competizione, chiudendosi in sé stesso e nella in solitudine.
Cosa si può fare
È sempre utile cogliere i primi segnali di disagio legati all’isolamento dei più giovani, non sottovalutando le richieste di aiuto e promuovendo momenti di ascolto, di dialogo e incoraggiando le occasioni di relazioni soprattutto con pari. Attualmente ci sono diverse organizzazioni che si possono contattare quando si cerca di aiutare un giovane hikikomori. L’associazione Hikikomori Italia è una delle risorse che offre consigli e supporto, oltre che informazioni sulla tematica. All’interno del sito web dell’Associazione è possibile trovare anche Hikikomori Italia Genitori ONLUS che può fornire supporto ai genitori per aiutare i figli a superare questi momenti difficili, nonché un gruppo Facebook dedicato.