venerdì, 19 Aprile, 2024
Manica Larga

Astensione fa rima con delusione

Anche se i diretti interessati negano, con ogni probabilità queste saranno le elezioni che faranno registrare uno dei più alti tassi di astensionismo. L’attenzione dunque, o meglio la pressione, è indirizzata a cercare di convogliare quanti più elettori possibili nelle cabine elettorali. Non a caso nei dibattiti da talk show è tutto un dire che non tra chi ha deciso, ma è tra gli indecisi che si gioca la partita.

Non di sola comunicazione

Purtroppo, niente di più fallace. La ricerca ci viene in soccorso. Prendiamo, per esempio, gli studi in materia di brand di David Aaker, professore emerito di marketing alla Haas School of Business dell’Università della California, Berkeley, e massima autorità mondiale in merito.

La sensazione diffusa (ovvero, la quasi certezza) è quella di essere in presenza di un sentimento di totale disaffezione verso la politica. La disaffezione non è un problema di visibilità, di awareness come direbbe Aaker, e quindi di comunicazione, quanto piuttosto un problema di fedeltà, di loyalty, e quindi di esperienza.

In altri termini, e senza entrare nei tecnicismi, quella quota massiccia di astensionismo non è tanto determinata dal fatto che l’elettore non ti conosce e quindi tu devi comunicare quanto più possibile per renderti visibile così da essere scelto.

Al contrario, siccome l’elettore ha imparato a conoscerti (e anche bene) ed è rimasto deluso dall’esperienza, mettendoci anche che le ha provate tutte non arrendendosi davanti alle precedenti delusioni, adesso gli resta il non voto come ultima spiaggia per farsi sentire.

In sintesi, non di apatia elettorale è morta la politica, ma di infedeltà perché se prometti poi devi mantenere. Gestire le complicazioni tra promessa e realtà è un problema di chi ha promesso, non di chi ha comprato la promessa. È infatti qui che salta il rapporto di fiducia.

Una via d’uscita

Perciò cosa fare adesso? Forse Aaker insisterebbe su quanto importante sarebbe favorire un’esperienza positiva che riporti l’elettore a sentirsi parte di qualcosa, a identificarsi. Quello che gli esperti chiamano belongingness.

Inglesismi a parte, il senso di tutto ciò è che più che l’ennesimo ritorno alle urne per decidere su chi comanda, servirebbe invece ricominciare a spendere tempo, lento, lentissimo, sul territorio, un elettore alla volta, un sogno alla volta, un progetto alla volta, una soluzione alla volta.

Che poi è quello che fa chi crea ricchezza con le proprie risorse, come gli imprenditori per esempio: una soluzione alla volta, un cliente alla volta, una vendita alla volta, un premio fedeltà alla volta, con l’obiettivo di creare una comunità di affezionati nel lungo periodo. E questo per ovvi motivi.

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