mercoledì, 22 Gennaio, 2025
Società

I Capi della Polizia in 145 anni. Da Luigi Berti a Lamberto Giannini

48 Capi della Polizia in 145 anni, dall’Unità d’Italia. Luigi Berti (1828-1890) è il primo Capo della Polizia, dal 16 maggio al 16 dicembre dello stesso anno 1878 e vi ritorna, per oltre tre anni, dopo i successori – Ferdinando Ramognini (10 mesi), Giovanni Bolis (4 anni), Ottavio Lovera di Maria (2 anni) e Bartolomeo Casalis (2 anni) – esattamente dal 10 luglio 1887 al 29 ottobre 1890, data della sua morte. Gli succede nuovamente, (dall’1.12.1890 all’1.10.1893) il collega Ferdinando Ramognini, il quale faceva parte dell’Amministrazione della pubblica sicurezza sin dal 1860, periodo considerato molto caldo per gli scontri patriottici per l’unificazione d’Italia.

Ramognini è conosciuto, tra l’altro, non solo come il primo Questore di Roma, ma anche come colui che prende possesso di Palazzo Braschi, venduto nel 1871 dai Braschi al Regno d’Italia e lo adibisce a sede del Ministero dell’Interno fino al 1923, data in cui viene trasferito nell’attuale Palazzo del Viminale.

Anche Giacomo Vigliani, addirittura, riesce a fare il Capo della Polizia in tre distinti periodi e cioè dal  febbraio del 1911 a settembre 1917, per ben 6 anni, benché gli altri due periodi sono molto brevi, rispettivamente di un anno (1920-1921) e l’altro di appena cinque mesi. Basti pensare che nel lungo periodo di 68 anni (dal 1878 al 10 giugno del 1946) si sono succeduti ben 29 Capi di polizia, di cui 10 incarichi hanno avuto durata inferiore ad un anno, mentre il record inverso di 14 anni è stato conseguito con Arturo Bocchini, dal 13 settembre 1926 al 20 novembre 1940.

È durato quattro anni il mandato di Giovanni Bolis (1879 – 1883), mentre la media è stata di 2/3 anni.

Nel secondo periodo, dal 10 giugno 1946 alla data attuale, in circa 75 anni, si sono alternati 19 Capi di polizia compreso l’attuale, Lamberto Giannini, in carica dal 4 marzo 2021. Ben 7 Capi di polizia hanno svolto tale ruolo rispettivamente per 5, 6 e 7 anni. Il record di 13 anni lo ha conseguito Angelo Vicari (1960-1973).

È significativo citare che il primo Capo della polizia post-bellica è stato un magistrato, il procuratore generale della Cassazione Luigi Ferrari per il periodo dal 16 agosto 1944, al 12 settembre del 1948. Gli succede il generale dell’esercito italiano, Giovanni D’Antoni che – dopo le campagne di Grecia, in Africa Settentrionale Italiana e in campagna di Tunisia, nominato Prefetto di Milano, catturato dai tedeschi a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e deportato in Polonia – al suo rientro in Italia è nominato Prefetto di Bologna e poi ricopre il ruolo di Capo della polizia dal settembre del 1948 al 20 settembre del 1952.

Gli succede Tommaso Pavone (cl. 1899) che entra nell’Amministrazione dell’Interno nel 1924; nel 1943 viene nominato prefetto di Trento e, successivamente, di Firenze e di Milano; mentre dal 20 settembre del 1952 è Capo della polizia fino alle sue dimissioni avvenute l’11 marzo del 1954, a seguito del delitto Montesi, della cui vicenda non viene compromessa la sua moralità.

Gli subentra Giovanni Carcaterra, dal 22 marzo del 1954 al 10 ottobre del 1960.

Il suo nome è legato proprio “all’accordo Carcaterra” che consisteva nell’intesa istituzionale sulla suddivisione delle competenze territoriali che il Carcaterra stipula con l’Arma dei Carabinieri, la quale avrebbe dovuto concentrare la propria attività nelle aree rurali e nei piccoli centri abitati, già esercitata durante il ventennio fascista.

