giovedì, 25 Aprile, 2024
Politica

Ecco le nuove sigle delle misure di inclusione. Via Rdc e Mia sostituiti da Pal, Gil e Gal

Il prossimo Consiglio dei Ministri affronterà la riforma del reddito di cittadinanza

La Gil, Garanzia per l’inclusione, è riservata ai poveri inoccupabili, ed è in continuità con il vecchio Reddito. Una famiglia con disabile grave, ad esempio, continuerà a prendere 1.430 euro al mese, mentre una
persona sola potrà contare su 500 euro, ai quali eventualmente aggiungere 280 euro per l’affitto. La Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa, è destinata agli occupabili. Dura un anno ed è di 350 euro mensili a persona, 525 se si tratta di una coppia. Il terzo sussidio, è la Pal, Prestazione di accompagnamento al lavoro, che, come la Gal, decorrerà solo dopo la sottoscrizione del Patto di attivazione ai portali digitali, che monitoreranno la partecipazione obbligatoria ai percorsi personalizzati di inserimento lavorativo e l’aderenza alle offerte di lavoro. Secondo le prime stime, le prime due misure, Gil e Gal, costeranno allo Stato 7,3 miliardi all’anno a partire dal 2024.

Un altro importante punto contenuto nel Decreto di prossima discussione sarà, secondo le indiscrezioni fin qui trapelate, la revisione dei contratti a termine, che dovrebbero essere prolungati a 36 mesi, con meno vincoli sulle causali e sulle sostituzioni. La ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, si dice, comunque, ottimista sull’andamento del mercato del lavoro: “I dati dell’occupazione sono i migliori da tantissimo tempo a questa parte”.

Anche se ha ammesso che per i giovani e le donne le cose da fare sono ancora molte. Molto critica, invece, l’opposizione pronta a dare battaglia in Parlamento non vedendo sul piatto misure abbastanza forti per combattere l’inflazione e il rallentamento delle previsioni di crescita.

In effetti anche la presidente della Corte Costituzionale in questi giorni si è pronunciata sul grave problema dei salari bassi, per il quale andrebbe ricordato, dice Silvana Sciarra, l’articolo 36 della Costituzione che recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa”. “Io non mi avventuro sul tema se sia meglio applicare i contratti collettivi e intervenire sui miglioramenti salariali o se una forma di salario minimo può essere l’altro corno del dilemma o se addirittura le due misure possano convivere – ha commentato la Presidente della Consulta -. Dico però che quello dei salari bassi è un problema non soltanto italiano ed è un problema molto serio. La stessa Commissione europea, in anni oramai risalenti, aveva segnalato come possibile misura di crescita per alcune economie anche la leva salariale”.

A questo proposito boccia le scelte del Governo la Cgil, per la quale le misure inserite nel Def sono “insufficienti di fronte alla forte perdita del potere d’acquisto delle famiglie”. Troppo pochi tre miliardi per il taglio del cuneo fiscale, l’emergenza salariale, secondo Landini, va risolta con altri argomenti“ e propone che a fronte di imprese che non moderano i rincari sia indispensabile un contributo di solidarietà sui profitti. Per Luigi Sbarra della Cisl i tavoli con i sindacati si sono arenati, “un modo di procedere sbagliato”.

Infine, il tema delle pensioni dovrà attendere. La ministra del Lavoro Calderone ha già rinviato il dossier a dopo l’estate: “Confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità, invece di aprire a un primo approccio di una riforma, che ovviamente invece vedrà la luce in tempi un pochino più lunghi”.

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