giovedì, 2 Maggio, 2024
Esteri

La Russia, il Dragone e l’azzardo di Macron

Ormai appare chiara la divisione del pianeta in due blocchi: quello delle autocrazie (Cina e Russia) e quello delle democrazie.

Tra i due c’è un’area “grigia” di nazioni contendibili nei confronti delle quali ambedue i blocchi stanno tentando una penetrazione geopolitica. La Cina ha praticamente conquistato la Russia, sostenendola politicamente ed economicamente. Pechino sta ottenendo energia e materie prime russe con forti sconti e sta diventando la potenza di riferimento nell’Asia centrale.

Da queste convergenza di interessi e di necessità il blocco sino-russo appare abbastanza consolidato. Mentre l’Ue a guida franco-tedesca ha rinunciato ad una parte di autonomia strategica rispetto alla Nato ed agli Usa. Pechino oltretutto sta accentuando la propria proiezione verso il Brasile e Sudafrica e spera di guidare mega nazioni come India, Indonesia ecc. ecc che hanno interesse a tenere relazioni economiche con il colosso cinese. Persino l’Arabia saudita vede aumentare le relazioni sino-islamiche.

Olaf Scholz, il cancelliere tedesco, si è recato a Pechino lo scorso novembre con amministratori delegati e imprenditori tedeschi al seguito. Anche il presidente spagnolo Sanchez è reduce da una visita ufficiale in Cina. Ultimamente poi Macron insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen hanno incontrato prima a due il presiedente cinese Xi Jinping e poi in trilaterlae. L’obiettivo principale della visita è stato quello cercare di spingere la Cina, di fronte alla guerra di invasione della Russia in Ucraina, a fare pressione su Mosca e su l’ucraino Volodymyr Zelensky. L’Ue finora ha sempre cercato di mantenere aperto il dialogo con Pechino anche nei momenti più delicati del conflitto. La missione francese è stata allargata a von der Leyen e alla sua delegazione per accentuare il messaggio europeo ed unitario della visita, ma pare non essere riuscito nell’intento.

Perché questi pellegrinaggi si susseguono?

Cosa vuole l’Europa dalla Cina?

Il primo obiettivo è quello di esercitare un’influenza su Pechino, per pressare Pechino affinché non collabori con Putin. È il minimo che possa fare l’Europa in questo momento se non vuole rischiare di perdere credibilità.

In un’intervista al Financial Times, von der Leyen ha affermato che la Cina è nella posizione di influenzare la Russia sull’Ucraina, per cui è necessario far presente a Pechino che se si spingerà troppo oltre con la Russia, rischia di mettere in discussione i rapporti commerciali con l’Europa sopratutto nel settore aerospaziale, dell’energia nucleare.

Macron e la presidente della Commissione europea sono andati in missione per parlare con Xi. Il presidente francese è stato accompagnato da una delegazione di dirigenti di grandi e piccole aziende nazionali, tra cui Electricite de France SA, il costruttore di treni Alston SA, Veolia Environnement SA e Airbus SE, che è riuscita a piazzare 160 aerei e 50 elicotteri.

La partecipazione alla missione della presidente della Commissione europea è passata pressoché inosservata, confermando ancora una volta l’irrilevanza geopolitica e strategica di ciò che lei rappresenta ai nostri giorni. Macron invece con le sue dichiarazioni quanto meno ha posto la questione del ruolo che dovrebbe svolgere l’Europa e quale posizione strategica dovrebbe assumere: “L’autonomia strategica deve essere la battaglia dell’Europa – ha detto –. Il giorno in cui non si ha più libertà di scelta sull’energia, sulla difesa, sui social media e sull’intelligenza artificiale, perché non si hanno le infrastrutture adeguate, si esce dalla Storia”… “Autonomia strategica significa avere punti di vista convergenti con gli Stati Uniti, ma conservare una strategia europea sull’Ucraina, sul rapporto con la Cina o sulle sanzioni. Non vogliamo entrare in una logica di blocco contro blocco. Il paradosso – ha aggiunto – sarebbe che, proprio quando stiamo costruendo una vera autonomia strategica, ci limitiamo a seguire la politica americana”… L’Europa cioè non deve “diventare il vassallo degli Stati Uniti”, non deve lasciarsi “trascinare” nell’escalation di tensioni tra Cina e Usa, ma costituire un “terzo polo” per far fronte alle due superpotenze… “Il rischio è che l’Europa si ritrovi coinvolta in crisi non sue”.

In linea di principio chi potrebbe dichiararsi in disaccordo con una presa di posizione di questo tipo, cioè dire: “alleati sì, ma non servi”, peraltro in linea con la tradizionale politica estera francese a partire da quella di Charles De Gaulle. Chi scrive non ha mai avuto simpatia per Macron e per la sua politica estera, nemmeno quando sottoscriveva nel 2021 l’accordo con Mario Draghi, al Quirinale, che peraltro rappresentava un primo passo di quanto ha dichiarato recentemente; “Il senso più profondo di questo Trattato è che la nostra sovranità, intesa come la nostra capacità di indirizzare il futuro, può rafforzarsi solo attraverso una gestione condivisa delle sfide comuni. Oltre a consolidare le nostre relazioni bilaterali, l’accordo vuole infatti favorire e accelerare il processo di integrazione europea”, disse il nostro presidente del Consiglio. “Dobbiamo dotare l’Unione Europea di strumenti che siano compatibili con le nostre ambizioni e con le aspettative dei nostri cittadini”. E aggiunse Draghi: “Cercare la sovranità europea significa voler disegnare il nostro futuro come lo vogliamo noi europei, non ce lo vogliamo far disegnare da altri. Per essere sovrani occorre che l’Europa sappia proteggersi e difendere i propri confini: bisogna creare una vera difesa europea. Questo Trattato aiuta questa creazione di una difesa comune che è complementare alla Nato, non è sostitutiva: un’Europa più forte fa una Nato più forte. Questo è uno dei primi e più fondamentali passi verso cui è diretto questo trattato”.

Questo nostro sentimento di avversione nei confronti del Presidente francese, però non può farci annebbiare la vista e non valutare nei suoi contenuti e negli effetti, che potrebbero derivare per l’Italia e per l’Europa, le dichiarazioni rilasciate – come scrive su queste pagine il Direttore Giuseppe Mazzei.- “tra le nuvole d’alta quota al rientro da Pechino” dopo la missione di tre giorni in Cina.

Solo, se c’è da eccepire qualcosa è sulla tempistica e sulle conseguenze anche indesiderate ed indirette che ci potrebbero essere, come giustamente ha rilevato, Giuseppe Mazzei, perché “pongono serie ipoteche sulle relazioni transatlantiche e possono costituire un doppio regalo. A  Putin e a Xi”. Al Cremlino fa piacere registrare la prima importante crepa nell’Alleanza Atlantica”… “Alle orecchie di Xi le parole di Macron suonano come musica graditissima., La posizione francese potrebbe agevolare il tentativo cinese di seminare zizzania tra l’Unione europea e gli Stati Uniti per indebolire Washington anche nella prospettiva di una riconquista armata di Taiwan”.

Sta di fatto però che, in ogni caso, il Presidente francese ha posto un problema, anzi il problema, che è quello del ruolo dell’Europa nel mondo, che i governi di tutti gli Stati del continente non possono continuare ad eludere.

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