venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

Le banche si preparano alla “rivoluzione verde”

Il mondo bancario si prepara alla “rivoluzione verde” prevedendo, nei piani industriali, la riduzione dell’emissione di CO2 e l’utilizzo di energie rinnovabili. L’8 febbraio 2022, con l’approvazione della legge costituzionale n.1 del 2022, la Camera dei deputati prevede che all’art.9 della Costituzione della Repubblica Italiana venga inserita la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni e la tutela degli animali. L’inserimento dei termini salute e ambiente, all’art.41, evidenzia l’importanza della tutela di questi due aspetti anche per le imprese che esercitano l’attività economica.

Dalla rendicontazione presente nelle dichiarazioni consolidate non finanziarie degli otto istituti di credito esaminati, si evince una tendenza alla riduzione delle immissioni di CO2, sia dirette, cioè causate dalle aziende per il consumo di combustibile per riscaldamento o le auto aziendali, sia indirette, per l’energia acquistata da fornitori esterni. L’utilizzo di energia rinnovabile è ormai prossimo al 100% per la maggior parte degli istituti di credito analizzati. “Le novità normative introdotte e la centralità crescente che il tema dell’ambiente sta assumendo devono trovare analoga importanza nelle politiche sindacali e nelle relazioni industriali, assumendo un ruolo pari ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e alle rivendicazioni salariali”, così il segretario generale Uilca Fulvio Furlan.   “Per questo nel settore bancario, esattoriale e assicurativo riteniamo fondamentale il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali per definire la strategia delle imprese verso un modello che tuteli l’ambiente e i suoi abitanti e responsabilizzi tutti all’adozione di comportamenti che consentano di raggiungere i target previsti dalle imprese e dalla legge.

Temi come il benessere lavorativo e la salute sono imprescindibili e la loro tutela passa anche da un approccio evoluto sulle materie ambientali”. L’obiettivo definito a Glasgow dalla Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, di contenere l’innalzamento della temperatura di non oltre 1,5 gradi, e gli impegni dell’Europa di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai valori del 1990, e arrivare a impatto zero entro il 2050, sono molto ambiziosi e obbligano Stati, cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni a cooperare.   Per Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca Orietta Guerra, “Oggi bisogna superare la vecchia logica per la quale l’organizzazione del lavoro è prerogativa esclusivamente aziendale: se l’ambiente “muore”, a causa del riscaldamento globale, a rischio non sono solo gli utili delle imprese o i posti di lavoro, ma l’intera società. Come rendere meno energivoro e più sostenibile il complesso urbano in cui un’azienda è locata e in cui le persone lavorano diventano allora nuove responsabilità delle Organizzazioni Sindacali. Immaginare, ad esempio, accanto alle filiali bancarie la presenza di una colonnina di ricarica per le auto elettriche è un modo tangibile per il settore bancario e assicurativo di diffondere la cultura delle emissioni zero nei trasporti”.

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