Quasi otto italiani su dieci (79%) auspicano che nel nostro Paese vengano aumentati gli investimenti pubblici nelle energie rinnovabili. Sono in particolare le donne a manifestare questa istanza (82%) e gli over 60 (86%). Quest’ultimo dato può sorprendere, soprattutto se si considera che solo il 67% dei più giovani (18-34 anni di età) avverte questa esigenza. Questi i principali dati focalizzati sulle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina appena elaborati dall’ultima rilevazione dell’EngageMinds HUB, Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, che da oltre due anni ha attivato un monitor continuativo su atteggiamenti e comportamenti degli italiani attraverso sondaggi su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.
“Un dato interessante è quello che ci mostra come ci sia una relazione inversa tra richieste e aspettative. Se infatti sono le donne a chiedere più massicciamente alle istituzioni politiche di investire in fonti energetiche rinnovabili, sono sempre le donne del nostro campione che credono meno che questa prospettiva si concretizzerà nel nostro Paese: 61% contro 67% della media nazionale”, sottolinea la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia della salute e dei consumi e direttore dell’EngageMinds HUB. “Esattamente l’opposto di quanto abbiamo rilevato tra gli uomini. il 75% auspica che l’Italia si doti di politiche a favore di energie rinnovabili (contro il 79% della media nazionale), ben il 71% (la media è al 67%) ritiene che saranno realmente il futuro nel nostro Paese”, prosegue Graffigna.
Come previsto, in cima alle preoccupazioni degli italiani c’è il costo del gas: il 72% del campione sondato da EngageMinds HUB teme che il conflitto Russia-Ucraina determini ulteriori rincari del prezzo del gas. Peraltro, l’analisi ha colto come questo allarme si stia mitigando, considerando che a marzo 2022 era pari al 76%: le notizie di questi giorni su un forte rallentamento della dinamica rialzista del costo del gas, hanno avuto effetto sulle credenze degli italiani. Parallelamente, anche il timore che si arrivi a uno stop dell’arrivo del gas in Italia è diminuito dal 58% di marzo scorso al 53% di oggi: la diversificazione delle fonti di approvvigionamento ha evidentemente alleggerito questa preoccupazione.