Il Maestro Fabio Biondi è già da sé una figura assonante con Antonio Vivaldi, sia per la padronanza tecnica, sia per l’estensione della sperimentazione in cui si è spinto per svelare le infinite potenzialità del violino (ricordiamo che dei 450 concerti scritti da Vivaldi, 250 sono dedicati al violino). Vivaldi fu un impresario che divenne fulcro e paradigma nel panorama internazionale, generando un vero pellegrinaggio da “febbre vivaldiana” (a questo si devono molte sue composizioni autografe, che venivano acquistate dai turisti), compositore dall’ineguagliata fertilità e docente delle putte dell’Ospedale della Pietà di Venezia, le orfane equivalenti in intenti agli orfani dei conservatori napoletani, che istruì con un amore che abbiamo ritrovato nel “concerto in re maggiore “dedicato alla signora Chiara”, allevate “con l’alto e nobile obiettivo di farne esseri utili alla società con scopi pratici o artistici” come ricorda lo stesso Biondi.
Abbiamo ascoltato un concerto meraviglioso, fedele alla partitura, ma mai costretto dentro un rigore limitante, il Maestro è riuscito a interpretare, e con lui L’Orchestra e il Coro, il sentimento e la libertà vivaldiana, conferendo spessore e vita alle opere di un autore che ha aperto la via al romanticismo musicale.