venerdì, 26 Aprile, 2024
Lavoro

Parte la riforma della scuola. Sindacati all’attacco

La riforma della scuola incrocia la diffidenza dei partiti ma in serata il Consiglio dei ministri da il via libera e supera gli ultimi ostacoli. I nuovi aggiornamenti formativi, i percorsi per la docenza e le remunerazioni, hanno visto ieri lo sfilacciarsi e il ricomporsi delle posizioni tra le forze politiche. La prima avvisaglia è arrivata in mattinata con l’incontro promosso dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ha registrato parecchie defezioni tra i parlamentari convocati. A sottolineare le difficoltà di una riforma a cui il Governo ha voluto imprimere una accelerazione è il senatore Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega e rappresentante della Commissione del Senato, che ha spiegato il perché molti parlamentari non sono andati all’appuntamento con il ministro Bianchi. “Ci siamo incontrati tra esponenti di maggioranza della commissione Cultura del Senato e abbiamo valutato che non è possibile muoversi in questo modo. Sono passati mesi senza alcun coinvolgimento”, commenta Pittoni, “Ora si presenta una proposta molto poco condivisa e a poche ore dal Consiglio dei Ministri veniamo convocati”. I tecnici del Ministero hanno comunque messo a punto la bozza di riforma del reclutamento e della formazione dei docenti per il via libera del Consiglio dei ministri che è arrivato senza ulteriori intoppi. Le nuove norme del “pacchetto” scuola saranno inserite nel Piano nazionale di Ripresa. All’ordine del giorno del Cdm oltre la scuola i ministri si sono occupati disponendo poi il rinvio, del decreto sull’Election day, “per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative del 12 giugno e dei referendum, nonché per l’applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza Covid, ai fini della raccolta del voto”. Il decreto è slittato ad una prossima riunione del Cdm per l’assenza alla riunione del ministro Lamorgese.

L’ok alla riforma della scuola

Tra le novità gli scatti di carriera e di stipendio accelerati per i docenti che seguono corsi di aggiornano. Mentre chi vuole accedere all’insegnamento avrà di fronte tre nuovi percorsi di inclusione e abilitazione. I percorsi formativi per i neo docenti saranno coordinati dalla scuola di Alta formazione dell’Istruzione, una novità prevista dal Piano nazionale di Ripresa.
Malgrado il disappunto di alcuni parlamentari il via libera è arrivato con un incontro tra i delegati dei partiti di maggioranza e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, e nel pomeriggio con la decisione del Consiglio dei ministri presieduto da remoto dal premier Mario Draghi, nella residenza di Città della Pieve a causa della positività al Covid.

Gli insegnanti del futuro

L’accesso alla abilitazione della docenza avrà tre percorsi diversi. Il primo è rivolto a chi pensa di avere una vocazione all’insegnamento ma dovrà fare una scelta già durante gli studi universitari. Accanto alla laurea l’aspirante docente dovrà conseguire 60 Cfu (Crediti formativi universitari) – i Cfu sono uno strumento per misurare la quantità di lavoro di apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto allo studente per acquisire conoscenze e abilità nelle attività formative previste dai corsi di studio – serviranno crediti in discipline antro-psico-pedagogiche e sottoporsi a un esame finale. Ma non è finita per arrivare alla abilitazione e alla cattedra, il neo insegnate dovrà superare un concorso finale. In seguito dovrà superare un anno di prova, per avere il sospirato ruolo.

Il secondo percorso

Chi tra gli aspiranti docenti non arriva ai 60 Cfu, dovrà almeno acquisire 30 crediti per entrare in un regime transitorio fino al 31 dicembre 2024, ed avrà la possibilità di partecipare a una selezione e in caso di superamento acquisire gli altri 30 Cfu nel corso del primo anno di insegnamento, che sarà a tempo determinato e part time.
Il terzo percorso, infine è riservato ai precari “storici”, quelli cioè con almeno 36 mesi di servizio alle spalle negli ultimi cinque, che potranno accedere direttamente al concorso. Infine per infanzia ed elementari continuerà a bastare laurearsi in scienze della formazione primaria.

La formazione incentivata

Il nodo, contestato dai sindacati e alcuni parlamentari, è quello legato agli incentivi economici tramite la formazione. Attualmente la remunerazione degli scatti, invece, è legata alla anzianità di servizio. Il nuovo schema formativo della durata quinquennale sarà coordinato dalla nuova scuola di Alta formazione dell’Istruzione. Più si superano le verifiche e maggiore sarà la maturazione degli scatti stipendiali. Per il Ministero questo percorso darà maggiori opportunità ai docenti di maturare prima gli scatti e arrivare al massimo dello stipendio.

Il passaggio in Ue

Il Ministro Patrizio Bianchi dovrà presentare alla Commissione Europea la riforma approvata perché direttamente connessa al Piano nazionale di Ripresa Dunque, i contenuti potrebbero anche essere modificati.
La riforma, così come previsto nel Piano dovrà arrivare al traguardo entro giugno. I concorsi, in base a quanto si legge nel documento, saranno su base annuale. L’obiettivo è arrivare entro il 2024 a 70mila immissioni in ruolo.

I sindacati all’attacco

Gli aggiornamenti formativi da cui poi dipendono le remunerazioni, sono stati contestati pesantemente dai sindacati. “Si compie con questo provvedimento l’ultimo attacco ai docenti e alla scuola democratica”, attacca Pino Turi, segretario generale della Uil-Scuola, “che si trasforma in scuola burocratica, che peraltro disconosce l’azione sindacale”.
“Si approfitta dello stato di emergenza”, prosegue l’esponente della Uil Scuola, “per trasformare una istituzione che nell’animo dei cittadini rappresenta un elemento di fiducia altissimo: nelle ricerche Demo è saldamente al terzo o quarto posto dopo le forze dell’ordine, il Papa e il Presidente della Repubblica, mentre le forze politiche sono negli ultimi posti.
Un vulnus democratico inaccettabile, palesemente incostituzionale: se passasse questo provvedimento, sarebbe di fatto decretata la soppressione del principio costituzionalmente garantito della libertà di insegnamento”.

I commenti politici

La riforma viene commentata con sfumature diverse dai partiti di maggioranza. “Bene che si ricompatti il percorso di formazione iniziale dei docenti”, osserva Valentina Aprea di Forza Italia, “e che arrivi, anche in Italia, uno sviluppo professionale e di carriera”. “Certo, ora occorre che la formazione sia davvero di qualità”, auspica Gabriele Toccafondi di Italia Viva, “e gli aumenti retributivi arrivino a chi li merita realmente”.

Fonte foto: governo.it

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