venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

Efficientamento energetico. Allarme sulla Direttiva Ue

L’assemblea plenaria del Parlamento europeo in questa settimana, tra il 13 ed il 16 marzo, inizierà ad esaminare il testo della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, uscito dalla Commissione ITRE.
Come noto la proposta della Commissione prevede che dal 2030 tutti i nuovi edifici costruiti nell’Unione europea debbano produrre zero emissioni nocive e che già dal 2027 gli edifici pubblici ed il 15% del parco immobiliare in condizioni peggiori dovrebbe essere rinnovato e che entro il 2030 quelli residenziali.
Il relatore ombra, il popolare Sean Kelly, è riuscito però a strappare l’introduzione di una clausola di esenzione per ragioni di fattibilità tecnica ed economica, fino al 22% del totale degli edifici residenziali. In Italia si calcola che potrebbe riguardare 2,6 milioni di fabbricati.

I popolari, i conservatori ed ID (Identità e Democrazia con la Lega) hanno ottenuto poi che gli apparecchi ibridi (caldaie a condensazione più pompa di calore elettrica) e quelli certificati per funzionare con fonti rinnovabili (come l’idrogeno) siano esclusi dal divieto.

Il testo è stato approvato in commissione con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astensioni. In plenaria dovrebbero votare contro popolari polacchi, tedeschi, spagnoli francesi e italiani i conservatori ed ID/Lega. A favore i socialisti, verdi e liberali.

Ursola Von der Leyen ha impresso all’iter legislativo una vera e propria accelerazione perché si sente mancare la terra sotto i piedi in vista della prossima scadenza del 2024 della legislatura del Parlamento europeo e prova quindi ad avere il via libera alla direttiva dal Parlamento europeo anche per dimostrare di aver combinato qualcosa nell’interesse dell’ambientalismo ideologico che molti paesi del nord Europa hanno sposato.

Dal giugno di quest’anno sarà pronto il nuovo censimento degli immobili nei 27 Stati membri dell’Unione europea, che al momento è fermo al 2018. È un parco immenso di milioni di immobili per questo “molti paesi hanno spiegato di ritenere gli obiettivi troppo ambiziosi rispetto al loro parco immobiliare”, ha dichiarato Sean Kelly, relatore del testo per i popolari. “Stiamo quindi cercando di introdurre qualche elemento di flessibilità nell’applicazione della direttiva. Nelle nostre discussioni a livello di relatori, c’è l’evidente impegno di trovare una intesa, senza però diluire troppo il testo”, tentando di rassicurare Paesi, come Italia, Francia, Finlandia, Olanda e Spagna che sono preoccupati per le scadenze troppo ravvicinate e per gli obiettivi troppo ambiziosi alla luce di un parco immobiliare particolarmente vecchio. In Italia sono state approvate mozioni e risoluzioni presentate da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che impegnano il governo a scongiurare l’entrata in vigore dell’assurda direttiva case green.

I giochi però non sono ancora fatti perché la direttiva dovrà passare alla sessione plenaria di questi giorni e successivamente sarà al centro dei negoziati con il consiglio dell’Ue, dove i ministri competenti degli stati membri decideranno definitivamente.

Contro si sono espressi molti parlamentari italiani soprattutto espressione della maggioranza che guida l’Italia dal settembre scorso che hanno definita “devastante” la direttiva per gli obblighi impraticabili e tempistiche fuori dalla realtà, che non favoriscono la transizione ecologica e al tempo stesso colpiscono imprese e proprietari, svalutando il patrimonio immobiliare italiano ed europeo. E’ facile prevedere infatti che se non interverranno modifiche al testo uscito dalla Commissione ITRE (Industria, Ricerca ed Europa), la stragrande maggioranza degli immobili italiani perderà valore, determinando un impoverimento delle famiglie, per le quali spesso la casa è l’unico patrimonio o fonte di reddito, frutto del lavoro e dei sacrifici di una vita.

Per questo Federproprietà, l’associazione italiana per la proprietà edilizia, fin dalla presentazione di proposta di direttiva aveva lanciato l’allarme, cosi come l’Ance che da parte sua aveva stimato un tempo di 630 anni necessari a raggiungere solo “il primo step”, mentre addirittura 3.800 per il secondo”.

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