giovedì, 25 Aprile, 2024
Cultura

Giornata contro la Trans-fobia. Un corto per comprendere

“Trentacinque – numero provvisorio” è il nome del cortometraggio del regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez dedicato al fenomeno della trans-omo-fobia. “Trentacinque”, infatti, sta ad indicare il numero delle trans uccise in Italia negli ultimi dieci anni, “provvisorio” perché purtroppo è destinato ad aumentare. Tant’è che all’inizio del progetto il titolo era Trentaquattro, ma un altro omicidio durante le riprese ha costretto i registi a cambiare numero e ad aggiungere il sottotitolo “numero provvisorio”.

La trama ha due soli protagonisti, un uomo di quarant’anni, introverso, che abita con l’anziana madre e la sua è una vita apparentemente stabile, ma in realtà piena di frustrazioni ed insoddisfazioni. Amanda è una trans sudamericana, vive da sola in una casa nella periferia romana, dove si prostituisce ogni notte. Una mattina, mentre corre per allenarsi, il protagonista maschile incrocia con lo sguardo Amanda che sta finendo il suo lavoro sul marciapiede; l’uomo rimane fortemente affascinato da quella creatura. L’uomo non potrà fare a meno di provare una emozione che tanto lo incuriosisce, così una notte, decide di andare alla ricerca di Amanda, su quel marciapiede della tentazione. I due mondi così apparentemente diversi si fonderanno in un momento di passione e trasgressione che culminerà con un’esplosione di violenza e odio.

Un corto dove manca totalmente il dialogo e la comunicazione verbale, ma così potente nei contenuti che non se ne sente la mancanza. Juan Diego, perché questa scelta registica?
“Abbiamo volutamente usare un linguaggio silenzioso dove la parola è taciuta, mancata. Le espressioni e i gesti marcati, dovevano raccontare con efficacia gli stati emotivi dei personaggi. Anche i luoghi e le ambientazioni scelte fanno da protagonisti nel racconto e aiutano a capire meglio altre sfumature dei personaggi. Ad esempio, nella scena dove la madre anziana è con il figlio in cucina, si percepisce una grande tensione tra i due, anche una sola parola sarebbe stata di troppo. A volte i dialoghi non bastano o non servono, come in questo caso. Quello che abbiamo raccontato era già scritto nel volto dei protagonisti, basta solo saperlo leggere”.

Come mai ha scelto di trattare un argomento così forte? Ha mai temuto che potesse non essere capito o addirittura non accettato?
“Con Alessio Di Cosimo, quando abbiamo pensato e scritto questo cortometraggio, non ci siamo mai chiesti se poteva essere accettato, pensavamo solo a creare spunti di riflessioni per lo spettatore. Quello che raccontiamo è uno dei tanti terribili episodi che accadono spesso nella nostra societ, e di cui a volte, per paura o pregiudizio, non vogliamo sapere. Nelle diverse occasioni in cui abbiamo presentato il cortometraggio, attraverso i dibattiti, è stato interessante notare come ogni spettatore si approcciasse in modo diverso, esprimendo riflessioni differenti, a seconda del proprio vissuto o la propria visione del mondo. Per me è fondamentale che “Trentacinque” provochi una qualsiasi emozione, che sia essa sgradevole o gradevole, l’importante è poter affrontare tematiche che quasi sempre sono taciute”.

Buttiamo un occhio verso il futuro. Anche il suo prossimo progetto avrà una valenza sociale?
“Sto lavorando a diversi progetti che riguardano il mio Paese, la Colombia. Uno di questi non è un corto ma un gemellaggio culturale tra Palermo e Medellin, che ho intitolato “Eterna Primavera Film Festival”. Palermo non è solo mafia e Medellin non è solo narcotraffico, sono due città “trafficanti di emozioni.

Trentacinque si può vedere sulla piattaforma di Rai Cinema: https://www.rai.it/raicinema/video/2021/12/Trentacinque—numero-provvisorio-bf58cddf-100d-43ed-bdce-43081a42495b.html?fbclid=IwAR1rZollprHJQj_HIGt3Kz062–tjQtNowe_wurXmfZTKU0pnvRvKlty7Zg

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