domenica, 15 Dicembre, 2024
Cultura

 Il “Gloria” di Vivaldi risorge con Fabio Biondi

Una sola parola: Gloria! Un archetto e una bacchetta sintetizzati in un solo artista: Fabio Biondi. Così l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la sua Orchestra, il suo coro ci hanno condotto dentro la mistica della resurrezione pasquale con un concerto dalle sonorità solenni e al contempo intimistiche, in un connubio che è declinazione e esaltazione del Cristo crocifisso e risorto. Un concerto eseguito sulle partiture di Vivaldi, diretto e interpretato da Fabio Biondi, violinista sublime oltre che direttore eccellente per L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha emozionato il pubblico dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

Il Maestro Fabio Biondi è già da sé una figura assonante con Antonio Vivaldi, sia per la padronanza tecnica, sia per l’estensione della sperimentazione in cui si è spinto per svelare le infinite potenzialità del violino (ricordiamo che dei 450 concerti scritti da Vivaldi, 250 sono dedicati al violino). Vivaldi fu un impresario che divenne fulcro e paradigma nel panorama internazionale, generando un vero pellegrinaggio da “febbre vivaldiana” (a questo si devono molte sue composizioni autografe, che venivano acquistate dai turisti), compositore dall’ineguagliata fertilità e docente delle putte dell’Ospedale della Pietà di Venezia, le orfane equivalenti in intenti agli orfani dei conservatori napoletani, che istruì con un amore che abbiamo ritrovato nel “concerto in re maggiore “dedicato alla signora Chiara”, allevate “con l’alto e nobile obiettivo di farne esseri utili alla società con scopi pratici o artistici” come ricorda lo stesso Biondi.

Abbiamo ascoltato un concerto meraviglioso, fedele alla partitura, ma mai costretto dentro un rigore limitante, il Maestro è riuscito a interpretare, e con lui L’Orchestra e il Coro, il sentimento e la libertà vivaldiana, conferendo spessore e vita alle opere di un autore che ha aperto la via al romanticismo musicale.

Fabio Biondi inizia la sua carriera internazionale molto giovane, spinto da una precoce curiosità culturale e musicale che lo porta a collaborare quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica con strumenti e prassi esecutiva originali. Nel 1989 la svolta decisiva: fonda Europa Galante, che in pochissimi anni, grazie ad un’attività concertistica estesa in tutto il mondo e a un incredibile successo discografico, diviene l’ensemble italiano specializzato in musica antica più famoso e premiato in campo internazionale.

Fabio Biondi torna a dirigere l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia dopo un’assenza di quattro anni. Il direttore palermitano, infatti, si è esibito anche come violinista nei due Concerti per violino di Antonio Vivaldi, questo straordinario compositore, ordinato prete, dai capelli rossi, come la passione con cui nutrì tutti gli aspetti della sua opera. Nella prima parte abbiamo ascoltato anche il Concerto per archi RV 152 e la Sinfonia dell’opera Ercole sul Termodonte, composta a Roma nel 1723 e incisa dallo stesso Biondi, a capo dell’ensemble Europa Galante, per l’etichetta Erato. La seconda parte è stata dedicata al repertorio sacro di Vivaldi, con il Gloria RV 589 (1708), tra le pagine più conosciute e avvincenti del compositore, in cui il testo è organizzato in 12 sezioni che si alternano in una varietà di forme, di tempi, di ritmi, di tonalità e di organico: brani solistici nello stile dell’aria, strumenti concertanti, cori, ritornelli nello stile del concerto. Le parti solisitiche sono state interpretate dal soprano francese Marie Lys, vincitrice del Concorso di Belcanto Vincenzo Bellini 2017, del London Handel Singing Competition nel 2016 e apprezzata specialista del repertorio barocco, e dal contralto Lucia Cirillo, ospite di teatri quali l’Opéra di Parigi, il Regio di Torino, il Teatro Real di Madrid, il Concertgebouw di Amsterdam e la Deutsche Oper di Berlino. Il Coro di Santa Cecilia, sublime come sempre, è istruito da Piero Monti.

Vivaldi ha frequentato molto il repertorio sacro, ma la sua opera è molto frammentata, per la Messa, ad esempi, abbiamo a disposizione solo un Kyrie in sol minore (RV 587) per doppio coro, archi e continuo, un Credo in mi minore (RV 591) per soli, coro, archi e continuo e due versioni del Gloria, entrambe in re maggiore, RV 588 e 589. Le due versioni del Gloria si somigliano molto, fino a collimare a tratti per il materiale musicale utilizzato. L’opera si apre con una incalzante e trionfale introduzione orchestrale su un tema incisivo e ritmico (con salto di ottava) degli archi bassi al quale risponde un disegno più scorrevole proposto prima dai violini e poi dai fiati; su questo deciso andamento si innesta la maestosa entrata omoritmica del coro, Gloria in excelsis, che si amalgama e si alterna con l’orchestra secondo i tipici dettami dello stile sacro concertato.Diviso in dodici parti il «Gloria in re maggiore» è fra gli esempi più celebri di spiritualità barocca, oscillante fra pause di delicato intimismo ed estroversa magniloquenza celebrativa.
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