Tocca a Angelo Vicari, (cl. 1908) (inizia la sua carriera nel 1931 presso il Ministero dell’interno come funzionario di polizia e, successivamente, dal 1948 prefetto nelle sedi di Palermo, Genova e Milano) fare il capo della polizia dal 10 ottobre 1960 al 28 gennaio 1973, lasciando l’incarico per raggiunti limiti di età e gli subentra Efisio Zanda Loy, anch’egli funzionario di polizia, indi prefetto di Nuoro, di Savona e di Genova, nonché capo della polizia dal 1973 al 1975, periodo particolarmente critico per l’ordine pubblico che ispira, nel1974, l’Ispettorato per l’azione contro il terrorismo.

Il 5 giugno del 1975 viene nominato Capo della polizia Giorgio Menichini, prefetto dal 1967, ma termina il suo mandato il 19 novembre del 1976. In tale breve periodo è nota una particolare recrudescenza del terrorismo, anche con l’assassinio del procuratore generale Francesco Coco.

È Giuseppe Parlato, (cl. 1917), il primo poliziotto a fare il Capo della polizia dal 20 novembre 1976 al 19 gennaio del 1979, data in cui, purtroppo, viene sollevato dall’incarico dal Ministro pro-tempore a seguito delle vicende di Freda e Ventura dopo la strage di Piazza Fontana. Ma non si può non ricordare i suoi impegni operativi e professionali; già nel 1940, all’età di 23 anni, è stato poliziotto in Aspromonte, e, successivamente, funzionario e questore di Livorno, Trieste, Milano e Roma, nonché anche vice capo vicario della polizia. Durante il suo mandato avviene anche il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta. 

A sostituirlo è Giovanni Rinaldo Coronas, con una carriera che inizia presso la questura di Torino, quindi Prefetto e Capo della polizia dal 19 gennaio 1979 al 27 aprile 1984, nonché, successivamente anche Ministro dell’Interno dal giugno 1995 al maggio 1996. È, altresì, particolarmente importante ricordare che Coronas “tiene a battesimo” la riforma del Corpo di Polizia, con l’apertura al sindacato e la smilitarizzazione. Egli presta attenzione ai ruoli dei funzionari, per i quali inaugura, nel 1984, l’Istituto Superiore di Polizia. 

Dopo Coronas sono nominati, rispettivamente, Capi della Polizia, anche per periodi molto significativi, Giuseppe Porpora (1984-1987), Vincenzo Parisi (1987-1994), Ferdinando Masone (1994-2000), Giovanni De Gennaro (2000-2007), Antonio Manganelli (2007-2013), Alessandro Pansa (2013-2016) e Franco Gabrielli (2016-2021). Masone, De Gennaro, Manganelli, Pansa e Gabrielli, tutti nella carriera di Commissari, con prestigiosi incarichi alle spalle e con encomiabili risultati operativi pere i quali De Gennaro si guadagna ben due promozioni per meriti straordinari ed una Gabrielli, a dirigente superiore.

Sono passati 42 anni senza stellette e con dirigenti donne nei massimi vertici in virtù della legge n. 821 dell’1 aprile del 1981 dal titolo “Nuovo Ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”.

Inizia con essa, la riforma della Polizia di Stato, con una serie di decreti attuativi; perdono, appunto, le “stellette” agenti e sottufficiali e per tutti gli appartenenti all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza viene stabilito un nuovo assetto giuridico, economico e regolamentati funzioni, ruoli e relative carriere, con l’estensione del reclutamento anche alle donne, dal ruolo degli agente a quello dei commissari. Ed attualmente, dal novembre del 2020, è proprio una donna, la prima, a svolgere le funzioni di vice capo vicario della Polizia, il Prefetto Maria Luisa Pellizzari, dirigente generale della Polizia di Stato, al fianco del Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, il Prefetto Lamberto Giannini, anch’egli proveniente dal ruolo della Polizia di Stato, in questo delicato e prestigioso compito dal 4 marzo del 2021, coadiuvato dai tre vice-direttori generali, dei quali, appunto, Maria Luisa Pellizzari con funzioni vicarie che comprende la sostituzione temporanea del Capo della Polizia in caso di impedimenti.

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