Il fronte del gas in Italia è tutt’altro che tranquillo. Le ipotesi di un blocco dell’import dalla Russia diventano incalzanti per imprese e famiglie, sarà come trovarsi in un mare in tempesta. Uno stop improvviso metterebbe l’Italia in una situazione difficile. Le ripercussioni sono ancora da verificare. Gli scenari vanno da una situazione tutto sommato difficile ma non allarmante, ad una shock energetico capace di metterci in ginocchio .
Il premier Mario Draghi si è consultato con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per decidere un approccio unitario. Il presidente francese Macron e la Germania chiedono a Mosca il rispetto dei contratti e “si preparano a reagire all’eventuale shock energetico”. L’Unione Europea dice no al “ricatto” del Cremlino.
Su un possibile blocco dell’importazione dalla Russia gli analisti si dividono. La Fondazione Eni Enrico Mattei, sottolinea come sia “un’eventualità da scongiurare con forza”, perché scatterebbe un razionamento del gas. I numeri dicono che l’Italia consuma mediamente più di 70 miliardi di metri cubi di gas, di cui circa il 40% viene comprato dalla Russia. Nel 2021 da Mosca l’Italia ha ricevuto 28,8 miliardi di metri cubi. Lo scenario della Fondazione Mattei entra nel merito anche di un incremento di import. Pur aumentando l’approviggionamento di gas da Paesi come Algeria e Libia e di ricevere quanto più possibile gas naturale liquefatto, l’Italia potrebbe disporre nei prossimi tredici mesi di 58,4 miliardi di metri cubi di gas. In percentuale quasi il 75% della domanda del 2021. Ma non basterà per evitare razionamenti e black out elettrici. In più il prezzo dell’energia subirebbe aumenti. Per sopperire al gas si è parlato di portare a massimo regime le centrali a carbone e la riapertura di due siti. Ma l’eventualità è contestata, (l’uso del carbone causerebbe un aumento delle emissioni di oltre 30 milioni di tonnellate), mentre si ipotizza – come pure progetta il Governo – di puntare il più possibile sulle energie rinnovabili. Ma in questa ultima ipotesi servirà tempo, che in caso di emergenza non ci sarà. Inoltre secondo la Fondazione Mattei, all’Italia mancherebbero 18 miliardi di metri cubi di gas. Accordi si stanno delineando con Algeria e Libia ma l’Italia sarebbe comunque esposta a ripensamenti e costi alti. Secondo le stime più rosee alla fine di ogni ipotesi favorevole mancherebbero dagli 8 ai 10 miliardi di metri cubi di gas
Le ipotesi che si verrebbero a creare con il blocco del flusso di gas russo sono illustrate dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “Nel breve termine, grazie all’atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile pari a circa 40 milion di mc al giorno già a fine marzo”, spiega Cingolani, “Pertanto, anche una completa interruzione dei flussi dalla Russia da oggi non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. Eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente i volumi in stoccaggio o con altra capacità di import”. Nel medio termine, sarà necessario comunque riempire gli stoccaggi al 90% in tempo per il prossimo inverno, con 12 miliardi di metri cubi.“L’esito delle prime aste hanno registrato una bassa partecipazione”, rivela Cingolani. Per questo il ministro chiede una regolazione ad hoc, “che solleciti la risposta da parte degli operatori”.
PREPARARSI AL PEGGIO
Più che di “complicazioni”, per alcuni esperti la situazione per l’Italia rischia di diventare “disastrosa”, addirittura, difficile anche da immaginare. “Se si fermano le esportazioni di gas del nostro principale fornitore”, osserva Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, “è una situazione peggiore di quella del 1973. Importiamo quasi 30 miliardi di metri cubi dalla Russia ogni anno, sostituirli è impossibile”. Così arriverà il razionamento. “Nello scenario peggiore dovremmo abbassare le temperature nei condomini e interrompere le forniture di gas ed elettricità a quelle industrie che si rendono disponibili, in cambio di un compenso. Poi usare più carbone dove possibile. Nelle case dovremo consumare anche legna e pellet. Ma il tutto non servirà ad evitarci tagli più pesanti”.