venerdì, 19 Aprile, 2024
Ambiente

Polsi Ambiente 2023: riconvertire le architetture criminali alla cultura e alla bellezza

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa interessante e coraggiosa proposta

Il successo, nell’alto livello del dibattito, riscosso da Polsi Ambiente 2022, evento voluto e organizzato dal quotidiano La Discussione, ci spinge a formulare una proposta specifica per il tema del prossimo evento 2023.

L’idea è di destinare la prima giornata di lavoro alla individuazione degli strumenti di legge ed economici esistenti perché i territori inquinati da architetture e paesaggi criminali ed illegali possano essere restituiti alla cultura ed alla naturale bellezza; anche, ove necessario, con formulazione di nuove normative di legge.
Lo sviluppo garibaldino e speculativo della edilizia sulle coste ha forse irrimediabilmente compromesso certi luoghi d’incanto e bellezza marina tanto che ormai gli abusi non vengono in genere più tollerati e consentiti.

Nei borghi della vicina montagna il fenomeno è attenuato e ridotto a poche espressioni di speculazione illegale e criminale. Proprio per questo, e per castigare gli abusi passati per evitarne altri futuri, è possibile eliminare questi pugni nell’occhio e restituire bellezza al nostro Aspromonte. Facciamo un esempio concreto di un progetto già in corso di esecuzione perché finanziato con 2,2 milioni di Euro dal Ministero per il mezzogiorno e per la coesione territoriale.

Ci riferiamo al caso di Platì, ma la progettazione “CIS-svelare bellezza” ha coinvolto tutte e tre i comuni “sud del sud” (Africo, Platì e San Luca) inquinati ma anche infangati dalle ‘ndrine.

Negli ultimi vent’anni a partire dal novembre 2003 le Forze dell’Ordine hanno scoperto nel sottosuolo di Platì bunker-rifugi e preesistenti vie di collegamento sotterranee che sono servite alla criminalità mafiosa per nascondere latitanti, detenere ostaggi, creare depositi e itinerari furtivi utilizzati per summit e incontri criminali.

La RAI, varie TV private, YouTube ed i social in genere, li hanno riccamente documentate, spesso in maniera malevola con intenti di criminalizzazione generalizzata della popolazione platiese.

Si tratta di quasi catacombe che l’archeologo visita e collega; quasi grotte che nella profondità della terra ha creato l’acqua ed il movimento tellurico; quasi sotterranei che l’attività umana dispone sotto le abitazioni per i più vari usi. Ed invece i sotterranei/ipogei/cunicoli di Platì hanno un’altra storia un po’ urbana ed un po’ criminale. Essi nascono dalla copertura di una marrana cosiddetta Vallone Basso, che è stata coperta ed è diventata strada, con sottostante tunnel ridotto a scolo delle acque. Un po’ una primitiva cloaca, un po’ una delle tante coperture dei rivi urbani. Proprio per questa storia tormentata e sicuramente non pianificata alla primitiva cloaca si sono attaccate ed aggiunte varie diramazioni propriamente fognarie oppure della più varia natura (regimentazione di acque meteoriche, scoli di fontanelle, ponti di raccordo tra abitazioni e vicoli). Si sono aggiunte, infine, con intenti criminali, gallerie spesso costituite da numerosi anelli prefabbricati in cemento che conducevano ai predetti bunker e rifugi o depositi e a disposizione delle cosche.

Questa narrativa video e giornalistica ha contribuito ad infangare l’intera comunità di Platì diventando emblema di una società criminale, segreta, nascosta ed ostile che usa le abitazioni civili e le strade del borgo come copertura, quasi che i sotterranei costituiscano la vera Platì ed il borgo una maschera ed un pretesto.

Bonificare, riqualificare e ridestinare questi cunicoli sotterranei è perciò opera di risanamento morale prima ancora che urbano. Il lavoro intanto è indispensabile  per assoluta necessità igienica: mettere a regime in queste tubature le acque di fogna separandole dalle acque meteoriche. I vari tunnel vanno consolidati e bonificati dalle infiltrazioni con adeguata impermeabilizzazione. Quelli più angusti vanno allargati e scavati per renderli idonei al transito delle persone con allestimento di pannellature per mostre ed eventi. I locali vanno illuminati e dotati degli essenziali servizi igienici. La rete dei cunicoli deve diventare agibile come una galleria d’arte (è questa l’espressione che ha argutamente ed acutamente ha usato uno dei Magnifici Rettori delle Università che abbiamo interessato al nostro progetto culturale).

Nel buio può nascere una nuova luce. Altrove, nella nostra penisola, cunicoli e grotte sotterranee sono stati restaurati e restituiti alla comunità come spazi espositivi o per attività produttive.

Nel progetto di Platì c’è un rovesciamento totale, perché si oppone alla logica mafiosa dell’oscuro e del nascosto un’idea di crescita sociale collettiva che mette al suo centro bellezza e cultura.

Bonificare, riqualificare, ridestinare: ma non è solo questo: non è solo ambientalismo. Il progetto è rivoluzionario perché vuole trasformare il male e l’illecito in occasione di bene. Vuole non solo riparare ma anche purificare, in un’azione paziente di conversione attraverso il bello e il buono. I cunicoli sotterranei del potere crudele e occulto della ‘ndrangheta si convertono in cloaca quando si procede per pubblica igiene e diventano galleria d’arte quando si vuole che la scuola e la cultura producano nei giovani e negli adulti una educazione al godimento del bene comune, cioè un cambiamento dello spirito e del pensiero.

La galleria d’arte diventa occasione di cambiamento di mentalità e strumento di recupero valoriale per la cultura della vita comune, della solidarietà civile e sociale, della legalità fatta di comuni diritti e doveri in una società di uguali nelle leggi del microcosmo paesano e nelle leggi dello Stato.

Platì insegna che la cultura può incidere anche sui fenomeni deteriori. Forti di tale esperienza avanziamo la nostra proposta per Polsi Ambiente 2023.

Don Ennio Stamile, Rettore della UniRiMi
Arturo Rocca, Presidente Osservatorio ambientale Diritto per la Vita
Piero Schirripa, Associazione Terre di Aspromonte

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