venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

Wwf, Stati Ue in ritardo su attuazione politica comune pesca

Gli stati membri hanno avuto 5 anni per attuare misure nell’ambito dell’ultima versione della politica comune della pesca (PCP), ma sono ancora in ritardo e rischiano di mancare importanti scadenze del 2020 per la conservazione della biodiversità e la gestione sostenibile della pesca. Questo è il risultato di un nuovo rapporto del WWF lanciato in occasione del Fish Forum: il rapporto illustra l’implementazione da parte dei decisori chiave di UE e Stati membri degli articoli chiave della PCP. Complessivamente, i lavori degli Stati membri per attuare la PCP sono profondamente insoddisfacenti e le strategie nazionali per il mare hanno finora mancato l’obiettivo sulle disposizioni in materia di pesca sostenibile, ecosistemi marini sani e resilienti e conservazione della biodiversità.

Il rapporto del WWF comprende dati individuali per ciascuno stato membro dell’UE. Solo una delle 46 azioni della politica comunitaria valutate dal WWF è stata realizzata da tutti gli stati membri, ovvero l’istituzione di un sistema amministrativo per la registrazione dei pescherecci.

La metà delle azioni (24) è stata compiuta solo parzialmente, mentre le altre non sono state ancora affrontate. Il WWF ha anche valutato le azioni della Commissione europea – e i risultati sono più incoraggianti – poiché risulta aver realizzato quasi la metà delle azioni di attuazione per la PCP, guadagnando il 47% del punteggio massimo possibile. Samantha Burgess, dell’Ufficio per le politiche europee del WWF, ha dichiarato: “Gli Stati membri dell’UE hanno avuto molto tempo per attuare le norme della nuova PCP , ma hanno dimostrato un’inaccettabile mancanza di volontà politica verso la gestione sostenibile della pesca. La pesca europea sta affrontando sfide senza precedenti, con livelli elevati di sovrasfruttamento, distruzione degli habitat marini, impatti del cambiamento climatico, con attività illegali e cattiva gestione del settore della pesca. Questa tendenza distruttiva deve essere urgentemente invertita, specialmente nelle comunità costiere in cui la pesca contribuisce al sostentamento e alla sicurezza alimentare”.

Il WWF punta l’attenzione anche sulla prossima scadenza dettata dalla politica comunitaria: dal 1° gennaio 2019 entrerà in vigore l’obbligo di sbarco da parte di tutti gli Stati membri dell’UE, in base al quale i pescherecci sono tenuti a conservare e sbarcare tutte le catture di pesce, comprese quelle di pesci sottotaglia o fuori quota, per abolire la pratica del rigetto in mare delle catture indesiderate. Oltre 7 milioni di tonnellate di pesce vengono rigettate in mare ogni anno a livello globale (fonte FAO). Le analisi del WWF hanno rilevato che le esenzioni concesse dalla CE, che consentono agli operatori di scartare fino al 7% delle loro catture, sono aumentate del 300% tra il 2017 e la fine del 2018.

L’introduzione graduale dell’obbligo di sbarco verso la scadenza di gennaio non ha ridotto gli scarti, né ha apportato le necessarie modifiche per rendere le pratiche di pesca più sostenibili. Il WWF esorta quindi gli Stati membri a investire i fondi della pesca dell’UE nell’adozione di soluzioni tecniche che possano aumentare la selettività degli attrezzi di pesca e ridurre le catture indesiderate. L’unica soluzione praticabile sia migliorare la selettività degli attrezzi e pescare nelle zone che generano catture indesiderate basse. Il WWF chiede ai responsabili politici di sostenere i pescatori attraverso questa importante transizione e rendere la selettività la priorità per la pesca europea.

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