L’Italia è uno dei Paesi più ricco al mondo per la sua rete idrica naturale. Conta, infatti, oltre 7.400 fiumi, tra i quali si annovera il Po coi suoi affluenti, il Tevere, ed altri non di minore importanza.
Purtroppo, meno della metà sono mal tenuti. Mentre di laghi ne contiamo un numero complessivo di circa 1.500, artificiali e naturali, grandi e piccoli. Di essi, sono particolarmente noti il Lago di Lugano, o
Ceresio, il lago Maggiore, di Garda, di Como di cui metà in territorio svizzero, il Lago di Lesina e di Varano in Puglia , il Lago di Bracciano, di Bolsena nel Lazio, il Lago d’Iseo sulle Alpi, il Lago Trasimeno, in Umbria. In Sardegna vi sono prevalentemente laghi artificiali. In Sicilia vi sono presenti laghi in quasi tutte le
province; se ne contano oltre 35 tra grandi e piccoli. Anche la Calabria ha il Lago di Cecita, il lago Arvo e l’Ampollino.
Fiumi, laghi e mare sono la principale ricchezza della nostra Italia sotto vari aspetti proprio per la sua posizione geografica allungata nel Mediterraneo che regala alla intera Penisola un clima molto invidiabile
in tutte le quattro stagioni.
Per meglio tutelare le condizioni climatiche e quelle dell’ambiente nel suo complesso, nel 2021, la nostra classe politica si è adoperata per far assurgere l’ambiente a bene da tutelare nei principi fondamentali
della Carta Costituzionale (art.9), insieme alle biodiversità e agli ecosistemi.
Mentre nel successivo articolo 41 è stata ampliata ulteriormente la restrizione alla libera iniziativa privata, inserendovi salute ed ambiente la dove era specificato che essa: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”… ora anche [alla salute,
all’ambiente].
Sono sufficientemente tutelati e rispettati, compreso il territorio su cui insistono?
La tragedia procurata dallo straripamento del Fiume Misa ci dimostra quanto alto debba essere l’impegno dell’uomo nel non stravolgere gli ecosistemi creati dalla natura e nel non sottovalutare alcune fondamentali imprudenze, specie in prossimità di corsi d’acqua, bacini o ai piedi di una montagna.
Mentre i terremoti non sono prevedibili e neanche evitabili, ma se ne possono ridurre i danni purché nelle costruzioni siano sempre rispettate le normative antisismiche, per le alluvioni o altri disastri, compresi quelli sul lavoro, probabilmente, non vi sono sufficienti e sistematici impegni da parte dell’uomo e controllo relativi.
Addirittura prima ancora del 1907, data di nascita del M.A.V. (Magistrato Acque Veneto) esattamente nel 1501, per sorvegliare e amministrare il regime idraulico del bacino della laguna veneta erano incaricarti ben
tre organismi ed esattamente “savi esecutori”, “collegio”, “esecutore aggiunto” e inquisitore aggiunto”, con compiti e responsabilità specifiche ben definite. Al magistrato alle acque spettava l’autorità sulle opere di bonifica, di scavo, di manutenzione e irregimentazione nella laguna di Venezia e nel complesso dei fiumi in essa sfocianti.
Ne andava di mezzo la qualità della vita sotto l’aspetto socio-economico oltre che come difesa dalle minacce esterne.
Il Magistrato alle acque dipendeva dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti istituito con legge n. 257 del 5 maggio 1907.
Le competenze erano estese anche all’intero territorio della regione Veneta, della provincia di Mantova e delle province autonome di Trento e Bolzano, nonché del Friuli Venezia Giulia.
Poi, con l’arresto di alcuni personaggi a seguito delle indagini riguardanti il Mose di Venezia, si decise di trasferirne le competenze ad altro Organo in seno al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Anche il Po ha il proprio Magistrato col compito di coordinare e integrare gli interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del PO e dei suoi principali affluenti. Il tutto nelle mani dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po). Uno specifico servizio di piena ha il compito di prevedere e monitorare i fenomeni di piena e gestirne le eventuali emergenze.
La qualità delle acque dei fiumi e dei laghi in Italia non è delle migliori perché c’è l’uomo che, nelle varie forme e fasi di sfruttamento (inquinamento chimico, sfruttamento eccessivo anche dalle attività
agricole, e dalla mala depurazione) spesso, viola le norme che ne indicano il rispetto ed anche i controlli – tempestivi e non tempestivi che siano – per varie ragioni, non sempre riescono a far attivare il completo processo di risanamento.
Anche in tale ambito una direttiva europea indica i parametri e i criteri per classificare i corpi idrici in classi e secondo la Direttiva Quadro sulle Acque, si chiede che il raggiungimento o mantenimento del buon stato ecologico lo si ottenga entro il 2027, in precedenza entro il 2015.
Purtroppo le acque, anche quelle sotterranee sono contaminate da attività industriali o da pessima gestione dello smaltimento dei rifiuti in generale, nonché da eccessivo uso di pesticidi e di fertilizzanti chimici, specie per le coltivazioni intensive.
Ne va di mezzo la vita e la salute degli abitanti di tutti i regni.